Ambiez
- Valle, cima, rifugio.
«Val d'Ambiez: angusto e arduo accesso al Gruppo di Brenta. Quasi sconosciuto ai primi alpinisti, anche perché il Banale era fuori da ogni itinerario turistico».
«La parte .bassa della valle è severa e paurosa, con le precipiti pareti sull'erta mulattiera ed il torrente che gorgoglia di sotto. Ma quando, dopo il tornante sopra «el pont de Paride», si sbuca nei pascoli di Malga Prato, l'orizzonte si apre su un vasto anfiteatro di guglie e la valle sottostante, stretta come una forra, scompare. Lassù domina un completo senso di libertà».
La descrizione di Renzo Graffer, fratello di Giorgio e già presidente della SAT, introduce alla vera natura di questa valle, una delle più importanti fra quelle che penetrano il Brenta ancorandolo (e rivelandolo) al territorio circostante. Le altre sono Val delle Seghe, Sporeggio, Flavona, Val Brenta, Vallesinella, Valagola e Val d'Algone. Il nome Ambiez è antichissimo, proviene dalla radice prelatina «amb» che indica un corso d'acqua particolarmente vigoroso (Nambino, Lambino...), e si è poi esteso alla cima maggiore della cerchia di guglie che sovrasta la valle, e al rifugio, intitolato a Silvio Agostini, ma capace di raccontare una storia tutta particolare - fra l'avventura e la socialità - dell' alpinismo trentino. Il rifugio fu infatti costruito da un gruppo di giovani alpinisti «romantici e pratici» che, innamorati della valle, volevano però frequentarla assiduamente, scalandone le cime. Sotto la guida di Matteo Armani fondarono una cooperativa che costruì il rifugio, destinato ad essere rilevato dalla SAT solo dopo la scomparsa dello stesso Armani. L'ideale cooperativo si saldava a quello alpinistico, nella ricerca di un'espressione veramente globale dell'uomo, del suo spirito, della sua cultura. L'alpinismo in Valle d'Ambiez ha sempre avuto questi connotati: è stato portato avanti non da professionisti, ma da uomini che lavoravano, vivevano, costruivano famiglie e trovavano nella montagna la sintesi piena del loro essere completo. Non a caso qui ha trovato il suo habitat d'elezione la scuola di roccia «Giorgio Graffer» che si propone di insegnare a ciascuno a scoprire innanzitutto il proprio limite, il proprio «sesto grado». Diceva il primo direttore della scuola, l'avvocato Giulio Giovannini: «Non è l'uomo che vince la montagna. È la montagna che insegna all'uomo a vincere se stesso».
In 12 chilometri la valle d'Ambiez porta da San Lorenzo di Banale ai contrafforti della Cima Tosa e della Cima d'Ambiez, vero nodo alpinistico del Brenta con potenzialità eccezionali offerte all'escursionismo e alle arrampicate, dalle più classiche alle più estreme. Nello stesso tempo la valle, fra tutte quelle del Brenta, è quella che più presenta le stratificazioni della cultura e della fatica valligiana. Nella sua Guida delle Giudicarie, agli inizi del Novecento, Cesare Battisti annotava che «presso il Ponte di Baesa, si vedono decine di slitte, destinate a condurre fino a lì il fieno e il legname». Usciti dalla parte più stretta della valle il primo punto di arrivo e di appoggio è costituito dal Rifugio al Cacciatore, a 1820 m di quota, di proprietà di un gruppo di amici di San Lorenzo in posizione panoramica di fronte a Le Tose. A 10 minuti dal rifugio, un po' più in alto si trova un pianoro lungo 300 metri e largo 30 denominato il «cimitero dei fossili». La roccia è solcata a karren che hanno messo a nudo un giacimento di fossili lamellibranchi databili al retico superiore (195 milioni di anni fa).
Il Rifugio d'Ambiez (Silvio Agostini in Val d'Ambiez) sorge a 2410 m; è stato recentemente ristrutturato e venne inaugurato il 5 settembre 1937. La primitiva costruzione, su disegno dell'ingegner Luigi Miori costituiva un autentico capolavoro di misura e inserimento ambientale. La costruzione nuova, con il tetto coloro rosso per renderlo visibile agli elicotteri del soccorso alpino nelle, numerose giornate di nebbia che caratterizzano la Val d'Ambiez, sebbene gradevole, non raggiunge però l'equilibrio originario.
Come ricorda Giorgio Armani il rifugio venne fondato da una cooperativa di 326 soci che con l'acquisto delle quote, offerte in denaro e lavoro personale, ne resero possibile la costruzione. La cooperativa venne sciolta nel 1976 ed il patrimonio ceduto alla SAT.
Vicino al rifugio su uno sperone di roccia sorge una chiesetta dedicata alla Madonna del Capriolo con due affreschi del pittore trentino Dario Wolf. Venne inaugurata il primo settembre 1946 in occasione dell'adunata degli ex alpini dei battaglioni Fassa e Trento. Accanto al rifugio giacciono dei massi, due dei quali sono frammenti della Torre Jandl, precipitata con grande fragore la mattina del 18 luglio 1957. Il Rifugio Agostini è passaggio chiave fra il Brenta centrale e quello meridionale. A Est appare evidente la Forcolotta di Noghera, mentre a Ovest spicca l'intaglio della Bocchetta dei Due Denti, passaggio della «Ferrata Castiglioni» del Sentiero delle Bocchette verso il Rifugio XII Apostoli.
