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Pizzo Badile – 3308 m.

(Gruppo Masino-Bregaglia-Disgrazia)

 

Montagna del granito per eccellenza, il Badile è stato e rimarrà un simbolo delle Alpi Centrali, una cima sulla quale sono tate scritte pagine intere di grande alpinismo. Su ogni versante la montagna offre numerosi ed interessanti itinerari, più lunghi ed impegnativi quelli del versante svizzero, più comodi e brevi quelli del lato italiano.

 

 

Cresta SudVIA NORMALE

1867 - William August Brevoort Coolidge, Henry Dévouassoud e Francois Dévouassoud salirono per primi la Cresta Sud del Pizzo Badile per la via Normale.

 

Parete SudestVIA MOLTENI

1935 - 16/17 agosto M. Camporini e Mario Molteni aprono sulla Parete Sudest del Pizzo Badile la via Molteni.

 

Sulla parete Sudest troviamo diversi itinerari interessanti. Partendo dalla cresta Est e spostandosi verso sinistra abbiamo la via:

LA MUCHACHHA DE LAS BRAGAS DE ORO – (Brambilla - Jimeno - 1991 – diff. VII).

 

Proseguendo verso sinistra ecco la via:

Del TERZO PILASTRO – (BottaniCiapponiP. Dell’Oca - 1973 – diff. VI).

 

Segue la via:

VERA – (CortiGilardi - 1972 – diff. VI+).

 

Ed in ultimo, a sinistra della via Molteni, la via:

LA PRIMA VOLTA ERA UN RE – (Ottavio Fazzini e A. Fazzini - 1988 – diff. VI+) che nella parte alta sale lungo il pilastro terminale della via Molteni.

 

Parete SudestDIRETTA GIULIO FIORELLI

1982 - 13 agosto C. Pedroni, A. Rossi e C. Solvetti – diff. VII+ in libera. Itinerario vario e ripetuto che, al contrario degli altri itinerari della parete Sudest, parte lungo la fascia strapiombante basale e con tracciato diretto sale per diedri e fessure incrociando la via Molteni all’altezza del traverso. L’ultima parte nel grande dietro-fessura è la più interessante.

 

Parete Sudest – La via più conosciuta della parete è quella che sale lungo il pilastro meridionale, 1957 – Viene salita da Fiorelli-Frisia-Merendi con difficoltà fino al V+. L’itinerario ha conosciuto negli anni settanta e ottanta diverse ripetizioni, al contrario di altri sulla stessa parete come la Gola Occidentale, pericolosa per franamenti, e la Cresta Ovest, raramente ripresa.

 

Parete SudestTOTO’ RIINA

1993 - 17 gennaio D. Fiorelli, D. Grossi, G. Maspes, S. Mogavero e B. Moré.- diff. VI (durante la prima ascensione VI/A0, 60° su ghiaccio). Lunghezza 400 m. 11 tiri.

Supera nella parte basse un pilastro poco marcato, aggira a dx una torre staccata in centro parete e sale poi lungo i canali terminali. Dalla sosta 7 in estate è consigliabile proseguire sul pilastro.

 

 

PIZZO BADILE

Parete Nordovest – La via storica della parete, aperta da Vitale Bramani e Ettore Castiglioni pochi giorni dopo la salita di Riccardo Cassin e compagni alla Nordest (1937), supera il settore dx della parete, cominciando dal canalone del Colle del Badile e sbucando sulla cresta Ovest. L’itinerario ha conosciuto pochissime ripetizioni e si svolge su rocce rotte e placche con difficoltà massime di IV° e V°.

Più a sinistra di Ringo Star e con l’inizio in comune, sale l’itinerario di De Angeli, Frigerio, Redaelli del 1974, dedicato a Gino Fiorelli e con difficoltà fino al V+ e A2.

Nei diedri che delimitano a dx e sin. il Pilastro a Goccia troviamo due itinerari. Il primo nell’enorme diedro a dx del pilastro, è stato salito dai cecoslovacchi J. Benes e L. Sulovsky nel 1980 (GRAN DIEDRO – diff. VI/A1).

In prossimità del diedro a sin. del pilastro sale invece una via di G. e J. Merizzi con Mingotto e Pinciroli aperta nel 1990: FUGA DALL’OVEST, con difficoltà massime di V+.

 

Parete Nordovest – Pilastro a goccia – JUMAR ISCARIOTA

1986 - 5 agosto Tarcisio e Ottavio Fazzini con Livio Gianola sulla severa parete Nord-ovest del Pizzo Badile e aprono la diretta al Pilastro a Goccia, (Jumar Iscariota).una via estrema con passaggi fino al VII+. Uno dei grandi capolavori degli anni ottanta nelle Alpi Centrali, una linea alla ricerca dei punti più deboli delle ripide placche centrali del Pilastro a Goccia con l’uso di pochissimi spit. Molto faticose le lunghezze finali. E’ da considerarsi una delle vie rocciose più impegnative della zona, considerata anche la scarsa proteggibilità di alcuni tratti.

 

Parete Nordovest – Pilastro a goccia – GALLI DELLE ALPI

1989 - 22agosto Tarcisio Fazzini e Norberto Riva sono sulla severa parete Nord-ovest del Pizzo Badile e aprono la diretta al Pilastro a Goccia, (Galli delle Alpi).una via con passaggi fino al VII°. L’ultima nata sul Pilastro a Goccia. Arrampicata molto tecnica su placche compatte e ripide. La chiodatura a spit spesso è abbastanza lunga ma i passi più difficili sono ben protetti.

