1961 – marzo. Mentre Casimiro Ferrari e Giuseppe Conti sono in ospedale per un grave incidente in Grigna, Pierlorenzo Acquistapace, con Giuseppe Alippi (Det) e Giuseppe Lafranconi portano a termine la prima invernale della via dei Francesi (la via Couzy) alla Nord della Cima Ovest di Lavaredo. Da segnalare che per questa prima invernale (febbraio) ha luogo una vera e propria gara: Giorgio Ronchi e Roberto Sorgato attaccano la parete per primi ed arrivano a buon punto ma, dopo un pauroso volo di Sorgato a causa della fuoriuscita di un chiodo, devono essere tratti in salvo, permettendo al trio lecchese di raggiungere la vetta per primi.
1961 – Pierlorenzo Acquistapace e Giuseppe Lafranconi in
agosto vanno a tentare la Nord dell’Eiger.
All’origine dovevano essere in tre: Giuseppe Alippi (Det), Pierlorenzo Acquistapace (Canèla) e Giuseppe Lafranconi. L’idea
della Nord dell’Eiger era nata sui bivacchi della loro prima invernale
della via dei Francesi (la via Couzy) alla Nord
della Cima Ovest di Lavaredo.
Racconta quello sfortunato tentativo Giuseppe Lafranconi:
Ma, Giuseppe Alippi (Det) che aveva una piccola azienda agricola non
poteva venire perché doveva fare il fieno su ai Resinelli. Allora ci
siamo messi d’accordo io e Pierlorenzo Acquistapace (Canèla). Lui
andava avanti con la sua Lodola; siccome era di leva, non era sicuro di
riuscire a passare la frontiera italiana. Se entro la sera non mi avesse
chiamato o non fosse ritornato, sarei partito anch’io e ci saremmo incontrati
subito dopo Chiasso, a Monteceneri. Io aspettai fino al pomeriggio, nessuna
chiamata e allora partii con il mio Galletto. Ci incontrammo a Monteceneri
e con le due moto andammo a Grindelwald.
Alla stazione del trenino giù
in basso ci dissero che non c’erano più treni fino al giorno dopo. Allora con
le moto abbiamo risalito la strada sterrata che portava ad Alpiglen,
siamo andati su fin dove le moto
ci hanno portato e lì abbiamo messo la nostra tendina.
Il giorno dopo abbiamo
attaccato: il tempo era buono, davanti a noi c'era una cordata austriaca. Il Canèla
era davanti; io ero secondo. All’Hinterstoisser siamo passati; c’era un
cordino un po’ malandato ma ci è stato di aiuto. Al Nido di Rondine ci siamo fermati per bivaccare. Eravamo su di giri, il
Canèla fumava ed era contento.
Un po' più tardi sono arrivati
due inglesi, erano Don Whillans e Christian Bonington. Erano
sotto di noi; dove stavamo noi non c'era posto. Ci capivamo a gesti e con
qualche parola francese. Di notte ha cominciato a piovere e a scaricare acqua e
sassi. Il tempo era cambiato e in breve tempo eravamo bagnati fradici. La
mattina il Canèla mi dice: «Andiamo giù prima che sia troppo tardi».
Abbiamo sistemato gli zaini: gli inglesi dicevano: «No, no!» ed era chiaro che
loro aspettavano lì. Gli abbiamo lasciato delle scatolette di carne e di frutta
sciroppata. Poi abbiamo buttato giù le doppie. Ma nello sfilare la corda per
fare una seconda calata, la corda si era bloccata. Abbiamo gridato su e uno
degli inglesi è sceso a liberarla.
Veniva giù di tutto, l'Hinterstoisser
era tutta una cascata, ma ci spaventavano i sassi. Bisognava guardare su e
partire, guardare su e partire.
In poche ore eravamo giù ad Alpiglen.
Siamo andati all’albergo ad asciugarci. Non avevamo più soldi se non per la
benzina. Lì all’albergo c’era un gran movimento di giornalisti e fotografi.
Siamo venuti a sapere che i due inglesi erano appena tornati dal Pilone
Centrale del Freney e l'avevano scalato compiendo la prima ascensione. Adesso erano lì per
l'Eiger. Anche gli inglesi non avevano ancora scalato la Nord.
C'era Guido Tonella, il giornalista che scriveva per il Corriere
della Sera. Correva la voce che noi italiani non eravamo fatti per l'Eiger,
dato che anche stavolta ci eravamo ritirati. Ricordo che il Canèla ebbe
una mezza discussione con il Tonella.
