Marmolada, 3342 m.
La più alta vetta delle Dolomiti, in ladino “Marmolèda”, è spesso nota come la «regina delle Dolomiti». A seconda del versante si presenta in modo diverso: da Nord con il vasto ghiacciaio, e percorso nel 1864 per la prima ascensione, da Sud con una parete rocciosa d’altezza variabile fra i 400 e i 1000 metri. Quest’ultima offre un buon centinaio di itinerari estremamente difficili. E’ fra le pareti più affascinanti dell’intero arco alpino orientale.
1803 – E’ l’agordino don Giuseppe Terza, cappellano di Livinallongo, ad innamorarsi ed a tentare la salita della Marmolada.
Il suo tragico destino (caduto in un crepaccio) si diffonde velocemente di valle in valle, grazie ai cacciatori di camosci, gli unici a battere l’alta montagna. Il supremo Sacrificio fa sorgere una nuova sete: la conquista di una vetta, non per ardore venatorio, ma per un nuovo ideale, il mito della supremazia.
1856 – Arde ancora la sete di salire la “minacciosa” Marmolada.
Due preti vicentini, don Piero Mugna e don Lorenzo Nicolai con l’aiuto della guida Pellegrino Pellegrini, accompagnati da G. De Manzoni, G. Da Pian e da A. Marmolada, che casualmente porta il nome della montagna, calcarono per “sfida” e “diletto” l’estrema cresta della Marmolada, più o meno in corrispondenza di dove in tempi moderni sorgerà l’edificio della funivia.
Il panorama è la loro meta. Annotazioni della salita si trovano solo sul libretto di Guida di Pellegrino Pellegrini e su una lettera di don Piero Mugna a Cesare Cantù. Troppo poco perché se ne parli e perché ci sia la certezza della veridicità della riuscita. Slitta così all’anno successivo la data ufficiale dell’inizio di una reale esplorazione delle Dolomiti.
1860 - John Ball con John Birkbeck Sen. e la guida Victor Tairraz di Chamonix salì la Punta di Rocca in Marmolada, di poco più bassa della vetta principale, e lascia un termometro ed un biglietto a testimonianza della vittoria. Questo risulta essere la prima salita della quale viene lasciata traccia sulla vetta con un biglietto, consuetudine che presto troverà largo impiego.
I tre risalendo il grande ghiacciaio realizzano un percorso che, in fin dei conti, presentava caratteristiche più occidentali che dolomitiche.
1862 – Si inizia a fare il nome di colui che giustamente sarà chiamato “il padre delle Dolomiti”. Colui che insegna ai cacciatori l’arte di arrampicare. Colui che istruisce le prime guide alpine e con esse sale le più alte cime: Paul Grohmann.
Conosciamone subito l’animo con la prima vetta da lui raggiunta. Si tratta della Punta di Rocca, (Marmolada) dove trova il termometro ed il biglietto lasciati da John Ball , i quali gli tolgono l’onore della “prima”. Paul Grohmann tenta perciò di vincere perlomeno in altezza, cercando invano la traversata verso la più alta Punta Penia (Marmolada).
1864 - Paul Grohmann con le guide Angelo e Fulgenzio Dimai, partendo dai casolari della Fedaia, il pascolo delle pecore oggi sommerso dal lago artificiale, raggiunsero la cima della Punta di Penia (3342 m.), che è la più alta cima della Marmolada, già più volte tentata dalle valorose guide locali, sempre dal ghiacciato versante settentrionale.
1872 - Francis Fox Tuckett, il grande esploratore dell’Alpine Club, è in viaggio per le Dolomiti con la sua abituale guida, Christian Lauener, con l’amico Edward Robson Whitwell e con la moglie e la figlia Elizabeth. E’ grazie all’album disegnato da quest’ultima che abbiamo una fresca testimonianza dei loro “pellegrinaggi”. Meta dei quali è anche la prima salita della cresta Ovest della Marmolada, partendo dalla forcella omonima, e realizzata da Francis Fox Tuckett con le guide Christian Lauener e Santo Siorpaes.
1876 - Giovanni Battista Della Santa insieme a Clemente Callegari guidò Cerase Tomè e Alberto De Falkner nella prima salita alla Punta Penia (Marmolada) per il ghiacciaio occidentale.
1884 - Clemente Callegari effettua la prima salita della cresta Est della Punta Seràuta della Marmolada per le placche della Lastia, che poi diventerà il percorso dell’attuale Ferrata Eterna.
