Cesare Maestri che, con alcune imprese solitarie, stupiranno il mondo alpinistico imponendosi di prepotenza come uno dei migliori alpinisti estremi europei. Capace di salire e scendere dal Sesto Grado. Può essere definito “l’uomo del Cerro Torre”.
Il nome di Cesare Maestri resta per molti legato alla conquista del Cerro Torre, in Patagonia. Ma è sulle pareti delle Dolomiti di Brenta che il celebre “ragno delle Dolomiti” ha scritto pagine gloriose, quasi sempre in solitaria.
I sentieri del gruppo, che salgono da Madonna di Campiglio, Andalo, Molveno, Pinzolo, sono molto frequentati così come le sue guglie: dal celebre Campanile Basso alla grandiosa Cima d’Ambiez, al possente Crozzon, paradisi dell’alpinismo.
E’ stato battezzato il “Ragno delle Dolomiti” per le sue eccezionali doti di scalatore.
Le sue imprese sono talmente numerose, da rendere impossibile elencarle senza incorrere in gravi omissioni.
Il gruppo del Brenta fu ad ogni modo il suo terreno di gioco preferito.
Nel 1950, a 21 anni, si rivela scalando da solo la via Preuss al Campanil Basso.
Di risonanza mondiale è stata la prima solitaria della via Soldà alla Marmolada.
Ha fatto anche del 6° in discesa senza usare alcun mezzo artificiale, sul Crozzon di Brenta e sul Sass Maor. Scalatore e Guida di Trento, soprannominato “il ragno delle Dolomiti” si cimentò sul Cervino il 26 marzo 1956, compiendo un’ascensione sulla Cresta del Leone.
Cesare Maestri ha arrampicato su vie nuove, su pareti invernali, in discesa, di notte, in solitaria: comunque sempre al limite delle possibilità umane.
E’ nato a Trento nel 1929.
Le cronache alpinistiche degli ultimi venti anni si sono spesso occupate di lui, intrecciando la descrizione delle sue imprese con vivaci polemiche che di tanto in tanto mettevano in evidenza il tumultuoso temperamento dello scalatore trentino: sulla liceità delle arrampicate artificiali, sull’utilizzo dei chiodi ad espansione. In queste polemiche Maestri trova sempre il modo di mettere in evidenza la sua brillante “verve” di figlio d’arte ( la sua è una famiglia di teatranti) oltre che il suo autorevole parere di esperto. E che esperto!.
L’attività extraeuropea di Cesare Maestri va quasi esclusivamente riferita ad una montagna: il Cerro Torre. Con questa cima delle Ande patagoniche, da alcuni definita la montagna più difficile del mondo, Maestri ha aperto un conto fin dal lontano 1959.
In quell’anno Maestri e Toni Egger alpinista di origine tirolese particolarmente dotato nell’arrampicata libera ma che sapeva esprimersi ad alto livello anche sul ghiaccio, decidono di partire alla conquista della cima. Dopo una impegnativa salita la cordata raggiunge la vetta sferzata dai venti antartici. Purtroppo durante la discesa Toni Egger viene travolto da una valanga e scompare nell’abisso e, con lui, si perde la documentazione fotografica dell’impresa.
Qualcuno incomincia a sollevare dei dubbi sulla veracità della conquista: Cesare Maestri, duramente provato dalla scomparsa dell’amico, è amareggiato ma non si arrende.
Ancora nel luglio 1970 (inverno patagonico) è di scena Cesare Maestri con una spedizione trentina diretta alla vergine Torre Egger. Sul posto vengono mutati i programmi e Maestri attacca nuovamente il Cerro Torre lungo lo spigolo Sudest, già tentato dagli inglesi, alzandosi di poco oltre il limite raggiunto da essi.
Cinque mesi più tardi Cesare Maestri ritorna ancora al Torre con una spedizione trentina, armato di un compressore meccanico alimentato da un motore a scoppio del peso di 60 chili!. Maestri, praticando in tal modo innumerevoli fori nella liscia roccia granitica, riesce a raggiungere la vetta del Cerro Torre e a percorrere la via dello spigolo Sudest con Ezio Alimonta e Carlo Claus.
Come è facile immaginare, la salita suscitò una comune eco di disapprovazione e critiche a non finire sui metodi impegnati.