La Cima d'Ambiez (3102 m) è la terza vetta del Brenta, «la più elegante e importante della sua catena» come scrisse Ettore Castiglioni. Verso il rifugio la parete Est è caratterizzata da una imponente cengia orizzontale che la taglia alla base. La via normale, percorsa per la prima volta da Silvio Agostini, sale lungo la Cresta Sud, prima attraverso un intaglio e una parete, poi per una serie successiva di gradoni. Le difficoltà tecniche non sono elevate (II° grado perlopiù, tre ore dal Rifugio Agostini) ma l'orientamento può essere problematico. La Cima d'Ambiez venne scalata per la prima volta il 5 settembre 1880 da Gaskell, Maurice Holzmann e Johann Kaufmann dal versante Ovest, partendo dalla Bocca dei Camosci. Alpinisticamente la Valle d'Ambiez fu risalita il 19-20 luglio 1865 da Giuseppe Loss di Primiero nella sua prima salita alla Cima Tosa e percorsa da Douglas William Freshfield nel 1864 nella traversata da San Lorenzo di Banale, per la Bocca d'Agola, la Vedretta dei Camosci e la Val Brenta fino a Pinzolo.
1864 - Non riuscì invece la traversata a Douglas William Freshfield con la sua guida Francois Devouassod della Bocca di Brenta, nella Catena degli Sfulmini – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta, che dopo aver conquistato il 25 agosto la Presanella si persero nella nebbia lungo la Vedretta dei Camosci e ritornarono a Pinzolo dalla Val di Nardis.
1865 – 20 luglio. Giuseppe Loss di Primiero
che per primo salì anche Cima d'Asta
con cinque compagni (un sesto rinunciò, impaurito, alla base del camino).
Conquista l’inviolata Cima
Tosa (3173 m.). Questi alpinisti
salirono per la Valle d'Ambiez, la Malga Prato, la Forcolotta
di Noghera la Pozza Tramontana e la Vedretta della Tosa e
scalarono poi quel camino che tutt'ora costituisce la via comune della cima. – Massiccio
della Tosa – Gruppo di Brenta
– Dolomiti di Brenta.
1880
- 5 settembre. La prima
ascensione della Cima
d’Ambiez venne effettuata dagli alpinisti tedeschi Gaskell, Maurice Holzmann e Johann
Kaufmann, che
s'arrampicarono dalla Bocca
dei Camosci per il versante Ovest con un itinerario poco
attraente, ma è il più diretto per raggiungere la cima. Difficoltà: I° grado. -
Catena d’Ambiez
– Gruppo di
Brenta – Dolomiti di Brenta.
1886 - 9 agosto. A.
Migotti in solitaria sale la via Normale da Sud (via Migotti)
della Cima
Tosa dalla Valle d'Ambiez con
un’arrampicata su roccia solida, scegliendo i passaggi più facili con
difficoltà di I° grado. - Massiccio
della Tosa - Gruppo di Brenta
– Dolomiti di Brenta.
1909
- 27 luglio. Foltsch, Gurtner, Gabriel
Haupt, Karl Lompel, Eduard
Richter e Allen Steck, salirono la Cima
d' Agola per la parete Est,
ma la via era già nota ai cacciatori di camosci. Nonostante l'aspetto piuttosto
severo di questa parete, a grandi placche giallastre, l'itinerario ha solo
difficoltà di I° grado, ed è il più diretto per salire alla Cima
d'Agola dalla Valle d'Ambiez. – Catena
d’Ambiez – Gruppo di Brenta
– Dolomiti di Brenta.
1927 - 5 agosto. Silvio Agostini, Mario Agostini e Elena Nardelli scalarono per la prima volta la minuscola e tozza Torre Jandl (poi crollata nel 1957) che prese il nome dell'alpinista trentino Oscar Jandl, tragicamente perito sulla Madonnina della Vigolata presso Trento. – Massiccio della Tosa – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1934 – 6/7 settembre. Matteo
Armani e Ettore Gasperini-Medaia salirono per il Gran Diedro Nord-ovest
della Cima
di Ghez con un’arrampicata grandiosa, di serio impegno, che si svolge
lungo il gran diedro che solca la parete esposta verso l'alta Valle d'Ambiez.
Caratteristica generale: grande camino-gola, dalle rocce levigate. - Sottogruppo
del Ghez – Gruppo
di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1937 - 11 luglio. Ettore Gasperini-Medaia e A. Miori attraversando le ghiaie della Valle d'Ambiez si portarono all'imbocco del canale che separa il Crozzet dalla parete dei Castei. Per le buone rocce gradinate a destra del canale raggiunsero la prima terrazza detritica. Seguendo tutto lo spigolo, affilatissimo, con una arrampicata brillante e molto esposta guadagnarono la vetta del Crozzet del Rifugio. - Massiccio della Tosa - Gruppo di Brenta - Dolomiti di Brenta.