1904 – 26 maggio. A Torino, fu fondato il Club Alpino Accademico Italiano (CAAI), da uno sparuto gruppo di 16 alpinisti, che in quel momento rappresentavano per la loro attività nel campo dell’alpinismo senza guide, i migliori elementi in Italia: Ettore Allegra, Lorenzo Bozano, Ettore Canzio, Giovanni Battista Gugliermina, Giuseppe Gugliermina, Felice Mondini, Emilio Questa, Ubaldo Valbusa, Adolfo Kind, Adolfo Hess, Alberto Weber, Mario Ceradini, Teodoro Dietz, Hans Ellensohn, Alfredo von Radio-Radis e Ernesto Martiny.
Nell’articolo 1 dello statuto si legge «Il CAAI si propone di coltivare e diffondere l’esercizio dell’alpinismo senza guide, affiatare i soci tra di loro, unirne l'esperienza, le cognizioni ed i consigli per formare la sicura coscienza e l'abilità indispensabile a chi percorre i monti senza l'aiuto di guide.». Gli intenti erano dunque ottimi, ma purtroppo a lungo andare e nei decenni successivi l'Accademico non seppe mantener fede a questi intenti più che onorevoli e a poco a poco divenne uno sterile "club di élite", piuttosto improduttivo, scavalcato nelle sue funzioni dal sorgere di numerose e attive scuole d'alpinismo. Comunque nell'Accademico si doveva fare soltanto dell'alpinismo e per esservi ammessi si doveva dimostrare di averne già fatto molto e di avere quindi una sufficiente preparazione, ma non solo, di averlo praticato in modo tale da dare sicuro affidamento che non lo si era fatto come passeggera esibizione di un tributo pagato alla moda, ma di un fermo proposito tenacemente radicato di continuare tale attività (Ahimè, quanti soci dell'Accademico appena ottenuto il riconoscimento e la famosa "patacca" hanno troncato la loro attività alpinistica. A tale scopo in un primo tempo si era creata una categoria di soci aggregati, i quali avrebbero dovuto dar prova della raggiunta preparazione per passare nelle file dei soci effettivi: ma la relativa attuazione si era rivelata difficile in pratica, cosicché si preferì sopprimere definitiva mente tale categoria. In quella dei soci onorari venivano nominati Cesare Fiorio e Carlo Ratti, che erano stati in Italia gli antesignani dell'alpinismo senza guide e che non solo avevano esplicato in tale campo un'intensa attività, ma avevano collaborato culturalmente anche con un poderoso articolo sui "Pericoli dell'alpinismo" ... articolo che per oltre 25 anni costituì il fedele breviario di coloro che volevano dedicarsi all'alpinismo. L'affermarsi dell'Accademico suscitò vivaci opposizioni non soltanto da parte di chi, praticando l'alpinismo con guide, logicamente era rimasto fuori dall'ambiente, ma anche da parte di persone socialmente di rango elevato: come quando nel 1907su uno dei più diffusi quotidiani italiani apparve un articolo di un noto professore universitario che ascriveva all'andar senza guide la maggior parte addirittura delle disgrazie alpinistiche: eppure l'autore aveva avuto campo di conoscere un giovane alpinista che in compagnia di due fra le migliori guide allora note, presi dal maltempo durante la salita al Monte Bianco da Courmayeur, erano spariti e non se ne ebbe più notizia» (Bartolomeo Figari, Il Club Alpino Accademico Italiano, in "I cento anni del Club Alpino Italiano").
Comunque fino alla Prima Guerra Mondiale la supremazia delle guide sarà indiscussa, anche perché è proprio in questo periodo che esse riescono a dare il meglio di loro stesse sia sulle Alpi Occidentali, che, come vedremo, nelle Dolomiti. Dopo, questo magnifico spirito di iniziativa non sempre sarà mantenuto, anche se non mancheranno i casi isolati, come Armand Charlet e più recentemente Arturo Ottoz di Courmayeur. Ma il futuro era tutto per l'alpinismo senza guide, per molti motivi che già nell'introduzione sono stati chiariti. Situazioni sociali in evoluzione, avvento del lavoro industriale con relativa ricerca di differenziazione, autostima e personalizzazione. A poco a poco l'alpinismo diviene lo sport e l'attività preferita dagli studenti e dai rappresentanti del ceto medio. Più avanti, con l'avvento del fascismo in Italia, sarà lo sport delle classi meno abbienti e soprattutto degli operai, naturalmente seguito e visto di buon occhio dal regime che poteva sfruttare il valore delle imprese a fini di propaganda nazionalista. La stessa cosa evidentemente accadde in Germania con l'avvento del nazional-socialismo hitleriano. È il momento in cui gli inglesi escono di scena. Invece vi entrano prepotentemente gli italiani, austriaci e tedeschi, con risvolti nazionalistici poco simpatici, che sovente, soprattutto sulle Dolomiti, li porteranno ad essere in polemica ed in competizione.