 

Parete Nordovest – Pilastro a goccia – SINELIOS

1989 - 25 giugno D. Corbetta, D. Galbiati e Gaetano Maggioni aprono la via Sinelios che sale il lato destro del pilastro con difficoltà sostenute ma non estreme

 

Parete Nordovest – Pilastro a goccia – Via CHIARA (dedicato a Chiara Giuliani)

1976 - 1-2 luglio (prima parte) - F. Boffini, G. Merizzi, Giuseppe Miotti, Giovanni Pirana.

1976 - 6 agosto (per la parte finale, dopo essersi calati dallo Spigolo Nord fino al punto massimo raggiunto) – Jacopo Merizzi e Giuseppe Miotti. Itinerario storico, ai tempi una delle più dure vie del Badile ed ora una classica impegnativa in ambiente severo. La via supera il pilastro con percorso ascendente da destra verso sinistra, nel punto dove le placche si presentano meno compatte.

 

Parete Nordovest – RINGO STAR

1985        16 e 19 agosto Ottavio Fazzini, Tarcisio Fazzini e Livio Gianola sulla solitaria e severa parete Nord-ovest del Pizzo Badile risolvono con la via Ringo Star quello che qualcuno definisce l’ultimo problema logico della montagna. L’itinerario sale nel punto più alto della parete Nordest, in direzione dell’evidente dietro finale (il “magnifico”) che sbuca sullo Spigolo Nord poco prima della vetta. Ascensione molto alpinistica con avvicinamento difficile e complicato, percorso a volte da ricercare e chiodatura quasi assente.

 

 

PIZZO BADILE

Spigolo Nord:

1923 - Dopo una serie di tentativi infruttuosi, (4 agosto) fu finto il magnifico Spigolo Nord del Pizzo Badile, da A. Zurcher con la guida Walter Risch.

Non vi è forse nelle Alpi una cresta più pura ed elegante: oggi lo Spigolo del Badile è una grande classica alpina ed offre un’entusiasmante arrampicata nell’ordine del terzo e quarto grado con qualche tratto più difficile. Ma al tempo della prima salita, l’impresa destò impressione, tanto che la prima ripetizione si fece attendere parecchio.

Grande salita classica considerata tra le più belle delle Alpi nel suo genere. La frequentazione dell’itinerario è conseguentemente elevata nei periodi favorevoli. La salita è molto lunga e, soprattutto in discesa, non va sottovalutata. Come altri itinerari classici in territorio elvetico, diversi punti di sosta e qualche ancoraggio in via è stato recentemente sostituito con chiodi ad espansione.

 

 

 

PIZZO BADILE

Parete Nordest:

 

Quando si parla del Pizzo Badile, la Cassin è diventata una sorta di via simbolo dell’alpinismo di tutti i tempi, una linea ideale che corre lungo le lisce placconate di granito della Nord-est del Badile e su cui si sono misurati generazioni e stili diversi.

 

Era l’estate del 1937, quando gli arrampicatori più forti si impegnavano in una gara a distanza per aggiudicarsi le grandi Nord delle Alpi.

 

Riccardo Cassin, che dell’Italia fascista era uno degli alpinisti di spicco, proprio nel luglio di quell’anno mise a segno uno dei suoi “colpi” più belli ma dovette vivere un epilogo macabro, la morte di due compagni. (Molteni e Valsecchi).

Da quel momento la parete si illuminò di una luce sinistra. Riccardo Cassin, Gino Esposito, Vittorio Ratti con Mario Molteni e Giuseppe Valsecchi si erano misurati con circa ottocento metri di dislivello e milleduecento di sviluppo, spendendo in parete col maltempo cinquantadue ore di cui trentaquattro arrampicando su difficoltà fino al sesto grado.

Oggi la via è una delle più classiche delle Alpi.

 

LA CASSIN IN PILLOLE

 

Una sinossi sintetica: dai primi tentativi alle ripetizioni della celebre via sulla Nord-est del Badile.

Si è scelto di soffermarsi soprattutto sulle salite che hanno segnato un punto di svolta e che sono state la testimonianza di un nuovo stile.

 

Fine Ottocento

Christian Klucker e Martin Schocher, protagonisti di grandi e difficili scalate in Val Bondasca, anche se di fatto non tentarono, dovettero perlomeno immaginare una possibile salita lungo quell’impressionante liscione di placche.

 

Primi Novecento

Negli anni trenta questa salita cominciò ad apparire possibile: il VI° grado entrava, seppur timidamente, fra i graniti della Bondasca. La grande parete” divenne oggetto delle attenzioni dei migliori scalatori del tempo che, infine, vi portarono i primi tentativi.

 

1934-35 - Alcuni alpinisti tedeschi scelsero di esplorare la linea dell’odierna Via del Fratello che, con le sue evidenti fessure, offriva un percorso ovvio, seppur molto verticale. Anche il grande Hans Burgasser vincitore della parete Nord-ovest della Sciora di dentro (1934) e dello Spigolo Nord della Trubinasca (1935) si accanì in svariati tentativi. A lui, o a una cordata tedesca, venne addirittura addebitato l’uso del trapano per infliggere i primi rudimentali chiodi a pressione.

