ITALIA
L'Italia ufficialmente
Repubblica
italiana, è una repubblica parlamentare situata nell'Europa
Meridionale, con una popolazione di 60,7 milioni di abitanti e capitale Roma.
Delimitata dall'arco alpino confina a Nord, da Ovest ad Est, con Francia, Svizzera, Austria e Slovenia; il
resto del territorio, circondato da vari mari (Tirreno, Ionio ed Adriatico),
si protende nel Mar Mediterraneo, occupando la penisola italiana
e numerose isole, di cui le maggiori Sicilia e Sardegna, per un
totale di 301336 km².
Roma, capitale
dell'impero romano, è stata per secoli il centro politico e culturale
della civiltà occidentale. Dopo il declino dell'impero romano,
durante il Medioevo l'Italia
fu soggetta ad invasioni e dominazioni di popolazioni straniere, come gli Ostrogoti,
i Longobardi ed i Normanni. Nel XV secolo, col Rinascimento,
tornò ad essere il centro culturale del mondo occidentale. Dal XVII secolo,
divisa in vari stati, fu dominata da spagnoli, francesi e austriaci. Durante il
Risorgimento combatté per l'indipendenza e per l'unità finché nel 1861
fu proclamato il Regno d'Italia che cessò di esistere nel 1946, dopo il ventennio
fascista e la sconfitta nella seconda guerra mondiale quando, a
seguito di un referendum istituzionale, lo Stato Italiano divenne una
Repubblica.
L'Italia, settima potenza economica mondiale, è un paese con un alto
standard di vita. È membro fondatore dell'Unione Europea, della NATO,
del Consiglio d'Europa e dell'OCSE, aderisce all'ONU e al Trattato
di Schengen. È inoltre membro del G7, G8 e G20,
partecipa al progetto di condivisione nucleare della NATO, è una
delle potenze regionali europee e si colloca in nona posizione nel mondo
per le spese militari. È il paese col maggior numero di siti patrocinati UNESCO
ed il quinto paese più visitato del mondo; l'indice di sviluppo umano,
0,854, è molto alto e l'aspettativa di vita risulta al primo posto in
Europa e al secondo nel mondo.
Il nome proprio "Italia" nasce come toponimo.
La sua origine, oggetto di studi sia da parte di linguisti che di storici,
è controversa. Non sempre, tuttavia, sono suggerite etimologie in senso
stretto, bensì ipotesi che poggiano su considerazioni estranee alla specifica
ricostruzione linguistica del nome oppure che sono riferite a tradizioni
non dimostrate (come l'esistenza del re Italo) o poco verosimili (come
la correlazione del nome con la vite).
Il popolamento del territorio
italiano risale alla preistoria, epoca di cui sono state ritrovate
importanti testimonianze archeologiche. L'Italia è stata abitata a partire dal paleolitico, periodo di
cui conserva numerosi siti archeologici come la grotta dell'Addaura, i Balzi
rossi, Monte Poggiolo, il ponte di Veja, la Grotta
Guattari, Gravina in Puglia, Altamura e Ceprano.
Numerosi ritrovamenti documentano anche il periodo neolitico, l'età
del bronzo (Valcamonica, cultura dei castellieri, cultura
appenninica, cultura protovillanoviana, cultura delle terramare
nella pianura padana) e l'età del ferro durante la quale alcune
popolazioni raggiungono un discreto livello culturale e artistico, come la civiltà
villanoviana o la civiltà nuragica.
Le informazioni sugli
abitanti dell'Italia in epoca
preromana sono, in taluni casi, incomplete e soggette ad un controllo continuo.
Popolazioni di ceppo indoeuropeo, trasferitesi in Italia dall'Europa Orientale e Centrale in varie
ondate migratorie (veneti, umbro-sabelli, latini,
ecc.), si sovrappongono ad etnie pre-indoeuropee già presenti nel territorio,
assorbendole, o stabilendo una forma di convivenza pacifica con esse.
Nell'Italia Settentrionale,
accanto ai Celti (comunemente chiamati Galli), vi sono i Liguri
(originariamente non indoeuropei poi fusisi con i Celti), mentre nell'Italia Nord-Orientale vivono i Paleoveneti, di probabile origine illirica
o, secondo alcune fonti, provenienti dall'Asia Minore.
Nell'Italia più propriamente peninsulare, accanto agli Etruschi
convivono popoli di origine indoeuropea definiti italici, fra cui Umbri,
Latini, Sabini, Falisci, Volsci, Equi, Piceni,
Sanniti, Apuli, Messapi, Lucani, Bruzi e Siculi.
Altri popoli non indoeuropei, autoctoni, erano presenti in Sicilia (Elimi
e Sicani) ed in Sardegna, abitata fin dal II millennio a.C. dai Sardi,
forse identificabili col misterioso popolo degli Shardana.
I primi colonizzatori
stranieri sono i Fenici che fondano inizialmente vari empori
sulle coste della Sicilia e della Sardegna, alcuni di questi in
breve diventano piccoli centri urbani e si sviluppano parallelamente alle
colonie greche, tra i principali centri vi sono le città di: Mozia, Palermo
e Solunto in Sicilia e Nora, Sulki e Tharros
in Sardegna.