Nessuno voleva negare il valore di Maestri e dei suoi compagni e neanche gli sforzi bestiali e la fatica necessaria per innalzare il compressore lungo la parete. Ma era sul metodo stesso che le critiche venivano mosse. Comunque, come sempre, la questione di per sé è del tutto inutile: la scalata di Maestri resta soltanto la scalata di Maestri.
Chi vorrà percorrere la stessa via con altri mezzi, ha strada aperta e potrà anche distruggere i chiodi ad espansione se questi si rivelassero inutili o superflui, come più volte sono apparsi agli alpinisti di una spedizione anglo-svizzera che ne ha tentato la ripetizione.
Nel 1970, a capo di una spedizione trentina, ritorna al Cerro Torre e raggiunge nuovamente la vetta.
Ancora oggi, se gli si parla di questa montagna, il suo sguardo si illumina pur mostrando chiaramente un velo di malinconia.
A quella lontana impresa si è ispirato il regista tedesco Werner Herzog nel film “Il grido di pietra” che rivela un’attenta, anche se non dichiarata, lettura del libro “Duemila metri della nostra vita” scritto a quattro mani da Maestri e da sua moglie Fernanda.
“Il Cerro Torre. La montagna maledetta la chiamano gli argentini, l’urlo pietrificato: una cosa stupenda. Ti affascina e ti atterrisce. Duemila metri di parete di ghiaccio, duemila metri di morte, una trappola pronta a scattare in ogni istante”. Così si legge nella prefazione del libro.
Cesare Maestri è tornato dall’esperienza patagonica con una forza interiore straordinaria, consapevole di avere offerto una prova di forza incontrovertibile, ma anche di avere messo a repentaglio la sua vita in questa sfida estrema.
Nel 1978 ha detto basta alle scalate. “Il bravo alpinista” osserva, “è quello che riesce a morire nel proprio letto”.
Adesso compie saltuarie passeggiate, e quando può porta a passeggio la nipotina. “perché è fin dalla più tenera età, fin dall’asilo”, sostiene, “che si deve insegnare il rispetto per la montagna”. Quel rispetto che sembra proprio venuto meno anche perché, lo riconosce lui stesso, una volta la montagna era più mitizzata e quindi spaventava di più.
“Oggi con gli impianti a fune, ma anche per il diffondersi di quella che viene definita l’arrampicata sportiva, i mass media che sponsorizzano materiali e uomini hanno un po’ demitizzato la montagna. E quindi ci vanno tutti. Ripeto: amare la montagna vuol dire temerla”, spiega.
Ha al suo attivo varie pubblicazioni: oltre al libro citato, “A scuola di roccia con Cesare Maestri” e “Arrampicare è il mio mestiere” sono due letture d’obbligo per chi si avvicina all’alpinismo
Da: La Storia dell’Alpinismo
di: Gian Piero Motti.
Volume 2
pag. 487/493.
Cesare Maestri alla fine della guerra è un giovane un po’ sbandato ed insoddisfatto, che si arrangia come può e passa da un lavoro all’altro tanto per campare. Ma ha una vita dura. Va a Roma per fare l’attore (ed infatti tutto il suo agire rivelerà poi sempre una tipica teatralità), ma deve arrangiarsi per campare a fare il muratore ed il pugile. Decide allora sui due piedi di ritornare a Trento e di diventare una guida alpina. Infatti comincia ad arrampicare e con una progressione velocissima ben presto si afferma come scalatore di grande talento. Parlare di Cesare Maestri non è difficile: a differenza di altri che hanno una personalità complessa e celata sotto schemi assai resistenti, Maestri è talmente chiaro nei suoi difetti, nelle qualità e nelle contraddizioni, da essere un libro aperto. Maestri è ambizioso, narcisista, polemico, geloso, invidioso, suscettibile, intollerante con chi è più forte di lui, permaloso.
Ma allo stesso tempo è generoso come pochi, limpido come un bambino, forse ingenuo, sensibile al punto di essere ferito da uno spillo, illuso di certi valori in cui lui crede e che forse non esistono. Maestri comincia ad arrampicare e vuole giungere ad essere il più forte, e ci tiene a dimostrarlo. Ben presto realizza una spettacolosa serie di scalate solitarie, compiute sulle più ardue vie delle Dolomiti, realizzate sovente senza assicurazione alcuna, degne del maestro Preuss. Dunque Cesare Maestri come scalatore libero ha le carte perfettamente in regola. Anzi, senza tema di smentita si può dire che è stato uno dei più forti arrampicatori del dopo guerra. Certo Maestri ama inserirsi nel “personaggio” e dà tutto un colore drammatico alle sue gesta, tanto che per il grande pubblico egli divenne “il ragno delle Dolomiti”.
