(Himalaya)
NANGA PARBAT (La montagna nuda), 8125 m.
Il Nanga Pàrbat (conosciuto anche
come Nangaparbat Peak o Diamir) è la nona montagna più alta della
Terra (8125 metri ) situata in Pakistan. Nanga Parbàt
significa "montagna nuda" in lingua urdu mentre gli sherpa, gli
abitanti della regione himalayana, la chiamano "la
mangiauomini" o la "montagna del diavolo". Il toponimo Diamir,
utilizzato localmente, significa la regina delle montagne.
È il secondo ottomila (dopo Annapurna)
per indice di mortalità ovvero rapporto tra vittime ed ascensioni tentate, con
un valore che si aggira intorno al 28% tanto da essere spesso soprannominata
anche the killer mountain (la montagna assassina). Pur essendo molto più
vicino agli Ottomila del Karakorum
di quanto lo sia rispetto a quelli dell'Himalaya
propriamente detto, non vi fa parte per il fatto di trovarsi sul lato Sud della valle dell'Indo.
Orografia – Le creste principali hanno direzione Nord-Est (Chongra Peak, 6820 m.) e Sud-Ovest (Colle6940 m.). Nella cresta Nord-Est (all’anticima N 7910 m.) si innesta una cresta Nord-nord-ovest, che divide il versante Nord in un versante Nord-nord-est (Rakiot) e in un versante Ovest-nord-ovest (Diamir). Il versante Sud-est (Rupal) presenta alcuni speroni.
Prima ascensione: Hermann
Buhl (spedizione Herrligkoffer), 3 Luglio 1953 per il versante
Nord-nord-est.
Versante Diamir (Ovest)
Versante Rupal (Sud)
1895 - 24 agosto. Emile Rey periva in un banale incidente sulla via del ritorno dal Dente del Gigante procedendo, slegati, con il cliente Carson Roberts, a seguito di una caduta in un breve camino che nel racconto che ne fece il Roberts: “E’ l’unico punto di qualche difficoltà durante tutta la salita alla base del Dente del Gigante, ma non è così difficile da preoccupare un qualsiasi scalatore, tanto meno Emile Rey”.
Inspiegabili le cause della caduta, si volle quindi pensare ad un malore. - Gruppo Géant-Rochefort - Massiccio del Monte Bianco.
A quel tempo molti notarono la suggestiva coincidenza con la contemporanea scomparsa di Albert Frederich Mummery al Nanga Parbat con i suoi due Gurhkas: il più grande alpinista e la più grande guida del secolo, accomunati da un tragico destino forse nello stesso giorno.
Willy Welzenbach (1900 – 1934), come il grande Mummery, scomparve sulle pendici del Nanga Parbat, una montagna che i tedeschi si rivelerà funesta e disastrosa, teatro di terribili sciagure alpinistiche in cui perirono molti tra i migliori rappresentanti dell’alpinismo germanico.
Tanto che il Nanga Parbat
divenne per i tedeschi quasi un fatto nazionale, una montagna che “doveva”
essere salita dai tedeschi. Ed infatti, come già sappiamo lo fu, nel 1953,
da Hermann Buhl.
1953 - Un “piccolo uomo”, dall’aspetto un po’ smarrito e frastornato, conquista il Nanga Parbat, la montagna nuda, da solo, senza alcun ausilio tecnico, senza bombole d’ossigeno, senza l’aiuto dei portatori. (E’ il 3 luglio)
E’ Hermann Buhl, uno dei più
grandi protagonisti dell’alpinismo del dopo guerra. Nelle sue riflessioni dopo
l’impresa, di fronte alle critiche mosse dagli ambienti invidiosi, davanti
all’incomprensione degli stessi amici, il suo primo pensiero va a Mummery:
“Mummery. E’ il primo che debbo ragguagliare, cui debbo rendere conto. Posso
ben guardarlo negli occhi, stare in piedi dinanzi a lui mentre gli annuncio:
non ho conquistato il Nanga Parbat (m 8126) servendomi dei mezzi tecnici moderni, ma assolutamente come voi
intendevate, “by fair means”, con mezzi leali, con le sole mie forze”.
1977 - Jerzy Kukuczka partecipa ad una spedizione al Nanga Parbat, conclusasi con un insuccesso.
1978 – agosto. Reinhold Messner, solo, sale e scende in tempo record la
tormentata, selvaggia, pericolosa e bellissima parete di Diamir sul Nanga
Parbat, forse la più limpida impresa della sua carriera.
1982 – Kurt Diemberger. Filmato della spedizione francese al Nanga Parbat: questa fu la prima pellicola che realizza in compagnia di Julie Tullis. Tra i premi ricevuti per il film c’è anche quello del Festival dei Diablerets 1983.
1985 – Kurt Diemberger, sale il Nanga Parbat (8125 m.), fino a quota 7600. Riprese cinematografiche di “Tashigang, un villaggio tibetano tra il mondo degli dei ed il mondo degli uomini”, con Julie Tullis.
1990 - Hans
Kammerlander scende con gli sci dalla parete di Diamir del Nanga Parbat.
1998 – Kurt Diemberger, partecipa come fotografo nella spedizione italiana di Tarvisio al Nanga Parbat. Sale in solitaria fino a circa 6000 metri sulla parete Diamir (via Kinshofer).
2003 – 30 luglio. Il gruppo ceco di Radek Jaros, Petr Masek e Martin Minarik, reduce dalla salita del Broad Peak, si appoggia a fine luglio alla Kazakhstan/International 3-in-1 Expedition di Zhunusov Baglan. Questa comprende scalatori validissimi come Denis Urubko, Inaki Ochoa e Simone Moro. Ma anche loro, forse stanchi dai successi su Nanga Parbat e Broad Peak, non c’è niente da fare di raggiungere la vetta del K2. - Karakorum - Himalaya.
2008 – 22 giugno. Bel successo per gli alpinisti
italiani Mario Panzeri e Daniele Nardi sul colosso
pakistano del Nanga Parbat (8125 metri d’altezza). I due sono arrivati
in vetta sabato 21 giugno nel pomeriggio e questa mattina, finalmente, sono
rientrati sani e salvi al campo base dopo una lunga e faticosa discesa.