Tra il III ed il VII secolo
a.C., coloni provenienti dalla Grecia si stabiliscono sulle coste del Sud Italia
e della Sicilia. Le prime componenti sono ioniche e peloponnesiache:
i Focesi fonderanno Elea, gli Eubei e i Rodi
fondano Cuma, Reggio Calabria, Napoli, Naxos e Messina,
i Corinzi Siracusa (i siracusani quindi fonderanno Adria ed
Ankon, l'odierna Ancona), i Megaresi Leontinoi, gli Spartani
Taranto, mentre i coloni provenienti dall'Acaia fondano Sibari
(alcuni esuli sibariti fonderanno Paestum) e Crotone. Altre
colonie importanti sono Metaponto, fondata anch'essa da coloni Achei,
Heraclea e Locri Epizefiri.
La colonizzazione greca
pone a contatto i popoli italici con forme di governo democratiche
caratterizzate da forti responsabilizzazioni del cittadino, e con
espressioni artistiche e culturali elevate.
La regione geografica
italiana viene unita politicamente per la prima volta con la Repubblica
romana (509-27 a.C.), ma il carattere imperiale delle conquiste
effettuate nei secoli seguenti da Roma snatura il carattere nazionale
che questa regione stava acquisendo sul finire del I secolo a.C.
Giunta all'apice dello
sviluppo politico, economico e sociale, Roma imperiale, con la sua
organizzazione socio-politica, lascia un segno indelebile nella storia
dell'umanità. In tutti i territori dell'impero, i romani costruiscono città,
strade, ponti, acquedotti e fortificazioni,
esportando ovunque il loro modello di civiltà e al contempo integrando le
popolazioni e civiltà assoggettate, in un processo così profondo che per
secoli, ancora dopo la fine dell'impero, queste genti continueranno a definirsi
romane. La civiltà nata sulle rive del Tevere, cresciuta in epoca
repubblicana ed infine sviluppatasi in età imperiale, è alla base dell'attuale civiltà
occidentale.
L'Impero romano
d'Occidente cade nel 476 quando Odoacre, ultimo di una schiera di
condottieri germanici che nel periodo di decadenza dell'Impero romano
d'Occidente avevano condotto le proprie orde in territorio italico, depone
l'ultimo imperatore d'occidente, Romolo Augusto.
Odoacre governa l'Italia fino al 493, quando viene
deposto e ucciso, dopo una guerra di cinque anni, dagli Ostrogoti di Teodorico.
Inizia allora il regno ostrogoto, un dominio che rappresenta un periodo
di pace e stabilità e che s'interrompe nel 535 quando il territorio italiano
diventa teatro della guerra gotica, che vede l'imperatore d'Oriente Giustiniano
I contrapporsi al regno ostrogoto. Nel 553, dopo quasi un ventennio, l'impero
bizantino riesce a sconfiggere gli Ostrogoti e ad annettere l'Italia. Il conflitto devasta l'intero
territorio, portando ad una grave crisi demografica, economica, politica e
sociale. Centro del potere bizantino in Italia
diviene Ravenna. Gli anni della dominazione bizantina vedono
l'aggravarsi delle condizioni di vita dei contadini a causa della forte pressione
fiscale e di una terribile pestilenza che spopola ulteriormente il
territorio tra il 559 e il 562. L'Italia,
indebolita e impoverita, non ha la forza di opporsi a una nuova invasione germanica,
quella dei Longobardi capeggiati da Alboino.
Tra il 568 e il 569 la
penisola perde l'unità politica: i Longobardi, entrando dal Friuli,
conquistano gran parte dell'Italia Centro-Settentrionale,
chiamata Langobardia Maior, e poi dell'Italia Meridionale, la Langobardia Minor. La Langobardia
Maior, con capitale Pavia, cade dopo circa due secoli, a seguito
della sconfitta subita ad opera di Carlo Magno nel 774, quella Minor
sopravvive fino al XI secolo, quando viene conquistata dai Normanni. I
successivi tentativi di costituire un Regno d'Italia autonomo dal Sacro
Romano Impero, ad opera in particolare di Berengario del Friuli e di
Arduino d'Ivrea, non hanno successo.
I primi secoli dopo il Mille
vedono l'affermarsi delle repubbliche marinare (le più note sono Amalfi,
Genova, Pisa e Venezia), e poi dei liberi comuni
medievali, spesso in conflitto tra loro ma accomunati dal ricordo
dell'antica grandezza romana, perpetuata idealmente da quella cristiana, nonché
da un forte desiderio di autonomia, che li porterà a schierarsi, nella contesa
tra Papato e Impero, in due opposte fazioni, rispettivamente Guelfi e
Ghibellini.
La vittoria nella battaglia di
Legnano ad opera della Lega Lombarda contro l'imperatore Federico
Barbarossa (1176), e la rivolta dei Vespri siciliani contro
il tentativo del fratello del re di Francia Carlo I d'Angiò di
assoggettare la Sicilia (1282), saranno assunte dalla retorica romantica
ottocentesca come i simboli del primo ridestarsi di una coscienza di patria.
Questi sono i segnali di un cambiamento che, consolidandosi e accompagnato dal
risveglio religioso che si ha nel Duecento con Gioacchino da Fiore e Francesco
d'Assisi, portano al Rinascimento.