Eppure se vi è un personaggio simpatico, questo è proprio Cesare Maestri. Le sue arrabbiature, le polemiche feroci, gli atteggiamenti dittatoriali, le reazioni infantili, ce lo rendono troppo umano per definirlo antipatico. Purtroppo Maestri presta sempre il fianco alle provocazioni e giunge a fare, senza rendersene conto, il gioco di chi lo provoca. Se lo si tocca sul vivo, egli è capace di dimostrare a chiunque il contrario; che è solo lui è il grande Cesare Maestri e che lui solo può permettersi certe cose. Eccolo allora discendere senza alcun ausilio artificiale (alla Preuss, per intenderci) la difficile via delle Guide (V° e V° superiore) al Crozzon di Brenta appena superata in salita, eccolo arrampicare di notte al chiaro di luna, eccolo ritornare due volte al Cerro Torre solo perché si insinua che la prima volta non è giunto in vetta, eccolo impugnare il perforatore a motore ed eccolo ridurre a gruviera le placche granitiche del Cerro Torre solo perché qualcuno ha detto che questo è un sacrilegio… Insofferente, ma allo stesso tempo dipendente dal giudizio degli altri; anarchico, ma desideroso di dominio; solitario, ma sensibile agli applausi del pubblico.
Osservando bene la carriera alpinistica di Maestri, si potrebbe quasi dire che egli sintetizza “un giro di cerchio” con l’avvento dei mezzi artificiali. In sostanza egli parte da Preuss e poi raggiunge il culmine dell’artificialismo: non sappiamo se ora ritornerà al vecchio amore della scalata libera. Se lo facesse, indubbiamente sarebbe uno dei pochissimi (o forse l’unico, in quanto è più facile essere di qua o di là) che hanno chiuso il ciclo.
Comunque, dopo la fase solitaria, Maestri a poco a poco si avvicina all’artificiale e (dato il carattere un pochino esuberante…) non può certo fermarsi su ciò che altri hanno fatto. Infatti, nel 1960 egli attacca la Parete Rossa della Roda di Vael, più a sinistra di come fecero Dietrich Hasse e Lothar Brandler, in quanto vuole realizzare una vera e propria direttissima a goccia d’acqua. Eccolo infatti restare in parete per più di una settimana (i maligni dicono che la via poteva essere fatta in quattro giorni, ma che Cesare volesse fare il “dramma” per la stampa, restando in parete qualche giorno il più), eccolo salire con il fido Claudio Baldessarri in un caos di corde, staffe, cordini, chiodi, cunei… I bivacchi si passano in amache ancorate ai chiodi, mentre ogni sera dal basso giunge una cena succulenta, preparata da amici e dalla moglie che attende trepidante l’esito della scalata. E così dicasi per la colazione. Sia chiaro, non vi è nulla da ridire a riguardo di tutto ciò; anzi, se si porta questo tipo di imprese nel campo del gioco, la cosa può essere veramente divertente, in quanto nessuno si sognerebbe di dire che sia una cosa negativa il voler togliere la sofferenza e le dure privazioni dall’alpinismo. Ma si abbia almeno il pudore di ammetterlo in tutta tranquillità, e di non parlare invece di “grandissima e rischiosa impresa”… oppure di “avanzamento dell’uomo verso l’impossibile…”!
Questa volta purtroppo non si possono dire le stesse cose che furono dette precedentemente. Maestri non si pone gli scrupoli di Desmaison, degli svizzeri, degli Scoiattoli e dei tedeschi, e ci dà giù con il punteruolo anche dove non è assolutamente necessario. Con un po’ più di pazienza e con la volontà di cercare qualche deviazione, il numero dei chiodi ad espansione avrebbe potuto essere ridotto al minimo. Ma in quel tempo, si era in pieno culto della “direttissima”.
