Nato il 1 dicembre 1900 a Pforzheim, nel Baden, regione tedesca di sud-ovest, Walter Stösser fu una dei più forti scalatori della Germania, alla pari del triestino Emilio Comici.
Era figlio di benestanti agricoli che, però, come la maggiore parte della popolazione europea, aveva vissuto la grave crisi economica dei primi decenni del Novecento.
Il giovane Walter Stösser fu costretto a ridimensionare i progetti di studio (studi di architettura) e accontentarsi di diventare un maestro elementare. Nel 1920 ottiene la prima docenza. Walter Stösser aveva un’innata propensione all’attività organizzativa e un amore smodato per i libri.
Era membro della Sezione locale D.Oe.A.V di Pforzheim, presieduta da Adolf Witzenmann, riconosciuto pioniere dell'alpinismo dolomitico. Si conformò al nazionalismo tedesco e sostenne con forza l'etica romantica dello Sturm und Drang. Walter Stösser iniziò ad arrampicare nel Battert, palestra rocciosa ai margini settentrionali della Foresta Nera, a pochi chilometri dal suo paese. Diede vita alla corporazione degli “Scalatori del Battert” (Klettergilde Battert). Negli anni attorno al 1925 avvenne uno straordinario progresso tecnico con l'arrivo delle prime vie di sesto grado accompagnato,inevitabilmente, da perdite umane di grandi e valorosi dolomitisti. Hans Fiechtl muore quarantenne durante una salita sulla parete del Totenkirchl. In quegli anni a cavallo della prima guerra mondiale i tedeschi e gli austriaci vinsero diverse pareti per itinerari nuovi, sia in Austria, che in Italia. Sono da annoverare la salita della Nord-Ovest del Civetta da parte di Emil Solleder e Gustav Lettenbauer, i 1300 metri della ghiacciata parete Nord della Dent d'Hérens di Willi Welzenbach e Eugene Allwein e infine l'impresa di Roland Rossi e Fritz Wiessner alla parete Sud-Est della Fleischbank. Secondo Walter Stösser le ascensioni più rilevanti sembrano essere quelle dei "capiscuola" nonostante questo è sempre desideroso di nuovi progetti e nuove prime ascensioni su pareti prestigiose.
Nell'agosto del 1928 Walter Stösser con gli amici Friedrich Schütt e Ludwig Hall apre una via lungo la parete Nord della Gehrenspitze, nell'Allgäu. Il 12 e il 13 giugno 1930 Walter Stösser in cordata con Fritz Schütt affronta la parete Sud del Rusenflush, nel Rhätikon. È però tra il 1928e il 1932 che il bravissimo scalatore tedesco affronta le imprese più rilevanti. Affronta la via Dülfer al Fleischbank (Kaisergebirge), la "Diretta" del Totenkirchl, la via Herzog sulla Sud del Schüsslkarspitze (nel Wetterstein). Nel settembre del 1929 Walter Stösser si spinge con l'amico Ludwig Hall sulla via Brown-Smythe (la Sentinella Rossa), che raggiunge la vetta del Monte Bianco dal versante della Brenva e, nell'agosto 1930 riesce nella terza ripetizione della "Welzenbach" alla Nord della Dent d'Hérens, con Fritz Schütt.
Walter Stösser, escluso dalla prima spedizione al Nanga Parbat per la mancanza del visto d'entrata nel Caucaso, fu escluso anche una seconda volta per la sostituzione del Capo-spedizione (sostituirono Willi Welzenbach con Willy Merkl).
Nell'agosto del 1932, in mancanza di compagni, si accorda con un compagno di cordata di Anderl Heckmair, Gustl Kroner. Il Progetto era quello di scalare il Cervino per la via Schmid, sulla parete Nord, ma dovettero ripiegare sulla cresta Sud-Est del Zinal Rothorn.
Battendo su un gradino di ghiaccio, G. Kroner scivola riuscendo comunque a rimanere attaccato alla parete, però una scarica di sassi lo colpisce in pieno e cade nel crepaccio.
Questo episodio scosse a tal punto Stösser che decise di andare a curarsi per tre mesi in una clinica. L'anno 1934 lo trascorse tra impegni scolastici, quiete famigliare e l'impegno della ristrutturazione della casa. È proprio nel contesto quotidiano che ha l'occasione di incontrare e conoscere un frequentatore del Battert e membro del Klettergilde, Theo Seybold.
È proprio con questo ultimo compagno di cordata che affronta la parete Nord del Morgenhom e muore trascinato dal peso del compagno che vola staccando dalla parete l'unica protezione in posto.
"Vittima non vinta della montagna": è così che fu definito Walter Stösser ai funerali, come segno di un’epoca eroica che ha segnato profondamente il modo con cui affrontare ogni attività.
Nel 1928 Stösser scriveva delle Dolomiti, che erano diventate per lui "la terra della nostalgia, del desiderio, questo magico mondo di felicità e pace, la mia patria nei monti...". Delle Dolomiti vorrei ricordare le imprese più importanti che si possono annoverare tra gli anni 1929 e il 1933: Cima Piccolissima di Lavaredo, versante Nord con Friedrich Schütt; Cima Grande di Lavaredo per lo spigolo Nord-Ovest; la parete Sud della Tofana, il Becco di Mezzodì per la parete Sud, la Cima Ombretta per la parete Sud-Ovest, il Campanile Toro dal versante Nord-Est, la Torre Leo per la variante alla parete Nord-Est, l’Antelao lungo lo spigolo Ovest, il Piccolo Vernel con variante alla parete Sud e il Gran Vernel per lo spigolo Sud-Est.