Con l'uscita di scena degli imperatori
di Germania, il fervore della civiltà comunale raggiunge infine il suo
apogeo economico, spirituale, artistico, alimentato dagli ideali di numerosi
poeti, tra cui Dante Alighieri, e dall'esigenza, fatta propria da Cola
di Rienzo, della rinascita dell'Unità d'Italia.
Diversi fattori impediscono
tuttavia la nascita di uno Stato unitario come sta avvenendo nel resto
d'Europa: oltre alla suddivisione in tanti piccoli Comuni, che
lentamente si tramutano in Signorie, c'è anche il timore del Papato
di veder sorgere una potenza statale in grado di compromettere la sua
autonomia. Per questo ed altri motivi i capi politici italiani devono supplire
con l'intelligenza strategica alla superiorità di forze degli stati nazionali
europei. Un esempio è Cosimo de' Medici, detto perciò "Padre della
Patria", e considerato uno dei principali artefici del Rinascimento
fiorentino: la sua politica estera, mirata al mantenimento di un costante e
sottile equilibrio fra i vari stati italiani, sarà lungimirante
nell'individuare nella concordia italiana l'elemento chiave per impedire agli
stati stranieri di intervenire in Italia
approfittando delle sue divisioni.
L'importanza della strategia
di Cosimo, proseguita dal suo successore Lorenzo il Magnifico
nella sua continua ricerca di un accordo tra gli stati italiani in grado di
sopperire alla loro mancanza di unità politica, non viene compresa dagli altri
prìncipi italiani, e si conclude con la morte di Lorenzo nel 1492.
Da allora l'Italia diventa il teatro
di numerose invasioni straniere: dapprima da parte francese ad opera di Carlo
VIII, poi delle truppe spagnole di Carlo V. L'inizio della
dominazione straniera si deve quindi al ritardo del processo politico di
unificazione, e anzi fa registrare anche episodi di patriottismo, come
il gesto di Ettore Fieramosca nella disfida di Barletta.
Nella seconda metà del
Cinquecento comincia il tramonto della vitalità rinascimentale, indebolita
anche dalle nuove tensioni religiose dovute all'avvento della riforma protestante
in Europa, che avevano portato ad episodi luttuosi come il sacco di Roma
del 1527 ad opera dei Lanzichenecchi. Soltanto la repubblica di
Venezia manterrà una certa prosperità e autonomia politica. Il Seicento è
invece un secolo di crisi per tutto il paese: la Chiesa, che ha subìto la
perdita dell'unità cristiana dei fedeli, cerca con la controriforma di
rafforzare la sua presenza nei paesi rimasti cattolici, sia con iniziative
educative e assistenziali, sia isolandoli dall'influsso degli stati protestanti.
L'Italia viene così salvaguardata dai conflitti religiosi che si
accendono in Europa, ma è soggetta ugualmente a carestie, spesso seguite da
epidemie. Scoppiano perciò numerose rivolte contro la dominazione spagnola, di
cui la più nota avviene a Napoli nel 1647 ad opera di Masaniello, ma non
portano a nessun cambiamento. Nel Settecento finisce il periodo di pace e di
torpore: a seguito dei trattati di Utrecht e Rastatt, gli Asburgo
d'Austria si impossessano di vari domini italiani subentrando agli
spagnoli. Dalla seconda metà del secolo, la diffusione dell'illuminismo
fa sì che anche l'Italia venga investita da importanti riforme.
L'arrivo in Italia delle
truppe napoleoniche risveglia il sentimento nazionale, richiamato nel proclama
di Rimini, con cui Gioacchino Murat, durante la guerra
austro-napoletana, si rivolge agli italiani affinché si uniscano per
salvare il regno di Napoli. È l'inizio del Risorgimento, il
periodo della storia d'Italia che porta all'unità politica e
all'indipendenza della nazione e che occupa un arco temporale di vari decenni,
concludendosi solo nel 1861 con la nascita del Regno d'Italia, sotto la
dinastia di Casa Savoia.
Esso vede i primi patrioti
aderire inizialmente alla società segreta della Carboneria, cui seguono
i moti del 1820-1821, duramente repressi dagli austriaci.
All'affermazione della Carboneria segue quella della Giovine Italia e
altri tentativi insurrezionali, tra cui quello dei fratelli Bandiera
(1844).
I moti del 1848
portano alla prima guerra d'indipendenza contro gli austriaci, che vede
coinvolte le popolazioni cittadine, in particolare durante le cinque
giornate di Milano, le dieci giornate di Brescia e la spedizione nel
1857 di Carlo Pisacane nel Regno delle Due Sicilie. Né la guerra,
né gli altri tentativi sono però coronati da successo.
Nel 1859, con la seconda
guerra d'indipendenza prima e con la spedizione dei Mille poi,
s'innesca il definitivo processo di unificazione, che porta in breve alla
conquista e all'annessione di varie regioni e del Regno delle Due Sicilie:
pochi mesi dopo, nel 1861, a Torino viene proclamato il Regno
d'Italia, che non comprende ancora il Veneto, il Lazio, il Trentino-Alto
Adige e la Venezia Giulia.
Tra i maggiori artefici del
processo spiccano Mazzini, fondatore della Giovine Italia e
figura eminente del movimento liberale repubblicano italiano ed europeo, Garibaldi,
repubblicano e di simpatie socialiste, Cavour, statista in grado di
muoversi sulla scena europea per ottenere sostegni, anche finanziari,
all'espansione del regno di Sardegna e Vittorio Emanuele II,
abile a concretizzare il contesto favorevole con la costituzione del Regno
d'Italia.