1950 - Cesare Maestri, a soli 21 anni, si rivela al mondo alpinistico, scalando da solo la via Preuss al Campanile Basso. - “Arrampicare da solo mi entusiasmava e, nello stesso tempo, il farlo perché non trovavo compagni mi avviliva profondamente.” - Catena degli Sfulmini. – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1951 – 29 giugno. Cesare Maestri e Ruggero Lenzi ripetono per primi il Pilastro Sud-Ovest dello Spallone (via Stenico) del Croz dell'Altissimo nel Sottogruppo Gaiarda e Altissimo. - Gruppo di Brenta - Dolomiti di Brenta.
1952 - Cesare Maestri sale in solitaria la via Solleder sul Civetta. Alla fine della stessa i giornalisti intervistano Marino Stenico che ha assistito all’impresa chiedendogli alcune impressioni sul forte Maestri: “Cesare arrampica con tanta naturalezza che guardandolo sembra tutto facile. Supera passaggi e strapiombi con la stessa disinvoltura di un ragno che si arrampica su un vetro”. Da qui nasce l’appellativo di “Ragno delle Dolomiti”.
Cesare Maestri scrive: Fino a quel momento la tecnica per superare gli strapiombi si basava sul presupposto che il primo di cordata venisse issato a forza di braccia dal suo compagno per mezzo di due corde passate a carrucola nei moschettoni agganciati ai chiodi: Il sistema era faticosissimo e macchinoso, ma con quella tecnica erano state risolte molte grandi pareti. Eppure troppe cose non mi convincevano: Il “primo” issato come un sacco di patate, il “secondo” che sembrava un campanaro e per ultimo i chiodi sollecitati da trazioni incontrollabili.
Prima in palestra, poi in parete, cominciai a sperimentare una nuova tecnica di salita artificiale che mi permettesse di alzarmi senza essere issato dal mio secondo. Questo mi risultò possibile facendo un largo uso di scalette di corda dotate di scalini in alluminio che diventavano degli appigli e degli appoggi artificiali. Mi specializzai nell’uso di quell’attrezzo fintanto che non fui capace di sfruttarlo come una normale scala lungo la quale mi alzavo senza dover essere issato dal compagno, a cui chiedevo solo di tenere le corde in leggera tensione tanto da tenermi in equilibrio. Provando e riprovando presi confidenza con quel traballante attrezzo finché riuscii a fare a meno anche dell’aiuto del compagno. In pratica mi allenavo ventiquattro ore su ventiquattro. Di giorno arrampicavo fino a farmi scoppiare i muscoli dalla fatica e di notte, per abituarmi al freddo, dormivo con la finestra aperta oppure, con qualsiasi temperatura bivaccavo sul balcone di casa fra lo stupore dei coinquilini”.
1952 - 12 giugno. La prima solitaria della parete Ovest del Croz dell'Altissimo, (via Dibona) nel Sottogruppo della Gaiarda e dell’Altissimo va attribuita a Cesare Maestri. - Gruppo di Brenta - Dolomiti di Brenta.
1953 - Cesare Maestri e Claudio Zeni salgono sul diedro Sud Sudest della Paganella.
1953 – Viene percorsa per la prima volta da un uomo solo una via di VI°+. La notizia è di risonanza mondiale: Cesare Maestri in prima solitaria percorre la via Soldà sulla Marmolada: “Sono solo. Non ho corda eppure essa è lunga migliaia di chilometri e il mondo mi sta facendo sicurezza”.
1953 – 1 agosto. Cesare Maestri, che ama essere “personaggio” e dà sempre molto “colore alle proprie imprese”, sale realizzando la 1° solitaria della difficile Via Delle Guide sul Crozzon di Brenta. La via supera con mirabile dirittura la compatta muraglia del Crozzon, seguendo nel tratto mediano quella di destra delle due evidenti strisce nere che caratterizzano la parete Est-Nord-Est. Itinerario arditissimo in arrampicata libera, uno dei più interessanti e noti non solo del Gruppo di Brenta. L'arrampicata è molto bella e sostenuta nel tratto mediano, su roccia ottima e compatta. Dislivello circa 800 m. Difficoltà: V°+. - Massiccio della Tosa - Dolomiti di Brenta.
