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Ezio Marlier – (

 

 

EZIO MARLIER Ghiaccio d'autore

 

Nato e cresciuto in Valle d'Aosta, dove gestisce uno dei più importanti snowboard shop per i tanti giovani amanti della tavola, Ezio è prima di tutto un caro amico che riesce sempre a stupirmi ogni qualvolta ci sentiamo per telefono. Incastrato dietro il bancone del negozio, con una mano sulla migliore tavola da vendere, un occhio per l'altro cliente che chiede informazioni e per finire anche con la cornetta telefonica in mano, questo valdostano riesce incredibilmente a gestire tutte le azioni contemporaneamente. Ogni tanto mi chiedo come fa, ma poi rammento tutte le volte che l'ho potuto ammirare impegnato (si fa per dire), su una candela verticale di ghiaccio fine, a decine di metri dalla sosta, senza protezioni… Una confidenza con l'elemento ice che forse la si può solo paragonare a quella che ci può essere tra due fidanzati, tra due fratelli, tra padre e figlio. Si chiama controllo di ogni situazione? Sensibilità? Talento?

Un passato non tanto lontano come alpinista completo, aiutato da diverse vie nuove di roccia nel Gran Paradiso (Granta Parey, Becca di Monciair), arrampicata sportiva a buoni livelli e tante scorazzate nel massiccio del Monte Bianco, da alcuni anni Marlier viene identificato come "ghiaccio", non quel ghiaccio che oggi è diventato più "roccia", bensì l'acqua ghiacciata vera e pura, sottile o grassa, verticale o appoggiata…

A lui, maestro della piolet traction d'occidente, lui che si è legato con i migliori specialisti di questa disciplina, chiediamo solo un suo parere su quello che sta succedendo, mentre si chiude il sipario di una stagione che si è dibattuta tra gli strapiombi impossibili degli specialisti del misto e le tante competizioni che cercano di avvicinare un'attività tanto alpinistica verso una sterile classifica di nomi e punteggi.

 

Ezio, da tanto tempo il ghiaccio e da pochi anni in dry tooling. Fenomeno nuovo che avrà successo oppure no?

 

Credo che il successo già ce l'abbia. Sicuramente mancano strutture facili dove poter apprendere questa nuova disciplina.

 

Al di là dei campioni di questa disciplina (dry tooling), si stanno muovendo anche i giovani oppure il tutto si limita ai soliti specialisti, i vari Bole, Haston, Svab e pochi altri?

 

Conosco una realtà limitata per quanto riguarda i futuri campioni. Sicuramente il diciannovenne valdostano Massimo Farina avrà voce in capitolo.

 

Tu hai chiodato alcune vie che permettono di imparare il dry tooling senza eccessivi rischi, spittate vicine e comode come se andassimo ad arrampicare in falesia. Credi che sia questa la strada per dar fiato a questa attività che ancora viene vista dalla gente come "d'élite"?

 

La sicurezza è la base per chi vuole cominciare. E' importante che la gente provi pensando solo al gesto atletico, lasciando la mente libera da eventuali problemi dovute a cadute pericolose.

 

Cosa differenzia un bravo ghiacciatore da un forte specialista del dry tooling?

 

Personalmente credo che la differenza stia solo nel campo in cui svolgi l'attività. Sono sicuro che per un Bole non esistano problemi su un M11 come su un 7 in ghiaccio. Per me "Mission Impossible" è come andare sulla luna. Però sto parlando di Bubu

Probabilmente su ghiaccio la componente psicologica e l'esperienza giocano un fattore fondamentale mentre su misto sono fondamentali l'atleticità e la fisicità; lo dimostra il fatto che molti climber estivi sono al top su misto ma non hanno mai arrampicato su strutture di ghiaccio.

 

"Mission Impossible" è uno strapiombo di roccia atletico con una brevissima candela di ghiaccio in cima. Ma allora non basterebbe andare in qualsiasi falesia strapiombante (che so, tipo Sarre) con le piccozze in mano per fare il dry tooling? Non si rischia di cadere un po' nel ridicolo e "senza logica"?

