Nato ad Alba di Canazei, nel 1951, Toni Valeruz è guida alpina e maestro di sci, con una sola vera, grande passione: quella dello sci estremo, di cui è stato, in Europa uno dei primissimi interpreti.
A 14 anni, decide di chiuder l’esperienza scolastica e a 18 si arruola nei Carabinieri, cercando di emergere nello sci agonistico. Ultimato il servizio militare, ha già maturato una scelta precisa, fare il maestro di sci. Il padre che lo vorrebbe al suo fianco nella conduzione del ristorante se lo vede sgusciar via verso l’avventura, alla ricerca di un modo di vivere diverso. E il suo modo di intendere l’avventura lo appaga interiormente. I soldi non gli interessano: “non mi lamento di quello che ho…”. Anche le sponsorizzazioni non lo interessano più di tanto: “Potrebbero togliermi la mia libertà esistenziale…”
Una libertà alla quale non è disposto a rinunciare per nessuna ragione al mondo. Toni Valeruz è un uomo semplice, con delle idee molto precise: “un uomo riesce a fare grandi cose, solo se è semplice dentro…”. E lui di cose grandi ne ha fatte tante a iniziare dal 1970, su quella Marmolada, la montagna di casa, che fino a quel momento era stata per lui palestra naturale per lo sci da discesa.
Dapprima i “tuffi” dalla cupola ghiacciata, quindi da Punta Rocca, giù per la Nord. Poi si è aggiunto il Gran Vernel sulla cui parete Nord Valeruz ha tracciato una decina di itinerari in discesa al limite delle possibilità umane.
Nel suo carnet figurano i più famosi 4000 delle Alpi, alcuni dei quali discesi anche più volte: il Cervino, pareti Sud, Est e Ovest, l’Eiger, il Monte Bianco, il Monte Rosa.
Ha effettuato spedizioni anche in Sud America, concluse con la discesa delle inviolate pareti dell’Alpamayo, dell’Artensoraio, del Sarapao e dello Sculà.
In Himalaya durante la spedizione alpinistica “Città di Trento” alla quale ha partecipato, alcuni anni fa, ha disceso parte della parete del Makalù.
Salite e discese impressionanti, con pendenze superiori al 55%. Nel 1988 Toni è rimasto gravemente ferito precipitando durante un volo col parapendio al Passo di Costalunga. I medici temevano lesioni irreversibili e nutrivano ben poche speranze sulla possibilità di una completa ripresa fisica.
Valeruz ha superato quei difficili momenti grazie al suo fisico eccezionale ma, soprattutto, alla sua ferma volontà di ritornare a fare lo sci estremo. E dopo alcune “prove” sulle montagne di casa è partito per la Patagonia, dove ha scalato la parete Sud del Cerro Don Bosco aprendo una nuova via.
E sempre, come compagni, ha avuto il vento incessante che sbilancia, e la solitudine…Particolare significativo, Toni Valeruz ha rifiutato di munirsi di un radiotelefono: “Volevo vivere un’avventura solo con me stesso. Il radiotelefono avrebbe rotto l’armonia”.
La sua filosofia è personalissima e può apparire opinabile a un comune mortale che viva la montagna contemplativo. “La vita”, ama ripetere, “è un gioco d’azzardo. Lo sci estremo è il sale della vita. Non sono mai caduto durante una discesa ed è per questo che sono ancora vivo. Cadere su un pendio quasi perpendicolare non offre alcuna speranza. Ma quando vai giù non ci pensi neppure. E non perché si è coraggiosi, anzi. L’importante è avere paura e amare la vita, cioè il gioco d’azzardo”.
E sulla roulette della vita Valeruz ha cominciato a puntare forte fin dall’8 luglio 1970, una data importante, quella della sua prima discesa: 600 metri, la diretta Nord della Marmolada. Aveva 19 anni.
“Nessuno uomo prima di me aveva mai tentato di buttarsi giù di lì con gli sci ai piedi”, racconta. “Mi è scattato qualcosa dentro: comincio a studiare la parete, cerco di capire il tipo di percorso, di neve, le curve possibili, il punto esatto in cui lanciarsi. E a un certo punto”so” di poter tentare. Mi carico gli sci in spalla, comincio ad arrampicarmi; e mentre scalo quei miei primi duecento metri che mi consentiranno tutte le discese successive, mi imprimo nella mente quel breve tratto di parete, svento trappole, insidie, definisco il percorso…Quando arrivo in cima non mi resta che infilare gli sci e buttarmi”.
Per completare la filosofia di Toni Valeruz basti ricordare che egli considera uno sciatore estremo al livello di un artista “assolutamente impreparato di fronte alle regole del sistema e riluttante di fronte a certe rinunce: come la libertà”. E quell’incidente col parapendio?. Toni sorride: “E’ successo perché non avevo gli sci”.
1978 - aprile. Toni Valeruz, viene deposto in cima del Monte Bianco da elicottero e scende con gli sci dal Gran canale centrale della Brenva che scende diritto dalla calotta del Monte Bianco, tra il crestone della Via Major e la via della Sentinella Rossa. Molto esposto alla caduta di seracchi, questo canale è il più lungo e repulsivo del massiccio: solo l'attraversamento alla sua base ha già provocato numerose vittime. - Bianco - Versante della Brenva - Gruppo del Monte Bianco - Massiccio del Monte Bianco.