1953 - 23 agosto. Cesare Maestri realizza la 1° solitaria sulla parete Nord-est della Brenta Alta (Via Detassis), con un’arrampicata in libera arditissima, molto esposta ed elegante. - Catena degli Sfulmini – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1953 - 12 settembre. Ernesto Carafoli e Cesare Maestri, salgono alla vetta del Croz del Rifugio per la parete Nord e tracciano la via Bregtje. La via supera le rocce gialle sopra il Rifugio Tosa. Altezza 100 m; chiodi usati 24, lasciati. Difficoltà: VI°. - Sottogruppo del Monte Daino. – Gruppo di Brenta - Dolomiti di Brenta.
1954 - 11 agosto. Cesare Maestri e Marino Stenico in 1° ripetizione salgono alla Cima Sud di Pratofiorito, per la parete Est (via Aste-Susatti). - Catena d’Ambiez – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1954 - 14 settembre. Luciano Eccher, Cesare Maestri e Marisa Moscon per lo spigolo Sud e Nord-est aprono (via Marisa) sulla Cima Brenta Bassa nel Massiccio della Tosa con un’arrampicata di 250 m; usando chiodi 3, lasciati 2. Difficoltà: IV°, i primi 80 m V°. - Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1955 - 7 giugno. Luciano Eccher e Cesare Maestri dopo aver aggirato la base della parete Sud e lo Spigolo Ovest, salgono per il Pilastro Ovest della Cima della Gaiarda e dedicano la via a Ruggero Lenzi (Roger), perito in incidente di montagna. Dislivello circa. 250 m. Difficoltà: III°, senza chiodi. - Sottogruppo della Gaiarda e dell’Altissimo – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1955 – 20 agosto. La prima solitaria della parete Sud del Croz dell’Altissimo, (via Oppio) nel Sottogruppo Gaiarda e Altissimo. Viene realizzata da Cesare Maestri. - Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1956 - 26 marzo. Cesare Maestri scalatore e Guida di Trento, soprannominato “il ragno delle Dolomiti” si cimentò sul Cervino compiendo un’ascensione sulla Cresta del Leone.
1956 – 15/16 maggio. Claudio Baldessari e Cesare Maestri con una bella arrampicata mista (libera e artificiale) salgono lo Spigolo Ovest della Cima del Grostè tracciando la via (Spigolo del cielo) di circa 180 m, su roccia ottima; usati circa 50 chiodi a espansione e 40 normali. Difficoltà: A2, Ae, alcuni passaggi di VI° grado, secondo i primi salitori. - Massiccio del Grostè – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1956 – luglio. Cesare Maestri, solo, sali per lo Spigolo Est del Campanile Borgossi evitando la base strapiombante per un tratto di oltre di oltre 100 m, arrampicando esternamente e ritornando poi sopra lo strapiombo basale. Da qui inizia la scalata, che si svolge sul ripido Spigolo Est o a destra, nelle sue vicinanze, fino in cima. Altezza circa 250 m, circa 500 dalla base; usato l chiodo; difficoltà di IV°. Ha dedicato l'ascensione a Cesira Martinelli, che gestiva il Rifugio della Selvata dal 1928. - Massiccio di Cima Brenta – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1956 - 3 agosto. Luciano Eccher e Cesare Maestri aprono sulla parete Nord-est del Castel Alto dei Massodi la via Maestri; su roccia lisciata dall'acqua, alta 600 m; chiodi usati 4. Difficoltà: V°, alcuni passaggi di V°, concentrati nella prima metà. - Massiccio di Cima Brenta – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1956 - 13 agosto. Cesare Maestri, solo, ripete la “sua” via (Spigolo del cielo) alla Cima del Grostè Spigolo Ovest in ore 1.30. - Massiccio del Grostè – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1956 - 28 agosto. Cesare Maestri sale in solitaria al Croz dell’Altissimo per la parete Sud-Sud-Ovest della Cima Nordovest. (via Detassis-Giordani). - Sottogruppo Gaiarda e Altissimo - Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1956 - 28 agosto. Cesare Maestri, percorse la (via Dibona) della parete Ovest del Croz dell’Altissimo in discesa. - Sottogruppo Gaiarda e Altissimo - Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1956 - 6 settembre. Cesare Maestri, che ama essere “personaggio” e dà sempre molto “colore alle proprie imprese”, sul Crozzon di Brenta ridiscende la Via Delle Guide in libera dopo aver gettato nel vuoto la sua corda. (5°/5°+). “Ho sempre arrampicato da solo senza l’aiuto della corda o di altri mezzi artificiali, sempre completamente in libera sia in salita che in discesa. Alcuni si assicurano nei tratti più difficili, ma io non l’ho mai fatto. Ogni volta che ho sentito di non essere in grado di superare un passaggio senza rischiare di cadere, mi sono ritirato”. Queste le parole di Cesare Maestri, ma in sostanza egli parte da Paul Preuss per poi raggiungere il culmine dell’artificiale. Si raggiunge così il caso limite di vie aperte con esclusivo uso di chiodi ad espansione.