Al Regno d'Italia
vengono quindi annessi il Veneto, al termine della terza guerra
d'indipendenza e, dopo la presa di Roma, che nel 1871 diviene
capitale d'Italia, il Lazio. Già nei primi anni dopo la riunificazione
d'Italia le forti disparità socioeconomiche fra il settentrione e il meridione
del paese determinano l'insorgere della questione meridionale legata al brigantaggio.
A Vittorio Emanuele II
succedono Umberto I (1878-1900), ucciso a Monza dall'anarchico Gaetano
Bresci e Vittorio Emanuele III (1900-1946); gli anni a cavallo del
secolo vedono l'Italia impegnata in una serie di guerre di espansione
coloniale in Somalia, Eritrea e Libia mentre il periodo
prebellico, dominato dalla figura di Antonio Giolitti, è
caratterizzato dalla modernizzazione economica, industriale e
politico-culturale della società italiana.
Durante la grande guerra
l'Italia, inizialmente neutrale,
a seguito della stipula di un trattato segreto che gli accorda cospicui
compensi territoriali, si allea alla triplice intesa contro gli Imperi
centrali. Dopo due anni di guerra di trincea, il 24 ottobre 1917
l'esercito italiano, subita la disfatta di Caporetto, si riorganizza e contrattacca
sulla linea del Piave pervenendo, sotto il comando di Armando Diaz
e con l'apporto di giovani leve, alla vittoria finale nella battaglia
di Vittorio Veneto (4 novembre).
Vinta la guerra, l'Italia
completa la riunificazione nazionale acquisendo il Trentino-Alto Adige,
la Venezia Giulia, l'Istria ed alcuni territori del Friuli
ancora irredenti, ma non ottenendo la cessione di tutti i territori
promessi col patto di Londra, vede diffondersi l'insoddisfazione per la
cosiddetta vittoria mutilata.
In questo contesto, nel 1919
Benito Mussolini fonda a Milano il primo fascio di combattimento,
confluito poi nel Partito Nazionale Fascista, riesce a guadagnarsi la
fiducia dei ceti più ricchi e conservatori e il 30 ottobre 1922, dopo la
marcia su Roma, sale al potere. Nelle elezioni
politiche italiane del 1924 Mussolini ottiene il 64,9% dei
voti grazie alla legge Acerbo,
che assegna i due terzi dei seggi alla lista che abbia raccolto almeno il 25%
dei voti. La denuncia, da parte di Giacomo Matteotti, dell'irregolarità
delle elezioni, è seguita qualche giorno dopo dal suo rapimento ed uccisione.
Nel 1925, dopo un discorso in Parlamento, Mussolini si dichiara dittatore.
Nel biennio 1925-1926 vengono emanati una serie di provvedimenti liberticidi e
viene creato un "Tribunale speciale" con amplissimi poteri, in grado
di mandare al confino con un semplice provvedimento amministrativo le
persone sgradite al regime; nel 1929 vengono firmati i Patti Lateranensi.
Le conquiste di Etiopia
ed Albania e la firma del patto d'Acciaio con la Germania
nazista di Hitler precedono l'entrata in guerra, il 10
giugno 1940, contro Francia e Regno Unito. Nel 1941
viene dichiarata guerra anche all'Unione Sovietica e, con l'Impero Giapponese,
agli Stati Uniti. Le sconfitte militari indeboliscono Mussolini
che, il 24 luglio 1943, in una riunione del Gran Consiglio del Fascismo,
viene sfiduciato, arrestato e sostituito a capo del governo con Pietro
Badoglio; poche settimane dopo viene firmato l'armistizio di Cassibile.
La campagna d'Italia, condotta dagli Alleati con l'apporto della Resistenza,
si conclude nell'aprile del 1945 con la liberazione dall'occupazione nazista e
dal governo della Repubblica Sociale Italiana mentre Mussolini,
catturato mentre tenta di fuggire, viene ucciso dai partigiani. A guerra
finita l'Italia è in condizioni
critiche: i combattimenti ed i bombardamenti aerei hanno raso al suolo molti
centri abitati, e le principali vie di comunicazione sono interrotte. Il numero
di italiani morti è stimato tra 415000 (330000 militari e 85000 civili)
e 443000 unità.
Sul piano geopolitico l'Italia perde tutte le colonie africane,
cede il Dodecaneso alla Grecia e l'Istria alla Iugoslavia,
mentre l'Albania entra nell'area d'influenza dell'URSS.
Il 2 giugno 1946 un referendum
sancisce la fine della monarchia e la nascita della Repubblica
Italiana. Il 1º luglio Enrico De Nicola
viene nominato primo Presidente della Repubblica
Italiana, Alcide De Gasperi
è il primo presidente del consiglio e il 1º gennaio 1948 entra in vigore
la nuova Costituzione Repubblicana. Sono
gli anni del boom economico, favoriti da un'elevata disponibilità di manodopera,
dovuta a un forte flusso migratorio dalle campagne alle città e dal Sud verso il Nord. La crescita media del PIL del 6.3% tra il 1958 ed il
1963 consente la riduzione del divario storico con paesi quali Regno Unito,
Germania e Francia.