1923 – Viene costruita la prima Capanna della Noire, situata a 2316 m. in un anfratto roccioso ai piedi della verticale parete Sud del Mont Noir de Peutérey, affacciato sopra la Val Veni, al margine orientale della conca sospesa nota come Fauteuil des Allemands.
Chiamata anche Rifugio Borelli-Pirovano. Venne ingrandita e rifatta nel 1937, 1950, 1969, 1981. Attualmente dispone di 20-30 posti letto su tavolati, con materassi e coperte. E’ sempre aperto.
Inizialmente dedicato a Lorenzo Borelli (1878-1936), socio fondatore del CAAI e suo Presidente nel 1922-23. Ricorda dal 1969 anche Carlo Pirovano, alpinista biellese caduto nel 1963 sulle Ande Peruviane. E’ utile per le ascensioni che iniziano dal Fauteuil des Allemands: dal Mont Rouge de Peutérey al Pic Gamba, all’Aiguille Noire de Peutérey (cresta Sud, parete Est e via normale) e la Mont Noir de Peutérey. La grande conca sospesa sopra una ripida soglia basale al cui margine si trova il rifugio, ha ricevuto dagli alpinisti il nome di Fauteuil des Allemands in quanto si presenta come il sedile di un’enorme poltrona avente per schienale la parete Sud dell’Aiguille Noire de Peutérey e per braccioli il Mont Rouge de Peutérey e il Mont Noir de Peutérey. La conca è indicata anche col nome locale di Combalet, più rispondente al suo aspetto che ne rivela l’origine glaciale. - Gruppo del Monte Bianco - Massiccio del Monte Bianco.
1929 - Viene inaugurato il Bivacco della Brenva che si trova a 3060 m. sul grande isolotto roccioso situato fra la screpacciatissima colata principale del Ghiacciaio della Brenva e la colata orientale (Ghiacciaio della Tour Ronde) in ambiente grandioso. Di proprietà del CAAI è del tipo a semibotte basso, coperto di lamiera zincata. E’ sempre aperto, con posto per 4 persone sul pavimento. Serviva un tempo per lo Sperone della Brenva e per la salita della Cresta di Peutérey passando per la parete Est dell’Aiguille Blanche di Peutérey. Attualmente è assai poco frequentato. Interessante è il percorso del dosso nevoso 3555 m. che sovrasta l’isolotto, con successiva ascensione della Tour Ronde per la cresta Sud-Ovest. - Contrafforti Italiani - Gruppo del Monte Bianco - Massiccio del Monte Bianco.
1935 - Viene costruito il Bivacco della Fourche, situato a 3684 m. al Col de la Fourche, sull’aerea cresta spartiacque e di confine. E’ stato rifatto nel 1985 ed è di proprietà del CAAI: E’ di legno rivestito di lamiera, dispone di 12 - 15 posti su tavolati con materassi ed è sempre aperto. Dedicato a due alpinisti torinesi Corrado Alberico e Luigi Borgna, sepolti da valanga il 17 agosto 1934 nel canalone sotto il Col de la Brenva, che sta proprio di fronte.
Il Bivacco serve per tutte le impegnative ascensioni che attaccano dal Ghiacciaio della Brenva: dal Mont Maudit al Monte Bianco, al Grand Pilier d’Angle, al Col de Peutérey a all’Aiguille Blanche de Peutérey. Per praticità nel testo verrà sempre indicato, con il vicino Rifugio Ghiglione, con il nome di Bivacchi della Fourche. - Gruppo del Monte Bianco - Massiccio del Monte Bianco.
1956 - Carlo Negri fu presidente del CAAI: iscritto al CAI dal 1925, ne era stato nominato socio onorario nel 1996.
1964 - Il Club Alpino Accademico Italiano (C.A.A.I.) è nel panico. Lo statuto «non impedisce alle donne di essere ammesse nell’Associazione, per quanto finora non vi siano state mai delle candidature, difficilmente ve ne saranno…». Ma ora vengono presentate due candidature, quella di Bianca Di Beaco e di Silvia Metzeltin. Candidature che provocano un’incredibile reazione che sfocerà due anni più tardi in un esplicito veto alla partecipazione femminile.
1978 – Assistiamo alla travagliata ammissione di Bianca Di Beaco e Silvia Metzeltin al Club Alpino Accademico Italiano.