 

La libertà delle proprie decisioni sta alla base dello sport qualunque esso sia. Per quanto riguarda la domanda direi che sarei disposto a versare un bel assegno per riuscire a salire "Mission Impossible" o "The Empire strikes back". La completezza e spettacolarità di queste linee mi affascinano molto. Non credo si cada nel ridicolo, la disciplina del dry tooling prevede determinate caratteristiche e "Mission Impossible" ne è l'essenza.

Si cade profondamente nel ridicolo se si scavano prese, come avvenuto alla grotta di Stevie (in Valsavarenche n.d.r.) ad opera di sciagurati "istruttori nazionali delle guide alpine" che probabilmente pensavano che le vie di misto in Italia non ce n'erano più, oppure dovevano per forza di cose legare il loro nome anche alla zona più frequentata dai mistaioli…

 

So che hai salito "Kabuki", 7c al Tetto di Sarre con le piccozze. Non credi si possa chiamare anche quello dry tooling?

 

No, manca la componente ghiacciata. L'abbiamo salita solo per allenamento.

 

Le gare di Coppa del Mondo si fanno più sulla plastica che sul ghiaccio. E' così difficile riprodurre un percorso che possa far vedere la "vera" arrampicata su ghiaccio?

 

E' possibile, però modificando il regolamento e impiantando strutture particolari. Probabilmente il prossimo anno ci sarà la coppa Valle d'Aosta con un monte premi altissimo, un regolamento diverso da quello attuale e interamente su ghiaccio… a suo tempo saprete.

 

"Naissance Abominable", il tuo recente grado 6+ di ghiaccio. Un bel modo di far vedere che non tutti seguono le mode del momento e si cimentano con le piccozze solo sulla roccia?

 

Ritengo che il 95% degli scalatori invernali arrampichi normalmente in cascata. Per ora la moda riguarda solo le riviste che grazie a queste vie di misto hanno la possibilità di inserire foto decisamente spettacolari e di impatto, oltre ad un ristretto numero di scalatori.

 

Domanda scontata: non pensi di prendere dei rischi troppo elevati su una cascata? A volte dei rischi che deve accettare anche il tuo compagno in sosta?

 

Quando apri e non conosci devi prenderti dei rischi. Per mia fortuna e bravura ad oggi la pelle l'ho sempre portata a casa. In diverse occasioni mi sono chiesto se ne valeva la pena, ma l'attrazione verso l'apertura è troppo forte. Su "Coesion zero", una volta in alto era un problema serio scendere e c'era la RAI che ci riprendeva… ne andava anche del nostro orgoglio. Su "Naissance abominable" con Massimo Farina abbiamo fatto tiri alterni e faceva più paura stare in sosta che sul tiro e adesso che l'ho salita mi ripongo la domanda se ne vale la pena. No non ne vale, le responsabilità che abbiamo verso le persone che ci stanno vicino sono troppe…

 

Difficoltà su ghiaccio, so che a te l'argomento interessa molto. Dove siamo arrivati con le difficoltà sulle nostre Alpi?

 

Qua mi prendi sul vivo. Credo che in Italia attualmente ci sia una enorme discordanza sui gradi. Posso tranquillamente affermare che in Valle d'Aosta tra il grado 6 e grado 7 ci siano otto linee. Nelle Dolomiti ci sono più gradi 6 e 7 che nel resto del mondo è evidente che qualcosa non quadra.

 

Grado 7: un grado 6 con tanto rischio in più (difficoltà di chiodatura) oppure un effettivo innalzamento del livello tecnico?

 

Bisogna dare un chiaro punto di riferimento. Che cosa è un 6?