Insomma, dalla via che cercava ancora la possibilità naturale per infliggere i chiodi, si giunge in breve alla linea retta tracciata dalla base al punto di uscita lungo una lavagna levigatissima e strapiombante, dove non è concessa alcuna deviazione
Ci si può chiedere però se certe imprese siano compiute quasi solo per destare sensazione, per fama, per guadagno o pubblicità. Ad onor del vero Cesare Maestri ha arrampicato molto in libera, ma le immagini lo ritraggono sempre in un groviglio di staffe, forse perché questa è l’immagine dominante delle Dolomiti. - Massiccio della Tosa - Gruppo di Brenta - Dolomiti di Brenta.
1957 - 2 novembre. Cesare Maestri realizza la 1° solitaria del Pilastro Sud-Ovest dello Spallone (via Stenico) del Croz dell’Altissimo nel Sottogruppo Gaiarda e Altissimo. La via si svolge sullo spigolo e sulla parete a sinistra del regolare pilastro dello Spallone, e offre un’arrampicata di grande impegno. Dislivello 650 m. Difficoltà V°, e passo di V°+. - Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1959 – Cesare Maestri e Bepi Holzer, in tre giorni effettuano la prima ripetizione della via diretta nel mezzo della Parete Nord della Cima Grande di Lavaredo, dei tedeschi Dietrich Hasse e compagni.
1960 - Cesare Maestri e Claudio Baldessarri dedicano una via all’amico Toni Egger.
La via corre sulla Parete Rossa della Roda di Vael, ed è segnata dalla presenza di 400 chiodi sui 400 metri di parete. A questi inoltre si aggiungono 20 chiodi ad espansione e 30 cunei.
I due alpinisti sono sospettati di allungare volutamente la permanenza in parete per il solo motivo di creare suspense nel pubblico. Rimangono in parete otto giorni, ed ogni notte recuperano a braccia i trenta chili di zaino necessari per il bivacco notturno. Poi la mattina seguente lo ricalano a terra sempre a braccia per centinaia di metri, prima di proseguire.
1962 – 3/6 agosto. Carlo Claus e Cesare Maestri impiegarono 80 ore per salire il Castelletto dei Massodi salendo per la parete Sud-est con la sua caratteristica parete gialla strapiombante, che domina la Conca della Selvata. Altezza circa 160 m; tutti i chiodi (circa 100, a espansione) sono stati lasciati. Difficoltà: A2, A3, Ae. – Massiccio di Cima Brenta – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1963 – marzo Cesare Maestri e Claudio Baldessari compiono la prima ripetizione della via dei Kolibris sulla Nord della Cima Grande di Lavaredo una via “a goccia cadente”.
1964 – 26/29 luglio. Cesare Maestri e Claudio Baldessari con una durissima arrampicata mista, eccezionalmente strapiombante per il Gruppo di Brenta salgono allo Spallone Nord per la parete Nord della Punta Orientale delle Punte di Campiglio. (Via Maestri). Altezza della parete circa 300 m; chiodi usati circa 200, lasciati. Difficoltà: V°+, A2. - Massiccio di Cima Brenta - Dolomiti di Brenta.
1964 - 3 agosto. Cesare Maestri ritorna allo Spallone Nord per la parete Nord della Punta Orientale delle Punte di Campiglio e realizza la 1° ripetizione e la 1° solitaria della via Maestri. La via supera nel mezzo la strapiombante parete gialla e nera, ben visibile dal Rifugio Tuckett. - Massiccio di Cima Brenta - Gruppo di Brenta - Dolomiti di Brenta.