Negli anni settanta e ottanta
attività di gruppi terroristici, sia di estrema destra che di estrema
sinistra, portano prima alla strategia della tensione, segnata da
numerosi attentati come la strage di Piazza Fontana, la strage di
Piazza della Loggia e la strage di Bologna, e poi agli anni di
piombo, connotati da attentati ad esponenti politici (come Aldo Moro
e Vittorio Bachelet), forze dell'ordine, giornalisti (come Walter
Tobagi), magistrati e sindacalisti (come Guido Rossa).
Negli anni novanta i giudici Giovanni
Falcone e Paolo Borsellino, vittime essi stessi per la causa,
aiutati da valenti uomini della polizia, riescono a fare arrestare i maggiori
membri di Cosa nostra. Nel 1992 le indagini di mani pulite
sul fenomeno dilagante delle tangenti coinvolgono esponenti politici,
principalmente del pentapartito guidato da Bettino Craxi. Subito
dopo lo scandalo, nascono nuovi partiti, come Forza Italia, guidata da Silvio
Berlusconi. In questa fase, definita Seconda Repubblica, si
consolida il principio del bipolarismo, attraverso le figure di Silvio
Berlusconi e di Romano Prodi, che danno vita a un'alternanza nel
governo del paese. Dal 2008 la maggioranza di governo è costituita dal Popolo
della Libertà, nato dall'unione di Forza Italia e Alleanza
Nazionale, alleato al Centro-Nord con la Lega Nord e al Centro-Sud
con il Movimento per le Autonomie.
La regione geografica
italiana, suddivisa in Italia continentale, peninsulare ed insulare,
è unita al continente europeo dalla catena delle ALPI. Grazie alla sua posizione, costituisce
idealmente un ponte di passaggio verso l'Asia e l'Africa.
L'Italia separa, inoltre, il bacino occidentale del Mar
Mediterraneo da quello centrale, ossia il Tirreno dallo Ionio.
A nord del Salento si spinge l'insenatura lunga e stretta del mare
Adriatico. Le isole di Sardegna e di Corsica dividono poi il Mar
Tirreno dal Mar di Sardegna; le coste italiane si sviluppano
su 7456 km e presentano svariate forme (falesie, sabbiose, pietrose,
etc.). Il suolo italiano, fortemente antropizzato, ha varie
caratteristiche (vulcanico, endolagunare, calcareo, etc.); le zone collinari
sono prevalenti rispetto alle zone montuose e a quelle pianeggianti, l'altitudine
media del territorio è di circa 337 metri sul livello del mare.
Le catene montuose si
estendono per buona parte della nazione. Appartiene all'Italia tutto il versante meridionale del sistema alpino, per una
lunghezza di circa 1000 km. Le vette più elevate si trovano nelle Alpi
Occidentali, dove sono numerose le cime che superano i 4000 m tra
cui il Cervino
(4478 m.), il Monte
Rosa (4634 m.) e il Monte
Bianco (4810 m.), la montagna più alta d'Europa. La
catena degli Appennini percorre tutta la penisola, dalla Liguria
alla Sicilia, concludendosi nelle Madonìe; il Gran Sasso
(2912 m.), situato in Abruzzo, è la sua vetta più alta.
In Italia sono presenti anche numerosi vulcani: i più noti sono
l'Etna (3343 m), il vulcano più alto d'Europa, il Vesuvio e lo Stromboli.
Solo un quarto della
superficie della regione italiana è occupato da pianure. La pianura
padana, una distesa alluvionale formata dal Fiume Po e dai suoi
affluenti, è la più estesa di tutte. Seguono, per dimensioni, il Tavoliere
delle Puglie, una pianura di sollevamento, e il Campidano, un'altra
pianura alluvionale. Il punto meno elevato d'Italia è situato nella frazione
di Contane, in provincia di Ferrara (-3,44 m.).
Le isole maggiori sono la Sicilia
e la Sardegna; numerose sono le isole minori, la maggior parte delle
quali è raccolta in arcipelaghi, come l'arcipelago Toscano, cui
appartiene l'isola d'Elba, l'arcipelago della Maddalena, l'arcipelago
Campano, comprendente Ischia e Capri, le isole Ponziane,
le Pelagie, le Eolie, le Egadi e le Tremiti.
L'Italia, per la presenza di diversi rilievi montuosi, con nevai
e ghiacciai, di laghi e di acque sorgive è ricca di corsi
d'acqua. In genere, data la disposizione e l'altitudine dei rilievi, i
fiumi più lunghi e di maggiore portata appartengono alla regione alpina
mentre i fiumi appenninici, ad eccezione di Tevere ed Arno,
hanno generalmente corso breve e regime torrentizio.
Il fiume più importante è il Po,
lungo 652 km, portata media circa 1460 m ³/s e bacino di circa 70000 km,
che attraversa la Pianura padana sfociando nel mare Adriatico e
il cui delta è stato dichiarato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO.
I laghi italiani più estesi,
nell'ordine il lago di Garda, il lago Maggiore e il lago di
Como, che è anche il più profondo (410 m.), sono situati nella
fascia prealpina. Altri laghi importanti si trovano nella zona peninsulare, il lago
di Bolsena, il lago di Bracciano e il lago di Albano
d'origine vulcanica, il lago Trasimeno, il più esteso dell'Italia peninsulare e i laghi costieri,
come il lago di Lesina e il lago di Varano.