Una lunghezza di corda di 50/60 metri di cui almeno quaranta con ghiaccio a 90° delicato e di scarsa coesione, protezioni dubbie, è richiesta una grande esperienza ed un livello psico-motorio molto alto. Bisogna essere molto preparati sia fisicamente che psicologicamente. Posso tranquillamente affermare che se non sali il 6c/7a in falesia non hai le doti fisiche per superare un 6, oppure se non sali a vista del 6c proteggendoti non hai le doti psicologiche per salire un 6. Il 7 è l'esasperazione di tutti i componenti e fino ad oggi ne ho saliti solo due "La Massue" e "Coesion zero".

 

I tuoi gradi sono stretti?

 

No. Anche se mi sento spesso dire che tendo a svalutare. Di natura tendo a confrontarmi con gli altri per affinare il mio livello e per essere il più giusto possibile nel valutare una difficoltà. E' passato un periodo in cui credevo di dover rivedere i miei gradi ma dopo aver parlato con alcuni grandi interpreti dell'arrampicata su ghiaccio ho capito di essere nel giusto. Mi arrabbio molto quando dopo aver dato un grado i ripetitori lo cambiano, come successo per la "Chandelle Gabarrou" in Val di Zocca che all'apertura con te e Gabarrou era stata data 4+/5- e i primi ripetitori l'hanno valutata 5+. E' il male peggiore, succederà come a Cogne dove i gradi sono dati per dare dei numeri e non come indicazioni per far sì che la gente non si faccia male.

 

Dammi un po' di nomi di riferimento dell'arrampicata su ghiaccio.

 

Ezio MarlierIn Italia alcuni forti ma modesti scalatori stanno o hanno lasciato una traccia importante: Anselmo Giolitti, Nicolò Berzi, Maurizio Gallo, Stefano Righetti, tutti ice-climber della vecchia generazione; nei modernizzati Massimo Farina farà sicuramente la voce grossa insieme ad alcuni altoatesini. A livello mondiale Guy Lacelle, Francois Damilano, Jeff Lowe, J.P.Villemaire e Thierry Renault sono sempre all'avanguardia. Spero che prima o poi anche Mauro Bole (Bubu) si metta a aprire vie solo su ghiaccio, sarebbe uno dei pochi a poter alzare il livello oltre a dove si è arrivati oggi. Personalmente non credo di poter fare tanto di più…

 

 

 

Intervista di Luca Maspes, aprile 2001

 

 

 


1990 -16 giugno.  Ezio Marlier e Peter Podgornik, effettuano una variante alla Diretta del canale e seracco Sud-Est del Col Maudit, a lato della linea Comino-Grassi. - Dal Cirque Maudit si sale tutto il canale fino alle rocce sotto il seracco. Questo si supera direttamente, secondo le sue condizioni (difficile, faticoso, passaggi verticali e anche stra­piombanti) e si esce sul nevaio del colle. - Gruppo Mont Maudit - Massiccio del Monte Bianco.

 

1991 – luglio. Ezio Marlier e Ph. Moine più a sinistra del percorso Damilano-Grassi superano salendo da Nordest la Seraccata del ghiacciaio sospeso del Petit Capucin. - Satelliti del Mont Blanc du Tacul - Gruppo Mont Blanc du Tacul - Massiccio del Monte Bianco.

 

1991 – 11 luglio. Ezio Marlier, concretizza la 1°solitaria per il Seracco a Nord del Petit Capucin. - Satelliti del Mont Blanc du Tacul - Gruppo Mont Blanc du Tacul - Massiccio del Monte Bianco.

 

1991 - 17 luglio. A. Casalegno e Ezio Marlier, hanno salito una strettissima linea ghiacciata che si alza dalla metà del Couloir du Trident per circa 100-120 m. e porta su una spalla a Sud del Petit Clocher. Goulotte Sud-Est. Il canalino è largo solo 80 cm e per 60 m si riduce a 15 cm; tratti a 90°, protezioni sulla roccia. - Satelliti del Mont Blanc du Tacul - Gruppo Mont Blanc du Tacul - Massiccio del Monte Bianco.