1964 - 29 settembre. Cesare Maestri, solo, sale alla Cima del Grostè per il Diedro Nord-ovest e traccia la via del 13° Festival. - Via dedicata al 13° Festival lnternazionale film della montagna e dell'esplorazione - Città di Trento. Via sconsigliabile, a causa della roccia bagnata e friabile, che supera il diedro inciso a metà della larga e giallastra parete Ovest. - Massiccio del Grostè – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1965 – 26/29 giugno. Carlo Claus e Cesare Maestri salgono per la parete Sud-ovest e aprono la via Donato Zeni alla Corna Rossa. La via supera in artificiale i grandi tetti gialli, poi prosegue a destra in libera. - Massiccio del Grostè – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta. – (c) Schizzo sopra.
1965 – 30/31 luglio. Carlo Claus e Cesare Maestri salirono per la Parete Nord al Campanile Basso tracciando la Via Maestri-Claus, una dura arrampicata mista che supera nel mezzo la parete, per una serie di diedri, nel solo tratto fra lo Stradone provinciale e la vetta. Altezza circa 110 m. Chiodi usati: 50 normali, 30 a espansione. Difficoltà: VI°, Al, Ae. – Catena degli Sfulmini – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1965 – agosto. Cesare Maestri e compagni, salgono per la parete Nord della Cima del Grostè con un’arrampicata discontinua, che supera la tondeggiante parete Nord, di fasce rocciose, alternate a cenge detritiche, con un percorso non obbligato. (II° e III° grado). - Massiccio del Grostè – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1966 - 17 giugno. Cesare Maestri, solo, sale per la parete Nord-est della Punta Massari tracciando la via Maestri con una bella arrampicata di 160 m, su roccia ottima. Difficoltà: IV° grado. - Massiccio di Cima Brenta – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1966 - 31 luglio. Giacomo Bozzi e Cesare Maestri salirono al Castelletto Inferiore per la parete Sud e il «naso». La via sale sulla destra della parete Sud, superando poi il caratteristico strapiombo sporgente a naso, sopra il quale termina. Bella arrampicata. Usarono 5 chiodi normali e 12 a pressione con difficoltà di VI°, A3, Ae. - Massiccio del Grostè – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1967 – 16/20 luglio. Carlo Claus e Cesare Maestri impiegarono ben 90 ore per vincere la Cima della Farfalla salendo per la parete Nord-est, con una salita quasi interamente artificiale su bella parete levigata, di roccia per lo più solida. Altezza circa 380 m; usati 120 chiodi normali e 70 a espansione, quasi tutti lasciati. Difficoltà: A2, Ae, passo di VI°-. - Sottogruppo dei Francigli – Gruppo di Brenta - Dolomiti di Brenta.
1968 - l0 marzo. C. Marchiori e Marco Pisetta, realizzano la 1° invernale dello Spigolo Ovest della Cima del Grostè per la via di Cesare Maestri: (Spigolo del cielo). Massiccio del Grostè – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1969 – estate. Tullio Celva e Cesare Maestri salirono il VI° Torrione della Corna Rossa per la parete Sud e gli diedero il nome di Torrione Settimo Bonvecchio. - Massiccio del Grostè – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta. – (o) Schizzo sopra.
1969 - 25 giugno. Ugo Lorenzi e Cesare Maestri salirono per il Crestone Nord-ovest del Dosson di Fracingli attaccando il largo crestone alla base, alto e strapiombante, che forma un gran torrione; dopo un intaglio proseguirono sulla cresta, sempre meno ripida, fino a ridursi a lungo dosso detritico. Altezza circa 700 m, sviluppo ben maggiore. Difficoltà: III° e IV°. – Sottogruppo di Fracingli – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1969 - 16 luglio. Tullio Celva e Cesare Maestri con una bella salita, su roccia quasi sempre ottima salgono per la parete Sud-sud-ovest della Cima del Grostè e tracciano la via Maestri. Altezza circa 300 m; chiodi usati 12, lasciati. Difficoltà: IV° e V°. - Massiccio del Grostè – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta. NOTA: Confrontando i tracciati, questa via sembra in alcuni tratti coincidere con la via Gasperi.