 

1934-37 - Il comasco Mario Molteni superò con alcuni compagni i primi 200 metri di parete, iniziando un paio di centinaia di metri a destra di quello che fu poi l’attacco di Riccardo Cassin.

 

1937 - Alla vigilia della storica ascensione, insieme alle due cordate italiane formate da Riccardo Cassin, Gino Esposito, Vittorio Ratti e da Mario Molteni e Giuseppe Valsecchi, alla Capanna Sciora c’erano due fra i più forti alpinisti tedeschi: Bertl Lehmann e Fred Kaiser, anch’essi diretti al Badile. Ma poiché la partita con la “Parete” era già ingaggiata dagli italiani, i tedeschi preferirono optare per la salita al grandioso Spigolo Nord-ovest del Cengalo, che riuscirono a scalare il 15 luglio.

 

1937 - Tra il 14 e il 16 luglio Riccardo Cassin, Gino Esposito, Vittorio Ratti, Mario Molteni e Giuseppe Valsecchi salgono la parete. Ma indeboliti dal maltempo Mario Molteni e Giuseppe Valsecchi muoiono di sfinimento sulla via del ritorno.

 

1947 - Un tentativo di ripetizione viene effettuato dalla cordata composta da una cliente e dalla guida Bruno di Lugano, esperto alpinista con all’attivo la terza e la quinta ripetizione della Nord del Cervino. Sorpresi a due terzi della parete dal cattivo tempo, la cordata è obbligata a traversare verso lo Spigolo Nord, sfruttando un lungo sistema di cenge che dal centro si prolunga appunto fino allo Spigolo Nord.

 

1948 - Un secondo tentativo di ripetizione è del giugno1948, può essere definito piuttosto la ricerca di una via nuova. Ne sono protagonisti due alpinisti svizzeri assai noti per le loro salite estive e invernali, Jean Fuchs e Mormey. Anziché seguire all’inizio la via Cassin, i due preferiscono percorrere l’enorme colatoio che solca la parete Nord-est. Anch’essi vengono colti dal maltempo a metà parete e sono costretti a seguire la traversata Primi-Mittelholzer.

 

1948 - Tra il 27 e il 29 agosto 1948 Gaston Rébuffat e Bernard Pierre realizzano la prima ripetizione della Nord-est del Badile Via Cassin.

 

1949 - Il 10 luglio giungono alla base della parete Nord-est del Badile Via Cassin, due giovani Ragni di Lecco, Luigi Castagna e Carlo MauriBigio”. Luigi ha 25 anni, Bigio 19, ma sono entrambi mossi dall’entusiasmo di ripercorrere le orme del grande maestro Riccardo Cassin. Ne nasce la prima ripetizione italiana in sole 19 ore, fra il 10 e l’11 luglio ( terza assoluta).

 

1949 - Il primo agosto dello stesso anno sulla parete Nord-est del Badile Via Cassin è la volta dei francesi R. Ferlet, Maurice Herzog, J. Poincenot e Guy Poulet che assieme ad altri due Ragni di Lecco, Giulio Bartesaghi e Armando Tizzoni, compiono la quarta salita.

 

1949 - Dall’1 al 4 agosto, Andrea Oggioni, Josve Aiazzi e Baldassare Alini sono sulla parete Nord-est del Badile via Cassin che soprattutto a causa del maltempo, si attardano sulla via compiendo però la quinta salita assoluta.

 

1949 - Il successivo 9 agosto cade un mito: i fortissimi scalatori francesi Louis Lachenal e Lionel Terray salgono la parete Nord-est del Badile via Cassin in sole sette ore e mezza.

Dopo questa data il numero di ripetizioni va progressivamente crescendo e l’alone di grande difficoltà si perde definitivamente con la memorabile prima ascensione solitaria.

 

1952 - luglio. L’austriaco Hermann Buhl è l’artefice della prima ascensione solitaria alla Nord-est del Badile via Cassin in sole quattro ore e mezza ha ragione dell’immane lastronata. Da allora la via è stata più volte ripetuta in solitaria.

 

1959 - Romano Perego con Dario Mozzanica ripete la via Cassin alla Nord-Est del Pizzo Badile.

 

1961 - Di sicura importanza è la seconda solitaria alla Nord-est del Pizzo Badile via Cassin realizzata dal forte alpinista lecchese Elio Scartabelli in poco più di tre ore e mezza!.

 

1964 - Un’altra solitaria alla Nord-est del Pizzo Badile via Cassin fu portata a termine dal giovanissimo Ragno di Lecco Aldo Anghileri, che impiegò lo stesso tempo di Hermann Buhl per superare gli 800 metri di dislivello che lo separavano dalla vetta.

 

1970 - Claude Barbier realizza la prima solitaria della via Cassin sulla parete Nordest del Pizzo Badile.

 

1973 - Il gran maestro delle pareti impossibili, Nino Oppio (Nord della Sfinge, Nord del Pizzo d’Uccello, Sud-ovest del Sasso Cavallo), allora sessantasettenne, con il fido compagno Stefano Duca di 61 anni e Gabriele Maspero, 31 anni, il 13 agosto attaccano la Nord-est del Pizzo Badile via Cassin. Oltre il primo bivacco Cassin un errore di via fa loro perdere tempo prezioso e li costringe ad affrontare un primo bivacco. Poi, perlopiù a causa del maltempo, la cordata deve affrontare altre due notti in parete prima di raggiungere la cima.