Nella Guida dei Monti d'Italia "Dolomiti Orientali" di Antonio Berti, la Tofana è definita, citando E. Rossaro, come una prodigiosa cattedrale di quasi mille metri di altezza, "chiazzata di rosa tenue dai primi raggi del sole". La descrizione prosegue dicendo che "alla base, sotto le ghiaie, stanno ancora in ombra i due lunghi gradini paralleli, corrispondenti alle due grandi bancate calcaree, sulle quali poggiano otto lunghi pilastri, ognuno diverso dall'altro e divisi da lunghe fessure e camini verticali. Dietro si alza la parete vera e propria, scavata nel centro da un autentico anfiteatro che appare sospeso nel vuoto".
La Tofana di Ròzes (o Tofana di fuori), con i suoi 3225 metri, è la prima grande parete che ci troviamo di fronte quando valichiamo il passo Falzarego e ci dirigiamo verso Cortina.
Imbrigliate nella grande parete della Tofana ci sono le altre due "Tofanine" chiamate così per la minor rilevanza arrampicatoria, che sono la Tofana di Mezzo (II) e la Tofana di Dentro (III).
Paul Grohmann, Francesco Lacedelli detto “Checco”, Angelo Dimai e Santo Siorpaes, sono stati i primi nel lontano 1864 ad accedere alla cima della maestosa Tofana di Ròzes.
Ma il primo vero itinerario di rilevanza alpinistica risale al 1901 sono Ilona Eötvös e Rolanda Eötvös, con le guide Antonio Dimai, Giovanni Siorpaes e Agostino Verzi, a incidere la parete e a superare l'anfiteatro strapiombante con un traverso esposto sulla parete sinistra. Una via molto impegnativa per quei tempi: 1000 metri di parete con difficoltà complessiva di IV.
Ma è ventotto anni dopo che si va oltre le soglie dell'impossibile con il grande maestro tedesco Walter Stösser. Finalmente uno degli alpinisti più forti di allora si decide a varcare, con una linea "direttissima", la marcata fascia di strapiombi che costituisce la parte superiore della grande parete... E’qui una delle poche volte in cui Stösser osò sbilanciarsi sulla difficoltà dell'itinerario, valutandola di sesto grado. In sole dodici ore, Stösser, affrontò la magnifica parete Sud della Tofana di Ròzes. Dopo la rampa iniziale della via Dimai, la (via Stösser-Hall-Schütt [8] ), si dipana tra le lunghe colate giallo-nere della parete strapiombante. Parte a sinistra di una grotta e finisce per costeggiare un grande camino orrido sulla destra con arrampicata su "salsicciotti" strapiombanti.
La relazione di Antonio Berti è molto approssimativa anche perché riduce la parte più impegnativa della via, che è circa 200 metri, ad un "sorpasso" di molti "salsicciotti" strapiombanti, per circa 100 metri tenendosi nella metà destra della parete e verso destra allo spigolo.
Walter Stosser fece la prima ripetizione al pilastro Sud della Marmolada di Penia, credendo però di compiervi la prima salita, in quanto in parete non trovò alcun chiodo lasciato dagli italiani. Vi fu così una polemica, anche perché i ripetitori pareva veramente incredibile il numero di chiodi usati da Micheluzzi (oggi in parete vi sono una cinquantina di chiodi…)!, ma in seguito la verità venne a galla e Micheluzzi ebbe il giusto merito per questa superba realizzazione.
Il giudizio di Reinhold Messner è che la Micheluzzi vale quanto la via Soldà e la via Vinatzer aperte sulla stessa parete molti anni dopo e reputate come scalate di VI superiore. Secondo altri i passaggi in arrampicata libera sarebbero ancora più difficili di quelli della Soldà, ma equivalenti a quelli della Vinatzer.
In quell’occasione, dunque, il livello fissato da Solleder era stato decisamente superato e si era compiuto un buon passo in avanti.
1929 – Walter Stösser con Ludwig Hall e Friedrich Schütt realizzano un sesto grado, che più tardi verrà ridimensionato, ma che eleva le vie ad un piano di raggiungibilità solo a pochi eletti. Teatro dell’impresa è la parete Sud della Tofana di Rozes, (via Stösser-Hall-Schütt [8] ), ma questa volta non per i soliti camini e fessure, l’arrampicata viene portata in placca. I pochi chiodi usati sono maggiormente giustificati proprio per la maggior esposizione al vuoto (come successe per il Campanile Basso). Essi sono i precursori di quella arrampicata esterna che esploderà nelle Dolomiti, montagne prive di fessure regolari e lisce che invece sono presenti sul granito.
1929 - 6/7 settembre. Walter Stösser si spinge con l'amico Ludwig Hall sulla via Brown-Smythe (Sentinella Rossa), che raggiunge la vetta del Monte Bianco dal versante della Brenva realizzando la 2ª ascensione di quella via. - Bianco - Versante della Brenva - Gruppo del Monte Bianco - Massiccio del Monte Bianco.
1930 - Walter Stösser e Friedrich Schütt percorsero lo sperone Sud dell’Antelao con difficoltà fino al quinto grado.
1933 - 19 agosto. Walter Stösser fu protagonista di una drammatica ascensione con Gustl Kroner il sulla parete Nord del Cervino. La salita fu interrotta per la morte di Gustl Kroner, colpito da pietra.