1897 – Una gloriosa salita che non otterrà successo agli occhi del pubblico è la conquista della grande bastionata meridionale, attraverso la fessura S’Cesora, della Marmolada. La fessura, che unisce la Marmolada di Rocca con il Piz Serauta (e dunque siamo ben lontani dalla vetta) è vinta da Cesare Tomé con la guida Santo De Toni e il portatore Luigi Farenzena. L’episodio più curioso di questa grande impresa è l’uso di alcuni cavicchi speciali di ferro che il De Toni pianta e il Farenzena toglie. I cavicchi hanno bisogno di un foro praticato artificialmente nella roccia … praticamente dei primitivi chiodi ad espansione.
Senza trarre conclusioni, si può notare come questa impresa sia da una parte priva del giusto entusiasmo di pubblico, e dall’altra parte l’introduzione di “mezzi artificiali”.
1901 – Le due famose guide Michele Bettega e Bortolo Zagonel ingaggiati dall’alpinista inglese Beatrice Thomasson realizzano la prima salita della parete Sud di Punta Penia (Marmolada) lungo un itinerario di estrema logicità e di notevole difficoltà, più volte tentato invano da altri alpinisti.
Come d’abitudine per gli scalatori inglesi (fra i quali il grande Mummery) anche Beatrice Thomasson, giunta in vetta, stappa una bottiglia di Champagne.
1902 – Georg Leuchs e il fratello, effettuano la prima ripetizione della parete Sud di Punta Penia (Marmolada) della via Bettega realizzando in alto la variante Leuchs.
1908 - Il primo italiano a salire la via sulla parete Sud di Punta Penia (Marmolada) della via Bettega fu Arturo Andreoletti, che esplorava in quegli anni l’agordino anche a scopi di ricognizione militare.
1929 – Una sconosciuta guida di Canazei, lontana dalle polemiche e dagli ambienti di rito, e digiuna dei conflitti etici in corso, realizza un itinerario nella più ferrea logica antica, “dove ogni metro fuori via è stupido ed inutile” E’ Luigi Micheluzzi, ventenne, coinvolto da Roberto Perathoner e Demetrio Christomannos che armati di una corda di canapa, due martelli e sette chiodi, innalzano di nuovo il limite dell’arrampicata. Micheluzzi è arrampicatore istintivo che si allena regolarmente sui sassi vicino a casa.
I tre, dopo un bivacco in un’umida e fredda gola, aprono una via con diversi passaggi di 6° grado. Nella parete finale inoltre superano un tetto con brutale ed atletica arrampicata d’incastro. Lì Micheluzzi perde dalla tasca la “luganega” (salsiccia) e la pipa, suoi “attrezzi” indispensabili da bivacco: “Anche la pipa ho perso, porca miseria, quella sì che mi è dispiaciuto”.
A sostegno di quest’impresa, che sarà presto dimenticata e dovrà aspettare i giudizi di Hermann Bhul, Jean Couzy e Reinhold Messner per essere rivalorizzata, citiamo il numero di chiodi usati, ben 6! e la parete superata: la Sud della Marmolada.
Osservatore privilegiato, “Tita” Piaz che si trova a percorrere una via adiacente. Toccherà a lui difendere Micheluzzi da Walter Stösser, che ripetuta la via, intende appropriarsene come prima ascensione. Ciò accade perché la notizia della salita italiana non giunse agli alpinisti di lingua tedesca. E’ il primo 6° grado della Sud della Marmolada di Penia.
1932 – 1932 - Gian Battista (Hans) Vinatzer compie la prima ripetizione della via Micheluzzi sulla Sud della Marmolada. In 12 ore, arrampicando scalzo perché nel viaggio in bicicletta dal suo paese perde le pedule!.
1952 – Un tale Bepi de Francesch sale da Moena ad Alba di Canazei con la bici da corsa. Lasciatala dietro un casolare, raggiunge il rifugio Contrin e poi il Passo Ombretta (Marmolada). Dopo aver individuato sulla parete Sud della Marmolada la famosa via Bettega, proposta abitualmente dalle Guide ai loro clienti, alle ore 08.00 parte per compiere la salita solitaria, e scende per la “ferrata” tanto da essere di nuovo in Valle alle 13.00. Salta in sella alla bici, e senza parlarne con nessuno per non rovinare le sensazioni e le emozioni provate, rientra a Moena.
1953 – Viene percorsa per la prima volta da un uomo solo una via di VI°+. La notizia è di risonanza mondiale: Cesare Maestri in prima solitaria percorre la via Soldà sulla Marmolada: “Sono solo. Non ho corda eppure essa è lunga migliaia di chilometri e il mondo mi sta facendo sicurezza”.