 

1980 - Fra il 24 e il 26 agosto Josef Rybicka, Jan Simon e Ladislav Skalda trovano una linea seguendo la direttrice del grande colatoio centrale della parete Nord est del Pizzo Badile e aprono la via Memento mori . Il superamento dei grandi tetti basali richiese una laboriosa e difficile scalata in artificiale.

“Ricordati che devi morire” non c’è nome più adatto per indicare questa via. E’ la direttissima della parete, ma è anche la più “pazzesca” che si potesse mai pensare sulla Nord est, spesso evocata scherzosamente nei discorsi di molti “cacciatori di prime”, ma mai tentata, causa gli elevati pericoli oggettivi. Un simile problema poteva essere solo pane per i cecoslovacchi, e così fu.

 

1987 - Riccardo Cassin, che già aveva ripetuto la sua via nel 1957, torna sulla parete Nord-est del Pizzo Badile accompagnato dai migliori fra i Ragni di Lecco per festeggiare il cinquantesimo della prima ascensione e ne compie la ripetizione alla tenera età di 78 anni

 

 

INVERNALI

Gli anni ’60 vedono nascere e affermarsi prepotentemente la “moda” delle prime ascensioni invernali. Tutte le grandi pareti delle Alpi e le loro vie più rappresentative e difficili diventano oggetto dell’attenzione degli alpinisti di mezza Europa. Non fa eccezione la Nord-est del Badile, che viene corteggiata da svizzeri, francesi e italiani. La conformazione della parete gioca però un brutto tiro alle ambizioni di tutti: la scarsa verticalità consente alla neve di posarsi ovunque e di ricoprire tutte le asperità intasando le fessure. Così i numerosi tentativi si arrestano quasi sempre dopo pochi metri e nessuno riesce a superare la fatidica soglia del Diedro Rébuffat.

 

1961 - Pierre Kohlmann, Pierre Mazeaud, Habib e La Fouine riescono a portarsi in cima al Diedro Rébuffat. Ricorda Mazeaud: “L’indomani passiamo il tempo a organizzarci in quell’oceano bianco. Faccio solo un tentativo e torno giù, demoralizzato. Il Diedro Rébuffat è ricoperto di ghiaccio”.

 

1963 - Dalla parete sono costretti a ritirarsi i Ragni di Lecco, Alessandro “Ninotta” Locatelli e Felice Anghileri.

 

1964 - Devono desistere anche gli altri fortissimi Ragni di Lecco, Casimiro “Miro” Ferrari, Aldino Anghileri e Pino Negri.

 

1965 - 21-22 febbraio. Dopo aver compreso l’impossibilità di salire in invernale la Nord-est del Pizzo Badile via Cassin, i Ragni di Lecco, Casimiro “Miro” Ferrari, Aldino Anghileri e Pino Negri, si spostano alla base dello Spigolo Nord e riescono a compiere la prima invernale. Ormai si è fatta strada in tutti l’idea che l’unico modo di vincere La Nord-est può passare solo attraverso un sistematico assedio con l’uso del sistema himalayano delle corde fisse.

 

1967-68 - Si trovano alla base della parete due forti cordate: Gianni Calcagno, Paolo Armando e Alessandro Gogna e gli svizzeri Michel Darbellary, Camille Bournissen e Daniel Troillet. Ben presto gli scalatori decidono di unire le forze per vincere il formidabile ostacolo. Dopo aver piazzato circa 700 metri di corde fisse, la cordata italo-elvetica arriva in cima il 2 Gennaio 1968. L’estate successiva i sei tornano in parete per togliere tutte le corde fisse.

 

1980 - Per anni non si registrano più ascensioni invernali e solo con il mutare delle condizioni ambientali sulle Alpi e il susseguirsi di inverni particolarmente asciutti si fa strada l’idea di un nuovo tentativo invernale, questa volta in stile alpino.

 

1981 – 2 - 4 gennaio. 1° ripetizione invernale e 1° in stile alpino della Nord est del Pizzo Badile via Cassin in stile alpino. L’impresa riesce ai giovani alpinisti elvetici Danilo Gianinazzi, Marco Pedrini e Michel Piola che in tre giorni di epica scalata raggiungono il bivacco sommitale. Dopo il primo giorno gli svizzeri sono già a metà parete. Poi il tempo cambia trasformando la scalata in una corsa verso la vetta e la salvezza, essendo la ritirata molto più pericolosa e problematica. - Alpi Retiche Occidentali. - Gruppo Masino-Bregaglia-Disgrazia.

 

1981 - Colmando di stupore tutto il mondo alpinistico, nelle stesso inverno di Michel Piola, Marco Pedrini, e Danilo Gianinazzi, il lombardo Dante Porta segnala una sua ripetizione solitaria alla parete nei giorni fra il 17 e il 21 gennaio. La salita è compiuta pochi giorni dopo quella degli svizzeri, ma le condizioni pessime in cui doveva trovarsi la parete hanno sollevato dubbi sulla veridicità delle affermazioni di Dante Porta.

 

1982 - Pizzo Badile: nell’inverno due cecoslovacche tutte sole – Zuzana Hofmannova e Alena Stehlikova – salgono la temuta via Degli inglesi (hanno già al loro attivo l’invernale della via Degli Amici sulla Nord-ovest della Civetta). E’ una tappa significativa per la storia dell’alpinismo, non solo femminile, ma non ci sono giornalisti pronti a raccontarla.