La regione italiana
(compresa tra il 47º ed il 35º parallelo nord) si trova quasi al centro della
zona temperata dell'emisfero boreale.
Il clima è fortemente
influenzato dai mari che la circondano quasi da ogni lato e che costituiscono
un benefico serbatoio di calore e di umidità. Determinano infatti, nell'ambito
della zona temperata, un clima particolare detto "temperato
mediterraneo".
Secondo la classificazione
di Köppen, l'Italia è suddivisa
in tre tipi di clima (temperato, temperato freddo e freddo), che a loro
volta sono suddivisi in sette microclimi: si passa dal "clima temperato
subtropicale" (presente nelle aree costiere della Sicilia, della Sardegna
meridionale e della Calabria centrale e meridionale) al "clima
glaciale" (tipico delle vette più elevate delle ALPI ricoperte da nevi perenni, a quote
generalmente superiori ai 3500 metri.
Le Alpi italiane si
estendono per circa 1200 km in lunghezza e occupano una superficie di circa
80000 km².
La Bocchetta di Altare (o Colle
di Cadibona), situata a monte di Savona, segna il punto di unione
tra la catena alpina e la catena appenninica. La città di Imperia
segna l'inizio delle ALPI, e la città di Gorizia
segna la fine dalla Catena Alpina Italiana. La vetta più alta è il Monte
Bianco (4810 m.).
Lo spartiacque costituisce quasi in ogni
tratto dell'arco alpino il preciso confine politico tra l'Italia e la Francia,
la Svizzera, l'Austria. Lo spartiacque orientale è invece
compreso nel territorio della Slovenia.
Le rocce di cui sono costituite le ALPI sono per lo più di due qualità: granitiche-cristalline
(ad esempio il Monte
Bianco ed il Monte Rosa)
e calcaree (ad esempio le Dolomiti
e le Prealpi).
Nel 1926 il Comitato Geografico
Nazionale, su proposta di una commissione nominata allo scopo durante il IX
Congresso Geografico Italiano, ha ufficializzato la Partizione delle Alpi
tradizionalmente conosciuta, sulla base del documento "Nomi e limiti delle
grandi parti del Sistema Alpino".
Nel 2005 è stata pubblicata la
classificazione SOIUSA,
allo scopo di uniformare le denominazioni utilizzate negli Stati dell'area
alpina. Tuttavia queste due classificazioni riguardano l'insieme della catena
alpina e non le Alpi italiane.
Tra le diverse classificazioni delle Alpi
italiane, quella più diffusa è la partizione utilizzata dal Touring Club Italiano
e dal Club
Alpino Italiano. Questa suddivisione si compone di 12 sezioni e 60
raggruppamenti, a loro volta suddivisi in gruppi. A differenza delle altre
due classificazioni, non esiste una suddivisione della catena alpina in grandi
parti.
Le 12 sezioni individuate sono: Alpi Liguri e Alpi Marittime, Alpi Cozie, Alpi Graie, Alpi Pennine, Alpi Lepontine, Alpi Retiche, Prealpi Lombarde e Alpi Orobie, Alpi Noriche e Alpi Pusteresi, Dolomiti, Alpi Carniche, Alpi Giulie, Prealpi Trivenete.
Le Alpi
Liguri vanno dal Colle di Cadibona fino al Colle di Tenda.
La cima più elevata delle Alpi Liguri
è la Punta Marguareis (2651 m.). Altre vette importanti sono il Monte
Mongioie (2630 m.), la Cima delle Saline (2612 m.) il Pizzo
d'Ormea (2476 m.), il Monte Bertrand (2481 m.) e il Monte
Saccarello (2201 m, che è anche la cima più alta della Liguria).
Ai piedi del Mongioie e del Marguareis
ci sono le sorgenti del Tanaro, il più importante affluente di destra
del Po (1/5 delle acque del Po è contributo del Tanaro).
Attorno al Marguareis e al Mongioie si trova una delle zone carsiche
più importanti in Europa con grotte, pozzi e cunicoli che
superano i 100 km di estensione e i 1000 m. di profondità.
Le Alpi Marittime vanno dal Colle
di Tenda al Colle della Maddalena. La cima più elevata è la Cima Sud del massiccio dell'Argentera
(3297 m.). Dal punto di vista geologico, le Marittime sono
caratterizzate da una forte variabilità: si alternano, infatti, rocce calcaree
e dolomitiche (che caratterizzano, ad esempio, la Valle Stura di Demonte),
a rocce granitiche (fra tutti, il massiccio cristallino dell'Argentera
in Valle Gesso), tutte fortemente modellate dall'azione erosiva
millenaria dei ghiacciai.
Le Alpi
Cozie si estendono tra il Colle della Maddalena e quello del Moncenisio,
da cui discende la Valle di Susa, percorsa dal Fiume Dora Riparia.
Questa valle è percorsa da una delle principali vie di comunicazione tra l'Italia (Torino) e la Francia e fa capo ad un altro notevole
valico chiamato Colle del Monginevro. Le Alpi Cozie sono dominate dal Monviso
(3841 m.), da cui nasce il Po. Sono ulteriormente suddivise in tre
raggruppamenti: Alpi Cozie
Meridionali (Chamberyon-Monviso); Alpi Cozie Centrali
(Bucie-Grand Queyron-Assietta); Alpi Cozie Settentrionali
(Chaberton-Bernauda-Pierre Meune-Ambin).