1956 – Bepi de Francesch introduce nel mondo alpinistico un nuovissimo chiodo che impiega per superare uno strapiombo sul fungo d’Ombretta in Marmolada.
E’ il cosiddetto chiodo “a espansione”. Questo è più corto dei normali chiodi, è di ferro dolce e viene piantato forando la roccia con un perforatore consentendo di superare in artificiale qualsiasi difficoltà!. Questa è una soluzione, che, sebbene non inedita, costituisce un’eccezione alla regola e come tale scatena furibonde polemiche.
1958 –
Una via dedicata ad Enzo Polo viene aperta da Armando
Aste e Toni Gross
sull’Anticima del Piz Serauta (Marmolada): 500 metri con 200 chiodi e 20
cunei di legno, con l’aggiunta di manici di scopa tagliati su misura per essere
inseriti all’interno di un’ampia fessura e facenti la funzione di scala a
pioli.
1959 - Armando Aste e Franco Solina aprono una via diretta sulla parete Sud del Piz Serauta (Marmolada), sono 700 metri attrezzati con 200 chiodi e 15 cunei.
1961 - Armando Aste con Milo Navasa, effettuano la prima ascensione del Gran Diedro Nord del Crozzon di Brenta e una variante sulla via Aste all'Anticima del Piz Serauta nel Gruppo della Marmolada. - Massiccio della Tosa – Gruppo di Brenta – Dolomiti di Brenta.
1964 - Armando Aste e Franco Solina sulla Marmolada d’Ombretta in cinque giorni aprono un itinerario di 900 metri con 14 chiodi, 14 chiodi ad espansione e 5 cunei. Questa via indirizza con decisione l’arrampicata verso la scoperta e la salita di pareti aperte. I camini, le fessure, le traversate e poi le brevi e sporadiche salite di lisce pareti sono ora abbandonate, o meglio surclassate, da questo itinerario che fa della placca la linea ideale. Ed è proprio questo il nome scelto dai primi salitori: la via “Dell’Ideale”. Sempre più di frequente le vie vengono battezzate con nomi che esulano dai cognomi dei primi salitori. Solo con l’avvento del free climbing prende piede questa pratica, che a noi non sembra null’altro che normale. Il battezzare la via con un nome ci aiuta a conoscere la personalità, il carattere, lo spirito del primo salitore, e ci aiuta ad identificare le vie, il cui numero diventa sempre maggiore.
(La costruzione della funivia in Marmolada proprio sulla via Dell’Ideale e i conseguenti scarichi maleodoranti che cadono proprio all’uscita della via stessa, hanno costretto i successivi ripetitori a trovare delle varianti di uscita).
1965 - Armando Aste e Franco Solina sulla parete Sud della Marmolada di Rocca tracciano la via Canna d’Organo.
1969 – L’indomabile Reinhold Messner, in solitaria dopo aver bivaccato sulla cengia a metà parete della Marmolada di Rocca, raddrizza, sempre in libera, la via Vinatzer-Castiglioni. Messner non è da solo per scelta: «Nessuno aveva voluto partire con lui, perché nessuno credeva possibile salire quei 400 metri in libera. (…). Sulla Punta di Rocca superare in prima ascensione passaggi di 6°/6°+ è veramente una grande impresa.
1969 –Reinhold Messner e Konrad Renzler salgono la Marmolada di Penia in libera per la nuova nata la via Sudtirolerweg.
1970 – La Marmolada, terreno d’arrampicata preferito e ricercato nei prossimi anni, riceve la visita di un altro grande alpinista: Alessandro Gogna.
La meta è la direttissima alla Punta Rocca, che viene aperta da Alessandro Gogna assieme ad Alberto Dorigatti, Almo Giambissi e Bruno Allemand. Essi adoperano 101 chiodi e 5 cunei per gli impegnativi 800 metri di parete che salgono con gli scarponi. Volutamente non usano i chiodi a pressione. La via Gogna è compresa tra la via Vinatzer e la via Messner, dove, a dispetto di molti giudizi , è stato possibile salire con mezzi tradizionali e con grande dimostrazione di eleganza e purezza di stile.
1973 – Sulla Marmolada d’Ombretta, Igor Koller, Marian Marek, Miro Ondras e Pavel Tarabek aprono una via molto impegnativa Slovakia di 750 metri con passaggi di 5b e A3.