 

1993 – La britannica Alison Hargreaves sale da sola in 2 ore e 30 minuti il “Linceulsulla Nord della Punta Walker alle Grandes Jorasses, la parete Nord del Cervino in 5 ore e 30 minuti, la parete Nord-Est dell’Eiger, la Nord-Est al Pizzo Badile via Cassin in 2 ore e 30 minuti, la via Allain al Petit Dru la via Comici alla Cima Grande di Lavaredo, nella stessa estate impiegando in totale 23 ore e 30 minuti. - VEDI: TABELLA - “Velocità e Concatenamenti Sportivi”.

 

2007 - Fabio Valseschini, è l’autore della solitaria invernale sulla Via del Fratello al Pizzo Badile Pilastro Est-Nordest.

 

2008 - 16/20 febbraio. Fabio Valseschini, compie unaltra spettacolare salita sulla parete Est-Nordest del Pizzo Badile, la selvaggia pala di granito che svetta tra la Val Masino e la Val Bondasca con i suoi 3.308 metri d'altezza. - Realizzando la solitaria invernale della Via degli Inglesi, aperta nel 1968 da Mike Kosterlitz e Dick Isherwood, è lunga oltre cinquecento metri, difficoltà sesto grado e A2. L'alpinista lecchese ha raggiunto la base della parete sabato 16 febbraio e dopo un bivacco ha attaccato la via, che prima di sabato non aveva mai salito.

Poco dopo la partenza ha subito uno stiramento ad un braccio, che però non lo ha fermato. Valseschini ha proseguito, carico di sacco a pelo, viveri, materiale d'arrampicata e attrezzatura per affrontare tratti di ghiaccio.

Ha passato quattro giorni sulla parete, bivaccando per tre volte sull'amaca che si era portato dietro dalla partenza. Dopo aver raggiunto la cima, nel pomeriggio del 20 febbraio, Valseschini è sceso dalla via normale, sul versante italiano.

"Una salita e una scelta - ci ha raccontato l'alpinista - che vogliono anche essere una risposta a chi, l'anno scorso, ha polemizzato sulla mia discesa in elicottero dalla montagna". Allora, Valseschini rimase bloccato per ore sulla vetta del Badile, in balia di una tempesta di neve che gli impediva di scendere. E la famiglia mandò un elicottero per il recupero, peraltro non richiesto dall'alpinista.

 

2008 – 20/21/22 febbraio. Rossano Libera realizza la 1° salita solitaria invernale della Via Cassin sulla parete Nord-est del Pizzo Badile.

 

 

 

TUTTE LE VIE DELLA PARETE NORD-EST DA DESTRA A SINISTRA

 

  1. Peter Pan                             1986    Paolo Vitali, Sonia Brambati e Adriano Carnati.
  2. Neverland                             1986    Paolo Vitali, Sonia Brambati e Adriano Carnati.
  3. Another day in Paradise     1991    B. e K. Muller con H Zgraggen
  4. Diritto d’autore                    1978    Paolo Vitali, Sonia Brambati e Adriano Carnati
  5. Linea Bianca                        1978    Igor Koller con Stanilav Silhàn

5a  Moscacieca                            1986    Paolo Vitali e Adriano Carnati

  1. Favola ribelle                        1988    Paolo Vitali, Sonia Brambati e Adriano Carnati
  2. Cassin                                    1937    Riccardo Cassin, Gino Esposito, Vittorio Ratti, Mario Molteni e Giuseppe Valsecchi
  3. Via dei fiori                           1978    Igor Koller con Stanilav Silhàn
  4. Memento mori                      1980    Josef Rybicka, Jan Simon e Ladislav Skalda
  5. Via del fratello                      1970    Gianni e Antonio Rusconi di Valmadrera
  6. Pilastro est nordest               1973    Tiziano Nardella, Elio Scarabelli, Daniele Chiappa e Giulio Martinelli
  7. Hiroschima                            1993    Valentino e Rossano Libera
  8. Felice Battaglia                     1953    Claudio Corti e Felice Battaglia
  9. Via degli Inglesi                    1968    Mike Kosterlitz e Dick Isherwood
  10. Via dei Cechi                        1975    Andrej Belica e Igor Koller
  11. Diretta del Popolo                1987    Tarcisio Fazzini, Ottavio Fazzini e Livio Gianola
  12. Est-asi                                               1991    Gianluca Maspes e Luca Salini

 

 

TUTTE LE VIE DELLA PARETE NORD-EST IN ORDINE CRONOLOGICO

 

VIA CASSIN Parete Nord Est (7.)

 

Prima salita: Riccardo Cassin, Gino Esposito, Vittorio Ratti, Mario Molteni e Giuseppe Valsecchi 14-16 luglio 1937.

Dislivello: 800 m.

Sviluppo: 1200 m.

Tempo di salita: 34 ore di arrampicata effettiva.

Durata: 52 ore in parete con due bivacchi.

Chiodi usati: 45, dei quali parecchi lasciati in parete.

 

 

FELICE BATTAGLIA (13)

 

Proprio sulla parete Est Nordest, il 17 e 18 agosto 1953 Claudio Corti e Felice Battaglia apriranno una difficilissima via il cui alone di mistero venne svelato solo nell’agosto 1975 con la prima ripetizione ad opera dello stesso Corti in cordata con Sergio Lanfranconi. La storia ci ricorda come il Corti, giunto al Rifugio Sasc Fourà desideroso di aprire una nuova via sul Badile, trovò in Felice Battaglia il compagno occasionale per l’impresa. Giunti in vetta dopo l’estenuante arrampicata, un fulmine colpì il Battaglia facendolo precipitare. A lui Claudio Corti ha dedicato la via. Le estreme difficoltà segnate furono confermate (terza probabile ascensione Massimo Colombo e Giancarlo Riva il 29 luglio1984).

