IL GRANDE TEAM DEI SELLA che nell’ambito dell’esplorazione invernale assumono un ruolo di assoluta preminenza e con le proprie potenzialità ne determinano una florida storia tutta nostrana. Tralasciando una volta tanto l’augusto capostipite, Quintino, promotore e fondatore del Club Alpino Italiano nel 1863 (anche ministro delle Finanze dei governi Rattazzi e La Marmora, l’uomo “lèsina” per via della Tassa sul macinato e dell’Imposta sulla Ricchezza mobile), sono i suoi figli e quelli del fratello Giuseppe Venanzio, e cioè Alessandro, Alfonso e Corradino (figli di Quintino) e Vittorio, Erminio, Carlo-Maurizio e Gaudenzio (figli di Giuseppe Venanzio) che progettano e si impegnano in tutta una serie di ascensioni “hiemali” di altissimo rango e che, nel nostro sofisticato presente tecnologico, ancora stupiscono ed emozionano.
Il regista è Vittorio Sella (1859-1943), che dopo due tentativi nel febbraio del 1882, con Jean-Antoine Carrel, Jean-Battista Carrel e Louis Carrel, partito dal Breuil alle ore 23 del 16 marzo 1882 sale la Cresta del Leone del Cervino e si cala giù per quella dell’Hornli, lungo la quale trascorre la notte del 17. Ammirato ed entusiasta il grande William August Brevoot Coolidge scrive: “E’ la più grandiosa salita invernale finora realizzata”.
L’anno dopo Vittorio Sella è assieme alla signora F. Burnaby-Le Blond: affronta il Monte Rosa, inutilmente. Ci riesce invece il 26 gennaio 1884 con Jean-Jacques Maquignaz, Daniele Maquignaz e B. Aymonod. Partendo dal Breuil con due bivacchi realizza la prima invernale alla Punta Dufour 4633 m. Passa un altro anno e con metodica programmazione Vittorio Sella questa volta bissa: il 2 marzo prima al Gran Paradiso per la normale con Jean-Jacques Maquignaz, Daniele Maquignaz e S. Aitken e al Monte Rosa; prima, il 21-22 marzo, con i cugini Alfonso Sella e Corradino Sella, Pietro Gugliermina e con Jean-Jacques Maquignaz dal Col d'Olen per il Passo del Naso e la Cresta Perazzi alla cima del Lyskamm Orientale 4527 m.
Oramai il Monte Rosa diventa la montagna preferita dalla Famiglia Sella. Il 18 gennaio 1886 Corradino Sella e Gaudenzio Sella con Jean-Jacques Maquignaz, Pietro Gugliermina e i portatori Buscaglia e Gilardi salgono la Punta Gnifetti 4554 m.
Notevole l'impresa del 5 gennaio 1888, la prima traversata invernale del Monte Bianco da Courmayeur a Chamonix di Alessandro Sella, Corradino Sella, Erminio Sella e Vittorio Sella con Emile Rey, Jean Joseph Maquignaz, Baptiste Maquignaz e Daniele Maquignaz e con due portatori.
Ed a coronamento la grande saga familiare del 19 febbraio 1889 dei Sella (Corradino Sella, Erminio Sella, Gaudenzio Sella e Vittorio Sella) che con Baptiste Maquignaz e Daniele Maquignaz e Cesare Gamba compiono la traversata del Monte Rosa salendo alla Dufour per la Cresta Rey con discesa al Riffel. Ma non è da dimenticare che già il 9 gennaio 1880 Corradino Sella e Gaudenzio Sella avevano inaugurato l'alpinismo invernale nell'Appennino con la salita per il versante Ovest del Corno Grande del Gran Sasso. Una salita in parte resa più difficile per la necessità di partire e ritornare ad Assergi in giornata non essendovi “luogo conveniente ove passare la notte”.