La sera arrivano giù anche gli inglesi. «Allora non sono solo gli
italiani ad avere paura!» dice il Canèla. Tonella lo venne a
cercare perché voleva fargli un'intervista. «Bene, allora la facciamo se ci dai cento franchi! » E così riuscimmo a star lì ancora un po'. Poi il tempo non si aggiustò e, con le nostre
moto, tornammo a casa. Il Canèla aveva finito le sigarette e quando
siamo arrivati su al Sustenpass, c'era un distributore automatico, ma ci
volevano monete svizzere. Noi non ne avevamo. Il Canèla tentò di far
funzionare la macchinetta con monete italiane, diede qualche scossone, ma non
c'era niente da fare. Niente sigarette. Mentre era lì che smoccolava e
imprecava, una macchina si fermò. Chiesero che problema c'era e lui spiegò che
aveva bisogno di sigarette. Loro furono gentili e gli diedero dei franchi per
prendersi quel benedetto pacchetto!
1963 - 25 luglio. Giuseppe Lafranconi e Gianni Ribaldone
aprono sulla parete Ovest della Cima
Molveno la via diretta superando una fessura incisa poco a
sinistra del centro della gran macchia gialla che caratterizza la parete Ovest.
Dislivello: circa 220 m; chiodi usati 14, lasciati 4. Difficoltà continue di
IV, una lunghezza di Al e A2. - Catena
degli Sfulmini – Gruppo
di Brenta – Dolomiti di
Brenta.
1965 - Il 13 agosto Giuseppe Lafranconi fu sulla Furggen con Annibale Zucchi. Percorsero la nuova via, versante Sud-Sudest.
1972
– estate. Lorenzino
Cosson e Giuseppe Lafranconi,
superano la parete ripida e strapiombante Nord-Est
e Nord della Chandelle
du Mont Blanc du Tacul già discesa in corda doppia dai primi salitori (Bonatti-Gallieni). Roccia ottima; in
posto i chiodi più utili e i cunei. Dislivello 140 m. Difficoltà TD, V con
passaggi A1 e A2. - Satelliti
del Mont Blanc du Tacul - Gruppo
Mont Blanc du Tacul - Massiccio
del Monte Bianco.
1996
– 29 luglio. La spedizione italiana guidata da Agostino
Da Polenza denominata “K2 Geoexpedition 96” composta da sette Ragni
di Lecco: Carlo
Besana, Giuseppe Lafranconi, Lorenzo
Mazzoleni, Marco
Negri, Mario
Panzeri, Salvatore
Panzeri, Antonio
Taglialegne e quattro alpinisti esterni: Agostino
Da Polenza, Carlo
Ferrari, Giulio
Maggioni, Gianpietro
Verza e la Guida Ticinese Aldo
Verzaroli che si occuperà anche delle riprese cinematografiche.
Ma raggiungeranno la vetta del K2 salendo per lo Sperone Abruzzi, la seconda vetta più alta della terra solo Mario
Panzeri, suo fratello Salvatore
Panzeri, Giulio
Maggioni e Lorenzo
Mazzoleni e con loro anche il giapponese Masafuni
Tadaka reduce da un tentativo solitario alla vetta che incoraggiato
dalla loro presenza ritenta nuovamente la cima.
I 5 alpinisti che insieme avevano raggiunto la cima si erano sgranati nel ritorno: il primo a rientrare era stato Giulio Maggioni, 33 anni, dopo di lui i fratelli Salvatore Panzeri e Mario Panzeri, 33 e 32 anni, e il giapponese Masafuni Tadaka. Lorenzo Mazzoleni, invece, era rimasto indietro. I suoi compagni di cordata l'hanno visto per l'ultima volta mentre si preparava ad affrontare uno dei passaggi più difficili del tracciato, probabilmente è caduto nella zona del «Collo di Bottiglia». E’ stato ritrovato morto il giorno successivo da Gianpiero Verza compagno di spedizione che aveva deciso di salire da solo in piena notte a cercare l’amico. Solo il giorno successivo, dopo ore di disperate ricerche, con Aldo Verzaroli individuò il suo corpo privo di vita sotto una zona di seracchi, nei pressi della Via Cesen, a 8.000 metri di quota su un nevaio lontano dalla pista seguita per la discesa. - Karakorum - Himalaya.