Dislivello: 600 m (13 lunghezze)

Difficoltà: TD sup. (V, VI, VI+ e A0).

 

 

VIA DEGLI INGLESI (14)

 

Nell’estate del 1968 due inglesi, Mike Kosterlitz e Dick Isherwood erano in Bondasca per compiere la prima ripetizione della via Felice Battaglia. Trovarono il canalone del Cengalo coperto da neve durissima i due si portarono sul versante italiano e scesero in doppia dal Colle del Cengalo inaugurando per primi questo originale, ma rapido e sicuro, modo di approcciare le vie della parete Est Nordest. Erano due fortissimi scalatori, abituati alle alte difficoltà ed espertissimi nella tecniche di salita in fessura. Forse per questo motivo, fatti pochi tiri di corda, non trovando il punto in cui la via di Corti-Battaglia traversava a sinistra, i due proseguirono direttamente lungo la fessura principale della parete. Da un errore nasceva uno stupendo itinerario diretto di elevata difficoltà, destinato ad essere per anni una delle più dure salite delle Alpi Centrali. L’apertura della via richiese due giorni di scalata: l’8 e il 9 luglio.

La prima ripetizione della via fu compiuta dai fortissimi scalatori Ruedi Homberger e Hans Wellenzohn nel 1972 e le sue elevate difficoltà furono confermate. La Kosterlitz è stata più volte percorsa in solitaria (Sergio Savio, Antonello Cardinale, Alessio Bortoli) e infine è stata sorprendentemente ripetuta in inverno da una cordata interamente femminile, composta dalle cecoslovacche Zuzana Hofmannova e Alena Stehlikova che diedero un bello smacco al maschilista orgoglio di molti pretendenti all’impresa.

Dislivello: 650 m (16 lunghezze)

Difficoltà: ED- (V+, VI, VI+ e A1).

 

 

VIA DEL FRATELLO (10)

 

Da tempo i migliori alpinisti del lecchese avevano puntato gli occhi sulla principale struttura del versante Nord est: il poco pronunciato, ma imponente Sperone Est Nordest che piomba verticale sul ghiacciaio dove ha inizio il canalone del Cengalo.

La linea di salita era evidentissima tanto che proprio lungo questa direttrice pare siano stati portati i primissimi tentativi di scalata alla parete Nord-est, ancora prima che giungesse Cassin (Gianni Rusconi trovò, al termine del quarto tiro, un vecchio chiodo con un cordino di canapa che si sbriciolò fra le dita).  Nell’estate del 1969 un gruppo di alpinisti, fra cui Tono Cassin (figlio di Riccardo), si portò molto in alto sullo sperone; il successivo arrivo del maltempo e il suo persistere resero vani ulteriori tentativi. Ma un simile problema non poteva non scatenare la solita “corsa alla vetta”. Alla via si stavano interessando anche alcuni scalatori svizzeri e dell’Est europeo. Fra i pretendenti c’erano i fratelli Gianni e Antonio Rusconi di Valmadrera. Gianni era della cordata che aveva tentato la via nell’estate del 1969, e voleva chiudere il conto con la parete a qualunque costo. Con un coraggio e una determinazione incredibili, i due fratelli iniziarono l’assedio al Badile nella stagione meno propizia, l’inverno. (14/19 Marzo 1970). Combattendo con il mal tempo, con la neve alta, con le slavine e l’inevitabile depressione che prende chiunque entri in quel buco buio che è la Bondasca d’inverno, i Rusconi guadagnarono lentamente quota attrezzando il percorso con corde fisse fin quasi all’uscita delle grandi difficoltà. Epico fu l’assalto finale alla vetta ostacolato da un fortissimo maltempo.

La prima ascensione solitaria fu compiuta nel 1979 dal giovanissimo sassista di Sondrio Giovanni Pirana.

Dislivello: 800 m (25 lunghezze)

Difficoltà: TD+ (V, VI, A1). ED (VII) se in completa arrampicata libera.

 

 

PILASTRO EST NORDEST (11)

 

Pochi anni dopo la grandiosa impresa dei Rusconi altri scalatori si accorgono che il vero problema del Pilastro Est Nordest rimaneva ancora da risolvere. Probabilmente l’idea di questa linea fu di Tiziano Nardella, fortissimo artificialista, ma anche alpinista di notevole esperienza su tutti i terreni. Dopo alcuni tentativi invernali cui partecipò anche il valtellinese Carlo Pedroni, Tiziano Nardella portò il suo affondo decisivo fra il 9 e il 13 settembre del 1973. Assieme al milanese erano Elio Scarabelli, Daniele Chiappa e Giulio Martinelli: un team veramente inarrestabile. Al termine ne uscì una grandiosa scalata di altissima difficoltà dove, per la prima volta nella storia del Badile, furono impiegati i chiodi a pressione.

La prima ripetizione fu compiuta in giornata da Ruedi Homberger e Toni Holdner di Arosa.