1973 - Prima minatore e poi elettrotecnico, Jerzy Kukuczka risolve in invernale la via Dell’Ideale in Marmolada.
1978 – Reinhard Schiestl e Ludwig Rieser (“liberatori” di molti vecchi itinerari) aprono sulla parete Sud della Marmolada la via dal nome: Schwalbenschwanz (Coda Di Rondine). Salgono con soli 5 chiodi ed in 8 ore i 750 metri di parete (giusto in tempo per prendere l’ultima corsa della funivia). Le difficoltà di 7°- (6a+) vengono affrontate in arrampicata libera.
L’etica del gruppo è severa: non si deve fare artificiale, non si deve bucare la roccia, neppure con pochi chiodi a pressione (spit). Il tempo impiegato nell’apertura di questo itinerario ed il periodo scelto (novembre) denotano un cambiamento nella mentalità dei rocciatori. Cambiamento che si riflette anche nell’abbigliamento: si arrampica in tuta o, come l’estroverso Rieser, in frac giallo e cilindro.
1978 – 18 novembre. Heinz Mariacher e Luisa Jovane sulla via Messner della Marmolada di Rocca elimineranno i 20 metri di A2 percorrendoli in libera.
1979 – Ludwig Rieser e Heinz Zak salgono “l’elefante”, un singolare pilastro della Marmolada d’Ombretta. Le difficoltà di 5c/6a sono arricchite da passaggi di 6b.
1979 - Graziano Maffei esperto in arrampicata artificiale con Mariano Frizzera sulle placche del Piz Serauta (Marmolada) aprono la via Wojtyla.
1980 – Sulla Marmolada la ricerca batte altri sentieri. Si sta cercando la via in libera più difficile, quella su roccia più compatta
La parete corteggiata è la Sud della Marmolada, perché offre le maggiori possibilità di sperimentazione. Una muraglia immensa, solare, di roccia compattissima, che in alcuni settori riproduce la conformazione calcarea delle falesie di bassa quota.
1980 - Nel settembre, per
mano della forte cordata Heinz Mariacher e Luisa Jovane, portano a termine la via
Abrakadabra, sulla Sud della Marmolada. Essi
salgono tra il diedro Martini e la via Dell’Ideale. Usano 15
chiodi e vari excentrics e superano passaggi di 6b. Salgono questi 850
metri di parete in meno di 11 ore, di getto, al primo tentativo rotpunkt.
Purtroppo a causa della roccia friabile che caratterizza molti passaggi (anche quelli chiave), la via non ottiene un grande successo( anche perché è percorribile solo nel mese di settembre, quando le colate d’acqua della parete superiore svaniscono).
1981 – La via Attraverso
Il Pesce (Weg durch den Fisch) della parete Sud della
Marmolada è l’evento dell’anno: i due cecoslovacchi Igor Koller e Jndrich
Šustr (diciassettenne) passano dove Heinz Mariacher aveva tentato
salire le immani placche tra la via dell’Ideale e la Conforto ed
era sceso per non far uso di mezzi artificiali.
I cecoslovacchi hanno una tradizione
culturale diversa e non hanno di questi problemi. Passano con l’uso di 25
chiodi intermedi, 15 chiodi di progressione artificiale, 40 chiodi di sosta, e
con l’uso di nuts, friends, sky-hooks e cliff-hangers. Pur con l’uso di tutta
questa tecnologia, dimostrando che non è necessario ricorrere sempre al
perforatore, la via rimane estremamente severa. I 900 metri di parete sono un
susseguirsi di passaggi di 6b, tiri continui sul 6b-, passaggi in
artificiale di A0 e A1 su ancorette. In quanto aperta con l’uso dei mezzi
artificiali, la via subisce il giudizio negativo dei puristi, e viene per il
momento archiviata. «Ormai tutti lo chiamano “Pesce” per quella caratteristica
nicchia, in centro alla placca, dalla forma rassomigliante a una balena:
passaggio obbligato e anche unico cenno di cedimento in un impressionante
piatto oceano grigio. (…) Questo tracciato sarebbe probabilmente percorribile
in esclusiva arrampicata libera, su difficoltà naturalmente superiori all’8°
grado, ma la scarsissima presenza di chiodi in parete impedisce per il momento
ogni tentativo in questo senso, almeno da parte di un capocordata». (Maurizio
Giordani).
1982 – Prende vita il
capolavoro di Heinz Mariacher e Luisa Jovane. Dopo molteplici
tentativi concludono la via Moderne Zeiten (Tempi Moderni).