Le
Alpi Graie
sono comprese tra il Moncenisio ed il Col Ferret. I gruppi montuosi più notevoli di questo tratto alpino sono
il massiccio del Monte
Bianco, la vetta più alta delle Alpi (4810 m.), ed il Gruppo del Gran Paradiso (4061 m.).
Tra questi due gruppi montuosi si apre il Colle del Piccolo San Bernardo,
attraverso il quale si passa dalla Val d'Aosta
in Francia (Val d'Isere-Rodano).
Si suddividono in: Alpi
Graie Meridionali (Rocciamelone), Alpi Graie Occidentali (Gran Paradiso, Rosa
dei Banchi e Emilius-Tersiva), Alpi Graie Centrali (Grande
Sassière-Tsanteleina-Rutor-Léchaud) e Alpi Graie Settentrionali
(Monte
Bianco).
Le Alpi
Pennine sono così chiamate dalla parola ligure pre-romana pen
(monte). Comprese tra il Col Ferret ed il Passo del Sempione,
costituiscono un potente bastione ed un maestoso complesso glaciale. Spiccano
in esso vette di poco inferiori in altitudine al Monte
Bianco, come il Cervino
(4478 m) ed il Monte Rosa (4638
m). Presentano un solo valico importante, il Gran San Bernardo, che
collega la Val
d'Aosta alla valle del Rodano. Si suddividono in: Alpi Pennine Occidentali
(Gran Combin), Alpi Pennine
Centrali (Cervino)
e Alpi Pennine Orientali
(Monte Rosa, Alpi Biellesi e Valsesiane,
Andolla-Sempione).
Le Alpi Lepontine (o Leponzie) si
estendono dal Passo del Sempione al Passo dello Spluga, che
permette di passare dal Lago di Como alla Valle del Reno. La
vetta più importante è quella del Monte Leone (3560 m.). Comprendono il
più importante nodo idrografico dell'Europa Occidentale: il Massiccio
del San Gottardo. Da esso discendono, in tre diverse direzioni, tre fiumi:
verso Ovest il Rodano, che
sfocia nel Mediterraneo; verso Est
un ramo del Reno, che sfocia nel Mare del Nord; verso Sud il Ticino, affluente del Po.
Le Alpi Lepontine sono
valicabili attraverso il Passo del San Bernardino ed il Passo del San
Gottardo. Sono suddivise in: Gruppo del Sempione-Formazza-Vigezzo
(Monte Leone) e Catena Mesolcina (Tambò-Forcola).
Le Alpi
Retiche si estendono dal Passo dello Spluga al Passo del
Brennero. Comprendono importanti gruppi montuosi, il principale dei quali è
il Massiccio del Bernina, dominato dalla montagna più alta delle Alpi Retiche, il Pizzo Bernina
(4049 m.). Gli altri raggruppamenti individuati dalla suddivisione TCI-CAI sono: Spluga
(Suretta-Stella), Masino-Bregaglia (Monte Disgrazia),
Piazzi-Sesvenna, Alpi
Venoste e Passirie (Similaun), Alpi Breonie e Alpi Sarentine (Pan di Zucchero),
Ortles-Cevedale (Monte Ortles, 3902 m.), Presanella (3558
m.), Adamello (3539 m.), Dolomiti
di Brenta (Cima
Tosa, 3173 m.). I passi principali sono il Passo del Maloja, che
congiunge la Val Chiavenna con l'Alta Engadina; il Passo del
Bernina permette di passare dalla Tirano a St. Moritz; il Passo
dello Stelvio, che collega la Valtellina alla Val Venosta; il
Passo dell'Aprica, che mette in comunicazione la Valtellina con
la Val Camonica; il Passo del Tonale, che, oltre a segnare il
confine fra il comune di Vermiglio e la prestigiosa Ponte di Legno,
mette in comunicazione la Val Camonica con la Val di Sole.
Le Prealpi Lombarde costituiscono il
settore dei rilievi montuosi compresi tra il Lago Maggiore a Ovest, il Lago di Garda a Est, la Pianura Padana a Sud e le Alpi Orobie e le Alpi Retiche a Nord. Interessano, oltre al territorio Lombardo, anche
porzioni del territorio Elvetico (Canton Ticino) e
del Trentino (Valli Giudicarie). Oltre al Verbano e al Benaco,
gli altri grandi bacini lacustri (Lago di Como, Lago di Lugano e Lago
d'Iseo) dividono le Prealpi
Lombarde in tre aree: le Prealpi
Comasche e le Prealpi
Varesine a Ovest del Ceresio;
le Prealpi Bergamasche
tra il Lago di Como ed il Lago di Iseo; le Prealpi Bresciane e le Prealpi Gardesane tra il Lago
d'Iseo ed il Lago di Garda. La cima più alta delle Prealpi Lombarde è la Concarena
(2549 m.).
Le Alpi
Orobie si trovano a Sud del Fiume
Adda, nel tratto compreso tra il Passo dell'Aprica ed il Lago di
Como, e ad Ovest del Fiume
Oglio. La cima più alta è il Pizzo di Coca (3050 m.).