I Sella progettano con estrema meticolosità le proprie imprese, studiano l’abbigliamento più idoneo a sopportare i rigori della stagione: si fanno confezionare degli enormi scarponi superiori di tre misure alla abituale, nei quali infilano i piedi ricoperti da un paio di calze di seta e due paia di lana ed inzeppano di paglia il restante spazio libero. Stessa protezione per le mani: un paio di guanti di seta, un paio di muffole, un paio di lana e sopraguanti ricavati dalla grossa tela per le vele usata dai pescatori. Identica tela per i soprapantaloni ed un giaccone lungo fino alle ginocchia. Con simile "corredo" (una quindicina di chili, più l'attrezzatura e lo zaino!) riescono a bivaccare e ad impegnarsi a quota 4000 per più giorni.
Il modo migliore per valutare Vittorio Sella nella sua reale dimensione trova riscontro solo considerandolo come fotografo di assoluta perfezione tecnica: nelle sue lastre di grande formato lo scenario alpino si emblematizza, al di fuori del tempo, come trasposizione formale di inesprimibile perfezione. Figlio d'arte, inizialmente viene instradato dal padre, dopodiché il fotografo professionista biellese Vittorio Besso gli presta una macchina e lui parte alla grande: a vent'anni riprende un panorama delle Alpi dalla vetta del Monte Bianco. Quando, nemmeno trentenne, nel 1888 viene nominato membro onorario dell’Alpine Club è già notissimo: le sue esposizioni nei più elitari saloni d'Europa riscuotono riconoscimenti prestigiosi.
Nel 1889, 1890 e 1896 si reca nel Caucaso: esplora, compie prime ascensioni e naturalmente fotografa.
Dopodiché come tale viene invitato a partecipare a importanti spedizioni: nel 1897 è con Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi al Sant'Elia in Alaska; nel 1899 con Douglas William Freshfield ed il fratello Erminio Sella è in Himalaya al Kanchenjunga. Nel 1906 nuovamente con il Duca degli Abruzzi al Ruwenzori, nel 1909 sempre con il Duca degli Abruzzi è al memorabile tentativo di salita del K2. Ad un secolo di distanza le sue 4000 lastre 30 x 40 e pellicole sono di una purezza stilistica insuperata.
Per concludere il 3 febbraio 1890 prima invernale dello Chateau des Dames 3488 m da parte di G. M. Spurgazzi con le guide Jean-Jacques Maquignaz e Jean-Baptiste Maquignaz padre e figlio, ma è da sottolineare che i Sella: imponendosi così autoritariamente alle luci della ribalta, seppur involontariamente, hanno spesso relegato nella penombra l’attività di altri alpinisti quali Carlo Ratti, Cesare Fiorio, Giuseppe Corrà, Alessandro Martelli...ed altri.
1882 - 28 luglio. Jean-Joseph Maquignaz, in quattro giorni, assistito dal figlio Battista Maquignaz e da suo nipote Daniele Maquignaz aprirono una via sulla parete che porta alla cima Sudovest del Dente del Gigante (4014 metri) che raggiunsero. Il giorno dopo guidarono i loro clienti, quattro membri della Famiglia Sella (i fratelli Alessandro, Alfonso e Corradino e il loro cugino Gaudenzio), sulla stessa via. Alessandro Sella riferì che in diverse posizioni furono «costretti a scavare la roccia» e che a un certo punto «dovettero formare una scala con le piccozze.». Piazzarono inoltre dei pioli di ferro ai quali appesero 100 metri di corda. Di tutti questi mezzi artificiali oggi restano delle grosse funi periodicamente sostituite. Tutto questo armamentario, per non parlare degli «scavi» e dei pioli di ferro, ha contribuito a screditare la scalata di Jean-Joseph Maquignaz, probabilmente molto difficile per quel periodo, ed è triste che, per quanto riguarda questa scalata come per quella sulla Cresta italiana del Cervino, la diretta della parte finale, non si sia in grado di formulare una valutazione adeguata delle sue conquiste. La cosa più sorprendente è che dopo tanto lavoro le guide non siano riuscite a raggiungere il punto più alto neppure nelle due ripetizioni avvenute poco dopo. - Gruppo Géant-Rochefort - Massiccio del Monte Bianco.