Alessandro Gogna: (Genova), creativo, alpinista di audacissime imprese, uno dei migliori alpinisti italiani dell’ultima generazione, il quale sulle Dolomiti ha realizzato alcune vie di ampio respiro, in zone che erano state completamente dimenticate dagli alpinisti (Pale di San Lucano), dimostrando quanto ancora vi sia da fare per chi ha fantasia ed istinto creativo. Alessandro nasce a Genova il 29 luglio 1946, dal 1966 si è dedicato interamente alla pratica e allo studio della montagna. - Guida Alpina, svolge la propria attività principalmente nel campo editoriale specialistico: autore di numerosi titoli di successo, è anche responsabile di una casa editrice del settore.
Tra le sue più note imprese alpinistiche ricordiamo la prima invernale alla via Cassin al Pizzo Badile nel 1967, con Paolo Armando, Gianni Calcagno, Camille Bournissen, Daniel Troillet e Michel Darbellay.
1967-68 - Si trovano alla base della parete due forti cordate: Gianni Calcagno, Paolo Armando e Alessandro Gogna e gli svizzeri Michel Darbellary, Camille Bournissen e Daniel Troillet. Ben presto gli scalatori decidono di unire le forze per vincere il formidabile ostacolo. Dopo aver piazzato circa 700 metri di corde fisse, la cordata italo-elvetica arriva in cima il 2 Gennaio 1968. L’estate successiva i sei tornano in parete per togliere tutte le corde fisse.
A partecipato inoltre a tre spedizioni extraeuropee, Annapurna, Lhotse e K2, guidando per anni viaggi e trekking in Himalaya.
Nonostante sia nato in una città di mare, Genova (era l’immediato dopo guerra), fin dagli anni del liceo Alessandro si è indirizzato alla montagna iniziando ad arrampicare sulle Alpi Marittime e sulle Dolomiti.
Una spiccata predisposizione unita alla sua estrosità gli consentono di giungere in breve tempo ad un notevole livello di preparazione.
Questo aspetto della sua personalità gli permette di spiccare il volo verso mete più impegnative e di effettuare alcune importanti prime ascensioni:
Gogna ha definito il suo alpinismo “di ricerca”.
Una ricerca intesa a individuare una diversa dimensione del rapporto uomo/montagna.
Il superamento dell’alpinismo del passato, ossia della esaltazione della forza fisica, a favore della valorizzazione dell’intelligenza, dell’istinto e della personalità dello scalatore.
Ora le ricerche di Gogna, senza abbandonare il terreno della montagna, s’indirizzano verso il mondo dell’editoria, dei mass media.
Ha fondato una casa editrice, la “Melograno”, Molto attiva e qualificata nel settore delle guide di escursionismo e di arrampicata. Ma soprattutto, con la “K3”, Gogna è presente sul fronte dei mass media con un agguerrito staff di alpinisti-scrittori, in grado di offrire consulenze legate alla montagna.
Nel delicato discorso dell’ambiente si è inoltre inserito autorevolmente dando impulso a “Mountain Wilderness” fino dagli albori di questa associazione nata da una “costola” del Club Alpino Accademico.
Naturalmente non ha mai smesso di arrampicare, su vie estreme, ma senza particolari obbiettivi “di conquista”.
OPERE PUBBLICATE:
100 nuovi mattini.
Un alpinismo di ricerca.
La parete.
Rock Story.
Mezzogiorno di pietra.
Sentieri Verticali.
Bernina - Engadina (con Giuseppe Miotti).
K2 (con Reinhold Messner).
A piedi in Valtellina (con Giuseppe Miotti) e svariate guide monografiche.
La invernale allo spigolo Sud-Est del Dente del Gigante e la parete Nord-Est dello Scarason.
1968 - Il Capodanno lo trova impegnato in una ascensione spettacolare: la prima invernale alla Nord-est del Badile con Paolo Armando, Gianni Calcagno, Camille Bournissen, Daniel Troillet e Michel Darbellay. La particolarità dell’impresa, durata ben 14 giorni, era rappresentata dal metodo usato dagli alpinisti, una tecnica di tipo himalayano che consisteva nell’attrezzare, di volta in volta, un lungo tratto di parete per poi ridiscendere ogni volta alla base della parete stessa e trascorrervi la notte. Naturalmente la scalata suscitò molte polemiche per lo stile ma ottenne anche il risultato di iscrivere il nome di Gogna nel novero degli alpinisti di livello internazionale. Quasi a voler confermare in modo tangibile il riconoscimento ottenuto, Gogna inizia da quel momento una serie ininterrotta di prime ascensioni che rimane memorabile nella storia dell’alpinismo.