Le Alpi
Noriche (o Alpi Aurine)
vanno dal Passo del Brennero fino alla Forcella del Picco (2665
m.) e comprendono il punto più settentrionale del territorio italiano: la Vetta
d'Italia (2915 m.). La cima più alta di questo tratto alpino è il Gran
Pilastro (3510 m.). Altre cime importanti sono il Monte Mesule (3479
m.), la Cima di Campo (3418 m.), il Sasso Nero (3370 m.), il Monte
Lovello (3378 m.), la Croda Alta (3287 m.) ed il Monte Fumo
(3250 m.).
Le Alpi Pusteresi vanno dalla Forcella
del Picco a Dobbiaco. La vetta più alta è il Picco dei Tre
Signori (3498 m.). Altre cime importanti sono il Pizzo Rosso di Predoi
(3495 m.); il Collalto (3435 m.) ed il Monte Nevoso nel Gruppo
delle Vedrette di Ries; la Cima Dura (3130 m.); la Croda Rossa
ed il Monte Ripa nel Gruppo dei Monti di Casies.
Le Dolomiti
costituiscono una catena montuosa celebre per le guglie turrite e per le pareti
di roccia calcarea particolarmente adatte all'arrampicata. Esse hanno una
direzione trasversale rispetto allo spartiacque alpino; infatti sono comprese
tra la Val Rendena ad Ovest e
quella del Fiume Piave ad Est
(Cadore). Raggiungono la loro massima altezza nella Marmolada
(3342 m.). Le Dolomiti Occidentali comprendono i gruppi: Brenta, Catinaccio-Latemar,
Sassolungo, Odle-Puez-Cir, Sella, Marmolada, Pale
di San Martino, Alpi Feltrine-Feruc. Le Dolomiti Orientali
comprendono i gruppi: Schiara, Civetta-Moiazza, Pelmo-Dolomiti
di Zoldo, Croda Rossa di Ampezzo, Tre Cime di Lavaredo.
Le Alpi Carniche si elevano tra Dobbiaco
e Tarvisio. Si possono suddividere nella Catena Carnica Principale,
che segna in parte il confine che divide l'Italia
dall'Austria, e nelle Alpi di Tolmezzo o Carniche
Meridionali. La cima più alta è il Monte Coglians (2732 m.), sulla
catena principale. Altre vette importanti sono: il Monte Cavallino (2689
m.), la Cima Palombino (2600 m.), il Monte Vancomune (2581 m.),
il Monte Peralba (2694 m.), il Monte Terza Grande (2586 m.) ed il
Monte Fleons (2507 m.) nella catena principale; il Monte Pleros
(2314 m.), il Col Gentile (2075 m.), il Monte Tersadia (2190 m.)
e il Monte Sernio (2190 m.) nelle Alpi di Tolmezzo.
Le Alpi
Giulie vanno da Tarvisio a Tolmino e costituiscono,
assieme alle Alpi Liguri, il
tratto meno elevato della catena alpina. La cima più elevata è il Monte
Tricorno (2868 m.) in Slovenia.
Lungo le Alpi Giulie lo
spartiacque non è nettamente definito: infatti ai massicci settentrionali del Tricorno
e del Monte Nero (2245 m.) succede a Sud
una serie di altopiani calcarei, il principale dei quali è il Carso.
Data la composizione calcarea del terreno, le acque lo corrodono facilmente e
pertanto scorrono per lo più in caverne e cunicoli sotterranei. In territorio
italiano le cime più elevate sono il Montasio (2753 m.), il Monte
Canin (2587 m.) ed il Mangart (2677 m.).
Le Prealpi Venete si estendono dal Lago
di Garda all'Altopiano del Cansiglio, fra le province di Verona,
di Vicenza, Treviso e Belluno. Delle Prealpi Venete fanno parte i
gruppi: Cadria, Torta, Monte Bondone, Monte Baldo, Folgaria,
Lavarone, Altopiano di Asiago, Piccole Dolomiti, Monte
Pasubio, Monti Lessini, Monte Grappa, Col Nudo, Monte
Cavallo e Col Visentin. La cima più alta è il Col Nudo (2471
m.).
Le Prealpi Carniche si estendono fra
l'alta valle del Tagliamento a Nord
e ad Est, la valle del Piave a
Ovest e la Pianura Padano-Veneta
a Sud. Fanno parte delle Prealpi Carniche i gruppi: Monte
Cridola, Cima Monfalcon, Monte Duranno, Monte Pramaggiore
e Monte Cornaget, appartenenti alle Dolomiti Friulane; Monte
Valcalda e Monte Vegnaris. La cima più elevata delle Prealpi Carniche è la Cima dei
Preti (2703 m.), nelle Dolomiti Friulane.
Le Prealpi Giulie sono costituite
dall'insieme delle alture poste nell'estrema parte orientale del Friuli-Venezia
Giulia che precedono le ALPI e si estendono
dalle Prealpi Carniche fino
al Carso goriziano. Il territorio che fa parte delle Prealpi Giulie è quindi compreso
tra i fiumi Tagliamento ed Isonzo, e limitata a Sud-Ovest dalla pianura friuliana e a Nord-Est dalla Valle di Resia e
dalla sella del Monte Guarda. Le Prealpi Giulie possono inoltre
essere suddivise nei gruppi: Monte Plauris, Monte Chiampon, Gran
Monte e Monte Matajur. La vetta più alta è il Monte Plauris
(1958 m.).