Prima salita invernale: Antonello Cardinale e Danilo Valsecchi che la condussero fra il 30 dicembre 1983 e il 4 gennaio 1984.

Dislivello: 800 m (25 lunghezze)

Difficoltà: ED (V, VI, A1, A2, A3).

 

 

VIA DEI CECHI (15)

 

Il 1 e il 2 agosto 1975 i fortissimi Andrej Bellica e Igor Koller superano brillantemente la rettilinea fessura parallela a sinistra della via degli Inglesi.

I tempi sono armai in fase di cambiamento; lo dimostrano le elevate difficoltà in arrampicata libera e la scarsezza di settori in artificiale. Si tratta di una bellissima linea il cui unico neo consiste nella necessaria salita (o discesa) del canalone del Cengalo che oltre richiedere piccozza e ramponi, a stagione avanzata è piuttosto pericoloso causa la caduta di pietre.

La prima ripetizione della via spetta ai cugini Tarcisio Fazzini e Ottavio Fazzini di Premana che la portarono a termine il 28 luglio del 1986.

Dislivello: 600 m (20 lunghezze)

Difficoltà: ED- (VI+, VII- e A0).

 

 

VIA DEI FIORI (8.)

 

Il 20 agosto 1978 Igor Koller con Stanilav Silhàn compiono un autentico capolavoro d’arrampicata libera, trovando una linea di salita che incrocia la Cassin a circa metà altezza, per poi uscire sullo Spigolo Nord non molto sotto la vetta. La via dei Fiori è un itinerario molto impegnativo in arrampicata libera, con tratti in aderenza che i primi salitori valutarono V+, ma che, sicuramente, sono ben più duri. Qualche passo in artificiale si trova solo nella parte iniziale caratterizzata dal superamento di alcuni tetti. La via conta diverse ripetizioni e si avvia a diventare una grande classica, ma l’itinerario richiede anche molta esperienza a causa di qualche difficoltà d’orientamento nella parte superiore.

Dislivello: 700 m (29 lunghezze fino allo spigolo Nord)

Difficoltà: ED (VI+ e A0).

 

 

LINEA BIANCA (5 )

 

Il 22 agosto 1978 Igor Koller con Stanilav Silhàn tornano sulla Nord-est attratti dalla possibilità di aprire una nuova via a destra della Cassin, seguendo l’improbabile direttrice di una striscia di rocce più chiare che solca verticalmente la muraglia e aprono la via Linea Bianca.  La via è oggi una delle grandi classiche della parete e conta diverse ripetizioni.

Inoltre è segnalata una prima invernale e prima solitaria compiuta da Roberto Clerici, ma su questo exploit restano dubbi.

Dislivello: 700 m (24 lunghezze, tre in comune con la Cassin).

Difficoltà: TD+ (VI).

 

 

MEMENTO MORI (9 )

 

Fra il 24 e il 26 agosto 1980 Josef Rybicka, Jan Simon e Ladislav Skalda trovano una linea seguendo la direttrice del grande colatoio centrale. Il superamento dei grandi tetti basali richiese una laboriosa e difficile scalata in artificiale.

“Ricordati che devi morire” non c’è nome più adatto per indicare questa via. E’ la direttissima della parete, ma è anche la più “pazzesca” che si potesse mai pensare sulla Nord est, spesso evocata scherzosamente nei discorsi di molti “cacciatori di prime”, ma mai tentata, causa gli elevati pericoli oggettivi. Un simile problema poteva essere solo pane per i cecoslovacchi, e così fu.

L’unica e più saggia ripetizione della via fu compiuta nell’inverno del 1982 da un altro team di “cechi”: Frantisek Bauer e Jan Doubal che si aggiudicarono pertanto anche la prima invernale.

Dislivello: 800 m (oltre 30 lunghezze di corda)

Difficoltà: ED (V, VI e A3)

 

 

PETER PAN (1 )

 

La prima via a sinistra dello spigolo è una delle più recenti, essendo stata aperta il 2 agosto 1986 da Paolo Vitali, Sonia Brambati e Adriano Carnati.

La scalata, 14 lunghezze, VII (VI+ obbligatorio), si svolge su placche compatte e difficilmente proteggibili, con poche protezioni in posto.

Dislivello: 800 m (oltre 30 lunghezze)

Difficoltà: ED (VI, A0 e A1 oppure VII)

 

 

MOSCACIECA (5a)

 

Il 3 agosto 1986 Paolo Vitali e Adriano Carnati tentano di ripetere la Linea bianca perdendosi però nel mare di placche compatte. I due non erano ovviamente dei pivelli, erano abilissimi scalatori notevolmente esperti nella tecnica d’aderenza e infatti trovano lo stesso una via per uscire sullo Spigolo Nord. Nasceva così questo itinerario che può essere considerato come una variante della via di Igor Koller.

Dislivello: la via si stacca dalla Linea bianca uscendo a destra sullo Spigolo Nord (5 lunghezze).

Difficoltà: VII

 

 

NEVERLAND (2 )

 

Il 16 agosto 1986 il team Paolo Vitali, Sonia Brambati e Adriano Carnati torna in parete per aprire una nuova via che superi le placconate del settore destro della Nord est. Ne esce Neverland.

Anche in questo caso le compattissime e poco proteggibili placche richiedono buone capacità in aderenza e un certo “pelo sullo stomaco”.