1969 – 9/10 agosto. Ezio Alimonta e Cesare Maestri realizzarono la 1° ascensione per la Parete Sud dello Spallone del Campanile Basso con un’arrampicata principalmente libera, con alcuni tratti in artificiale. Roccia quasi sempre buona. Altezza circa 350 m; chiodi normali 17 e alcuni a espansione, tutti lasciati; posti di fermata buoni. Difficoltà dal IV° al VI°, A2. - Catena degli Sfulmini – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1970 – luglio. E’ di scena Cesare Maestri (inverno patagonico) con una spedizione trentina diretta alla vergine Torre Egger. Sul posto vengono mutati i programmi e Maestri attacca nuovamente il Cerro Torre lungo lo spigolo Sudest, già tentato dagli inglesi, alzandosi di poco oltre il limite raggiunto da essi.
1970 - 7 agosto. Bruna Bettoni e Cesare Maestri aprirono sulla la parete Nord del Castello di Vallesinella la (via Bruna). Bella arrampicata di circa 300 m; usati chiodi solo ai posti di fermata. Difficoltà: III°, con 1 passaggio di IV°. Si attacca lo spigolo e lo si segue finché il proseguire diviene precario. Si attraversa leggermente a sinistra per entrare nel camino e lo si segue fin dove finisce. Si attraversa per esile cengia a sinistra (IV°) e alzandosi un poco si riprende il camino centrale che porta in cresta a sinistra della vetta. - Massiccio del Grostè – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1970 - 14 agosto. Cesare Bettoni e Cesare Maestri con una salita lunga e molto suggestiva per l'ambiente selvaggio e solitario in cui si svolge, si arrampicarono per la Cresta Nord-nord-ovest del Crozzon di Val d’Agola. Dislivello circa 650 m, sviluppo circa 900 m; difficoltà: II°, con un passaggio di III° grado. - Sottogruppo dei Fracingli – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1970 – dicembre. Cesare Maestri ritorna ancora al Torre con una spedizione trentina, armato di un compressore meccanico alimentato da un motore a scoppio del peso di 60 chili!. Maestri, praticando in tal modo innumerevoli fori nella liscia roccia granitica, riesce a raggiungere la vetta del Cerro Torre e a percorrere la via dello spigolo Sudest con Ezio Alimonta e Carlo Claus.
Come è facile immaginare, la salita suscitò una comune eco di disapprovazione e critiche a non finire sui metodi impegnati.
1971 - 26 luglio. Cesare Bettoni e Cesare Maestri effettuano la 1° ascensione di una torre nella larga depressione della Torrione di Vallesinella, salgono su di essa per la parete Nord-est e propongono il nome di Torre Bepi Loss e Carlo Marchiodi, in memoria di Bepi Loss e Carlo Marchiodi, due famosi alpinisti trentini caduti al Nevado Caraz - Ande Peruviane nel 1971. Altezza circa 200 m. Difficoltà: IV°, l passaggio di V°. – Massiccio del Grostè – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1972 - 14 luglio. Tullio Celva e Cesare Maestri salirono la III° Torre - Torre Lancieri della Corna Rossa per la parete Sud e tracciano la via Marchiodi. (IV° grado). - Massiccio del Grostè – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta. – (l) Schizzo sopra.
1975 - 31 luglio. Cesare Maestri apre in solitaria sulla Parete Est, sul pilastro di destra la (via Maestri) della Cima Tosa. È una stretta parete che il pilastro rivolge alla cresta Est della Cima Tosa. Salita su roccia ottima. Dislivello circa 350 m; nessun chiodo, ometti ogni 20 m circa. Difficoltà: IV°. - Massiccio della Tosa - Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1975 - 18 agosto. Ugo Lorenzi e Cesare Maestri con una scalata quasi interamente artificiale (A2, Ae), su roccia buona, tracciano sulla parete Nord-ovest della Cima del Grostè la via Deserto dei Tartari. Altezza circa 180 m; chiodi usati 70, lasciati. - Massiccio del Grostè – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1976 - 26 agosto. Catullo Detassis e Bruno Detassis, Cesare Maestri; Ezio Alimonta e Claudio Detassis salgono per la parete Sud della Punta Occidentale delle Punte di Campiglio con un’arrampicata esposta ed elegante, su roccia ottima, denominata Via delle 3 generazioni. Usati 6 chiodi oltre a quelli di assicurazione, lasciati. Dislivello circa 350 m; difficoltà: IV° e V°, sostenute.
Massiccio di Cima Brenta - Gruppo di Brenta - Dolomiti di Brenta.
1978 - Cesare Maestri ha detto basta alle scalate. “Il bravo alpinista” osserva, “è quello che riesce a morire nel proprio letto”.