Roveretano, ma di origine friulana, Celso Gilberti, che nella sua brevissima e folgorante carriera alpinistica, conclusasi tragicamente a soli 23 anni – l’11 giugno del 1933 per una caduta sulla Paganella, realizzò ben 46 vie nuove, di cui molte di livello estremo. Gilberti per motivi di studio visse a lungo a Milano, entrando in contatto con gli ambienti alpinistici locali e soprattutto con Ettore Castiglioni. Egli, come Giusto Gervasutti, è uno dei primi dolomitisti a venire a contatto con gli ambienti occidentali e di conseguenza a trasferire la sua azione sulle Alpi Occidentali, ottenendo risultati di indiscusso valore e testimoniando quindi la superiorità e la completezza della scuola orientale.
Arrampicatore libero di straordinaria eleganza, ha saputo realizzare itinerari di estrema difficoltà, dove l’ausilio del chiodo interviene rarissimamente e dove soprattutto emergono i valori umani dell’arrampicatore, il quale si vale unicamente delle proprie risorse psicofisiche affinate e portate ad un grado più elevato di rendimento attraverso un serio e metodico allenamento.
L’attività di Celso Gilberti sulle vicine e care Alpi Carniche e Giulie fu naturalmente intensissima e fitta di prime ripetizioni di valore – come la via Comici sulla parete Nord della Cima di Riofreddo – ed anche di prime salite di difficoltà notevole. Successivamente il suo campo d’azione si aprì alle Dolomiti dove ben presto successi e imprese di prestigio si avvicendarono in maniera impressionante. Ma le imprese storiche e quasi leggendarie di Celso Gilberti si svolsero dal 1930 in poi.
1930 - 19 ottobre. Celso
Gilberti con Ettore Castiglioni e Vitale Bramani supera lo
spigolo Nord della Presolana.
1931 – 27/28 agosto. Celso Gilberti sempre con Ettore Castiglioni vince la parete Nord-ovest della Busazza, compiendo forse la sua impresa più bella, elegante e difficile. La parete, altissima, è un esempio mirabile di scalata libera pura: la grande muraglia superiore fu superata lungo una serie di pericolosi camini verticali, dove le difficoltà costantemente si tengono sul V e V superiore, con scarsissimo impiego di chiodi.
1932 - 28 agosto. Celso Gilberti, con Oscar Soravito, realizza la prima ascensione del formidabile spigolo Nord dell’Agner, alto 1600metri, superando nella parte finale difficoltà di sicuro sesto grado – che oggi sono notevolmente addomesticate dai ripetitori con l’impiego di molti chiodi ad anche di staffe – in arrampicata libera.
Come Giusto Gervasuti, ma in tono minore, anche Celso Gilberti saprà farsi valere sul terreno occidentale. In una breve campagna estiva a Courmayeur realizzò alcune salite di classe, come lo Sperone Moore al Bianco e soprattutto una delle prime ripetizioni della famosa Cresta Sud dell’Aiguille Noire de Peutérey, allora la più difficile scalata di roccia di tutte le Alpi Occidentali.
1933 - 11 giugno. Erberto Pedrini alpinista trentino e Celso Gilberti trovano la morte sulla parete della Paganella.
1933 - 4 agosto. Ettore Castiglioni e Bruno Detassis scalarono un grosso e ardito torrione che si stacca sul versante Nord-Est della Cima Tosa e lo battezzato Torre Gilberti (via Diretta) a memoria di Celso Gilberti, grande alpinista friulano tragicamente perito ventitreenne sulla parete della Paganella insieme ad Erberto Pedrini l’11 giugno 1933. La lunghezza, la varietà e l'impegno quasi continuo fanno di questa scalata una delle più interessanti che si possano effettuare su questo versante. Altezza circa 750 m. Difficoltà: IV e V. - Massiccio della Tosa. - Gruppo di Brenta - Dolomiti di Brenta.
1933 - 14 agosto. Bruno Detassis con Nello Bianchini, Marco Pilati e N. Mantovani salgono il minuscolo ed ardito gendarme che si stacca dallo spigolo Nord del Crozzon di Brenta - il Campaniletto Pedrini e lo dedicano alla memoria dell’alpinista trentino Erberto Pedrini, caduto sulla parete della Paganella insieme a Celso Gilberti l’11 giugno 1933. - Massiccio della Tosa. - Gruppo di Brenta - Dolomiti di Brenta.