Nell’estate del 1993, il giovane scalatore valtellinese Gianluca MaspesRampikino”, riusciva nella bell’impresa di ripetere la via in solitaria e senza alcuna autoassicurazione.

Dislivello: 400 m (11 lunghezze)

Difficoltà: TD+ (V eVI).

 

 

DIRETTA DEL POPOLO (16)

 

L’estate del 1987 vide l’incontro al rifugio Sasc Fourà di due fra i più forti e attivi arrampicatori lombardi del momento: Tarcisio Fazzini e Paolo Vitali.

Tarcisio Fazzini era salito in Bondasca col cugino Ottavio Fazzini e Livio Gianola per tentare una nuova via a destra della via dei Cechi sulla Est Nordest.

Avevano visto quella fessura l’anno precedente durante la prima ripetizione di quella via e ora erano lì per chiudere il conto. Ne uscì una bellissima scalata, quasi completamente in libera e mai estrema, al punto che i tre la chiamarono Diretta del popolo proprio perché la ritenevano adattissima a essere ripetuta e diventare una grande classica.

Dislivello: 600 m (13 lunghezze)

Difficoltà: ED- (VI+, e A1).

 

 

DIRITTO D’AUTORE (4 )

 

L’11 luglio 1987 la cordata Paolo Vitali, Sonia Brambati e Adriano Carnati riusciva nella salita di Diritto d’Autore. La via risolveva il problema posto dal settore di lisce placche compreso fra Neverland e la Linea bianca. Si tratta di una dura arrampicata in aderenza su roccia compatta e difficilmente proteggibile anche se è stata lasciata completamente attrezzata (13 chiodi e 7 spit).

Dislivello: 500 m (12 lunghezze)

Difficoltà: ED- (VI).

 

 

FAVOLA RIBELLE (6.)

 

Il 23 luglio 1988 gli immancabili Paolo Vitali, Sonia Brambati e Adriano Carnati aprivano questa nuova linea che s’apre un varco fra la Linea bianca e la via dei Fiori.

Ambiente grandioso per una scalata d’alta difficoltà in aderenza.

Dislivello: 550 m (14 lunghezze)

Difficoltà: ED- (passi fino al VII).

 

 

ANOTHER DAY IN PARADISE (3.)

 

Fra il 19 e il 20 luglio 1991 tre alpinisti Svizzeri B. e K. Muller e H Zgraggen, aprivano la prima via del Badile con sistematico uso degli spit. Ovviamente l’itinerario è diventato in breve uno dei più ripetuti della parete grazie all’ottima possibilità di assicurazione che consente. La linea di salita corre appena a sinistra di Neverland.

Dislivello: 500 m (21 lunghezze)

Difficoltà: VII (VI+ obbl.).

 

 

EST-ASI (17)

 

L’ultima via della parete Est Nordest fu opera dei giovani scalatori Gianluca Maspes e Luca Salini che la realizzarono nell’estate del 1991.

Partiti per ripetere la via dei Cechi i due realizzarono la loro “prima” per un errore nella scelta del punto d’attacco. Salirono quindi, e con scarsissimo materiale a disposizione, l’ultima importante fessura che solca il settore sinistro della parete. Purtroppo poco dopo la prima ascensione, un franamento ha in parte rovinato l’itinerario rendendolo pericoloso.

Dislivello: 400 m.

Difficoltà: ED (VII).

 

 

HIROSHIMA (12)

 

Nel 1993 restavano ancora da riempire il vuoto fra la via degli Inglesi e la Nardella sul Pilastro Est Nordest. Si trattava di un settore di parete veramente impressionante e monolitico ma le nuove tecniche e la preparazione dei moderni scalatori rendevano quanto meno concepibile un tentativo.

Ci pensano i fratelli di Novate Mezzola Valentino e Rossano Libera che nell’agosto del 1995, nel giorno dell’anniversario dell’esplosione della prima bomba nucleare coronano il loro progetto.

Si tratta di una via durissima, sempre in arrampicata libera, con difficili passaggi obbligatori e scarse protezioni. A tutto ciò si aggiunge l’ambiente severo e ostile in cui si svolge.

Dislivello: 400 m fino alla congiunzione con la via Nardella (10 lunghezze)

Difficoltà: ABO (VIII obbligatorio).

 

 

 

 

1899 - 26 agosto. Giovanni Battista Gugliermina con Giuseppe Gugliermina e Natale Schiavi con Michele Motta effettuano la prima ascensione e traversata da Est a Ovest dell’aereo colle fra il Picco Luigi Amedeo e il Mont Brouillard che chiameranno Col Emile Rey (4027 m.) a ricordo della grande guida di Courmayeur, Emile (Emilio) Rey, caduta nel 1895 a soli 49 anni alla Gengiva del Dente del Gigante. Per 20 anni svolse un’attività alpinistica eccezionale, di alto livello tecnico e di esplorazione; fra le sue prime ascensioni assolute o vie nuove si annoverano: Aiguille Noire de Peutérey, Aiguille de Talèfre, Calotte de Rochefort, Aiguille Blanche de Peutérey, Charmoz (traversata), Dru (traversata), Monte Bianco (invernale), Aiguille de Bionnassay (Sud e Est), Castore (Nord), Grandes Jorasses (invernale), Ago di Sciora, Pizzo Badile (Est), Cima di Rosso (Nord), Dent d'Hérens (Ovest), Monte Bianco (Cresta de Peutérey). – Contrafforti Italiani - Massiccio del Monte Bianco.