La muraglia Nord-ovest del Civetta è alta 1200 metri ed è una parete che non ha rivali su tutta la catena alpina. Ed è su questa parete che Emil Solleder compie il suo capolavoro, realizzando un’impresa storica, non solo per le difficoltà superate, ma anche per lo stile elegante con cui la scalata viene condotta.
“Sapevo che lassù nel sud si innalzava un erto castello di roccia, la Civetta. Non l’avevo mai vista, ma ne avevo spesso udito parlare. Su quella parete, si diceva, non bisogna mettere le mani. Una muraglia smisurata, scariche terribili di pietre, molto ghiaccio. Tutto una schiera di celebri alpinisti l’avevano tentata invano…Ecco, i raggi del sole al tramonto hanno il sopravvento, accarezzano il ghiacciaio della Marmolada facendolo scintillare, baciano la cima del Sella striata di neve fresca ed allungano smisuratamente l’ombra del mio corpo sulla cima pianeggiante del Col di Lana. Verso sud emerge dalla nebbia una montagna superba. E’ uno spettacolo reale? Mai avevo visto sulle Alpi una parete come questa. Ben presto, la gigantesca muraglia, volta a Nord-ovest, è battuta in pieno dalla luce del tramonto e si spiega allo sguardo nella sua ampiezza regale, coperta fino alla base di neve fresca, veramente degna del tempo e degli sforzi, che già i migliori hanno spesi, per conquistarne la verginale bellezza. Forse questa montagna esercita un fascino magnetico? Eccomi camminare curvo sotto un pesante sacco per la strada che sale dallo splendido lago di Alleghe al rifugio Coldai…”.
Le sensazioni di Solleder sono eguali a quelle di ogni altro alpinista che per la prima volta si sia trovato a tu per tu con la grande muraglia del Civetta.
Pochi giorni dopo la vittoria sulla Nord della Furchetta, Solleder realizza la sua impresa, in modo magistrale, percorrendo un itinerario diretto e di estrema logicità, che in seguito sarà superato in difficoltà ma non certo in eleganza del tracciato: ancora oggi, malgrado i tentativi di aprire una via diretta sulla stessa parete, la Solleder resta ancora la linea ideale di salita.
Questo il commento di un altro grande, Giusto Gervasutti, detto “il fortissimo”: “Solleder affronta la parete dove l’altezza è massima, dove la linea di ascensione è esteticamente perfetta, nella sua verticalità dalla base alla vetta, dove la costruzione si presenta più ardita e più ardua. Con Gustav Lettenbauer e Gobel viene respinto una prima volta dopo trenta ore di lotta.
Ma tre giorni dopo, lasciato Gobel al rifugio, perché ferito e menomato, raggiunge vittorioso la vetta. E’ così compiuta la più grande salita delle Alpi Orientali…”.
(G. Gervasutti, Scalate nelle Alpi, SEI, 1961).
Indubbiamente la Solleder era più difficile delle altre vie, aperte in precedenza, per molti fattori: innanzi tutto per il livello tecnico vero e proprio dei passaggi, difficili e molto continui, superati in assoluta arrampicata libera con l’uso di soli 15 chiodi di assicurazione, e poi per l’ambiente estremamente severo della parete, che ne fa più una salita occidentale che dolomitica. Tutta l’arrampicata si svolge quasi sempre in camini bagnati e ghiacciati, sovente sotto il tiro delle pietre o sotto cascate d’acqua.
Piero Rossi dice: “Una valutazione della grandiosa impresa di Emil Solleder e Gustav Lettenbauer non può prescindere dalla severità dell’ambiente della “direttissima” della Civetta, un ambiente che, per le dimensioni ed i pericoli obbiettivi, l’esposizione a Nord, la frequente presenza di rocce bagnate o vetrate e di cadute di pietre, l’innevamento che si protrae fino a stagione avanzata e si rinnova anche nel cuore dell’estate, ad ogni bufera di qualche intensità, la linea di ascensione obbligata, lungo una interminabile serie di gole e camini, è prettamente “alpino”.
(P. Rossi, La Grande Civetta).
Oggi questa via è divenuta una grande classica dolomitica e purtroppo a volte non conserva il suo primitivo valore a causa di eccessive chiodature da parte di alpinisti non preparati alle difficoltà. Ma se i passaggi sono affrontati nelle condizioni della prima ascensione, alcuni tratti sono certamente di sesto grado in libera arrampicata, mentre gran parte della via si mantiene su un quinto grado continuo e molto impegnativo dal punto di vista tecnico.
1925 - 7/8 agosto. Emil Solleder traccia la via che lo renderà celebre con Gustav Lettenbauer: Apre la direttissima alla parete Nord-ovest della Civetta, «la regina delle pareti» alta più di 1.000 m. Emil Solleder impiegò decisamente la tecnica dell’arrampicata artificiale, usò dodici chiodi e piantò nella fessura iniziale un cuneo di legno, il primo della storia dell’alpinismo moderno, e venne considerata la prima ascensione di VI° grado delle Alpi.