1968 – 8 luglio. Alessandro Gogna compie la Prima salita solitaria della Punta Walker per lo Sperone Walker alle Grandes Jorasses via Cassin. - Gruppo delle Grandes Jorasses - Massiccio del Monte Bianco.
La solitaria alla via dei Francesi sulla Est del Rosa.
1969 – 9/10/11 marzo. Leo Cerruti e Alessandro Gogna sulla direttissima della parete Sudest del Grand Capucin per la via Lecco, compiono la 3° ascensione e la 1° invernale. - Satelliti del Mont Blanc du Tacul - Gruppo Mont Blanc du Tacul - Massiccio del Monte Bianco.
1969 – 14/15/16/17 luglio. Alessandro Gogna realizza la sua più grande impresa che rimane comunque la 1° salita della parete Nord del Naso di Zmutt (Cervino) con Leo Cerruti.
L’invernale della Crétièr alla Grivola con Guido Machetto, Gianni Calcagno e Leo Cerruti.
La Sud ovest della 2° Pala di S. Lucano nelle Dolomiti.
1970 – La Marmolada, terreno d’arrampicata preferito e ricercato nei prossimi anni, riceve la visita di un altro grande alpinista: Alessandro Gogna.
La meta è la direttissima alla Punta Rocca, che viene aperta da Alessandro Gogna assieme ad Alberto Dorigatti, Almo Giambissi e Bruno Allemand. Essi adoperano 101 chiodi e 5 cunei per gli impegnativi 800 metri di parete che salgono con gli scarponi. Volutamente non usano i chiodi a pressione. La via Gogna è compresa tra la via Vinatzer e la via Messner, dove, a dispetto di molti giudizi , è stato possibile salire con mezzi tradizionali e con grande dimostrazione di eleganza e purezza di stile. Alessandro Gogna racconta: «Provo a passare in libera, ma siccome non vorrei volare, ritorno indietro, o meglio ridiscendo sul penultimo gradino, in quanto per la verità non ero neppure riuscito ad abbandonare la staffa. Dopo questa convincente prova, ritento con i chiodi. Classica situazione da chiodo a pressione. Sennonché, guarda caso, ho avuto, d’accordo con i miei compagni, l’accortezza di lasciarli a casa, o meglio nei negozi. Qualcuno invece che accortezza potrà chiamarla imprudenza o in qualsiasi altra maniera. Fatto sta che lassù non li avevo, e della cosa sono contento ancora adesso, in quanto il passo in libera era possibile». Dorigatti conferma: «Portare con sé i chiodi ad espansione per la prima salita è togliere in partenza ogni valore alla salita stessa. L’espansione elimina il rischio, elimina l’incognita, elimina l’alpinismo; e portarlo senza usarlo, significa ugualmente praticare pseudo-alpinismo».
1971 – 8-17 febbraio. Alessandro Gogna effettua con Guido Machetto, Gianni Calcagno e Bruno Allemand una eccezionale 1° traversata invernale della Cresta Sud dell’Aiguille Noire de Peutérey e dell’Aiguille Blanche de Peutérey, fino al Grand Pilier d’Angle. Cresta Integrale di Peutérey. Scendendo poi dalla parete Nord Nordovest dell’Aiguille Noire de Peutérey, fin sopra il Col de Peutérey, poi scesi con l’elicottero – Contrafforti Italiani – Massiccio del Monte Bianco.
Lo spigolo Nord-est della Brenta Alta.
1972 - La Sud delle Grandes Jorasses completa fu scalata da Alessandro Gogna e Guido Marchetto
1972 – Viene salita la seconda parete più alta delle Dolomiti da parte di Alessandro Gogna, Aldo Anghileri e Piero Ravà. Si tratta dei 1500 metri della Terza Pala di San Lucano.
1972 - 19/20 luglio. Aldo Anghileri, Alessandro Gogna e Piero Ravà salgono per lo Spigolo Nord-nord-est della Brenta Alta con un’ arrampicata mista (libera e artificiale) per circa. 470 m, di cui i primi 300 con difficoltà sostenute. Chiodi usati: 85 più quelli di sosta, tutti lasciati. Difficoltà: VI, A3. - Catena degli Sfulmini – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
La diretta sulla Nord-est della Punta Leschaux (Grandes Jorasses).
Nel 1973 ha preso parte alla sfortunata spedizione all’Annapurna.