Il tracciato sale tra la Vinatzer con variante Messner e la Gogna sulla parete Sud della Marmolada di Rocca.
1982 – Bruno Pederiva e S. Valentini liberano completamente la via Dell’Ideale in Marmolada, valutandola 5c/6a con passaggi di 6b.
1982 – E’ l’anno di Maurizio
Giordani, dopo più tentativi,con Franco Zenatti, sale tra la Punta
Rocca e la Punta Penia (Marmolada) aprendo la via Rovereto
(5c/A3 con qualche chiodo a pressione). Entra così nel “mondo magico” della Marmolada,
che non riuscirà più a lasciare. Rileverà il testimone di Heinz
Mariacher, ripetendone tutte le vie e poi aprendone moltissime di nuove. Lo
stile è: chiodatura minima o inesistente, sicurezza psicologica necessaria,
apertura naturalmente dal basso e senza ispezioni; ma anche lui usa lo
spezzettamento della via, fa qualche tiro, poi torna, anche per altra via e
ricomincia, per essere sempre al meglio.
1982 - Riccardo Bee crea una “direttissima” sulla parete Sud dell’Anticima del Piz Serauta. (Marmolada) E’ solo, e sale 550 metri di 5c e A4.
1983 – Maurizio Zanolla “Manolo”, con Roberto Bassi, ripete la via Gogna sulla Marmolada in quattro ore mettendo le protezioni unicamente in cinque occasioni.
1983 – Maurizio Giordani, con Paolo Cipriani, aprono la via Sandro Pertini sulle placche del Piz Serauta (Marmolada). Una bellissima impresa, si parla di 7° grado (6b-) e A2, è anche una risposta laica alla via Wojtyla aperta quattro anni prima sulla stessa montagna da Graziano Maffei e Mariano Frizzera.
1983 - Heinz
Mariacher, Maurizio Zanolla “Manolo”, Luisa Jovane, Bruno
Pederiva decidono di tentare la ripetizione della dimenticata Weg
durch den Fisch - (Attraverso il Pesce).(Marmolada).
Questo tentativo, non riuscito è
comunque utile agli stessi alpinisti per ritentare e riuscire nell’intento
l’anno successivo.
1983 - Maurizio
Giordani con Franco Zenatti sulla parete Sud
della Marmolada realizzano un nuovo itinerario tra il Pesce e la Conforto
aprendo la via Dell’Irreale, con difficoltà di VII° grado e A3.
1984 – Ha Heinz
Mariacher, Maurizio Zanolla Manolo, Luisa Jovane e Bruno
Pederiva riesce la ripetizione in Marmolada della leggendaria Weg
durch den Fisch - (Attraverso il Pesce), che supera una curiosa e
compattissimo concavità a forma, appunto, di pesce. Una via dalle protezioni
spaventosamente aleatorie, con artificiale obbligatorio su gancetti appoggiati
alle gocce del calcare, ed il duro passaggio di 7°+ con chiodo di
sicurezza non troppo buono a circa sette metri, danno filo da torcere alla
cordata per tre giorni. I quattro usano la tecnica americana: uno scala mentre
gli altri seguono sui jumars.
Scriverà Heinz
Mariacher su Alp: «…c’è un passaggio in libera eccezionalmente difficile
(VII+) con un chiodo molto cattivo come unica sicurezza lontano sette metri,
tanto che viene da pensare che Jndrich Sustr, di appena diciassette
anni, non fosse del tutto a posto quando è passato per primo».
1985 – Ritroviamo Maurizio Giordani in questo momento alpinista di punta in Italia.
La sua attività è intensa, e lungo sarebbe l’elenco delle sue realizzazioni.
Tuttavia nominarne alcune è d’obbligo per dare un’idea del suo spessore alpinistico. Le più severe sono concentrate in Marmolada.
1985 - Maurizio
Giordani con Franco Zenatti aprono la via Moby Dick con
difficoltà massime di 6a+ con quattro passaggi in A0.
1985 - Maurizio Giordani
con Rossana
Manfrini aprono tra la Gogna e la Vinatzer la via Futura
su difficoltà di 6b.
1985 - Maurizio Giordani
con Franco
Zenatti tracciano a sinistra del Pesce la via Fortuna con
difficoltà di 6b-/b con alcuni passaggi in A0 (secondo Giordani
questa via è più dura della via Del Pesce).
1985 - Maurizio Giordani con Franco Zenatti realizzano
una nuova variante di 200 metri alla via Del Pesce che verrà chiamata Athena
con difficoltà di 6c (8°-). L’evoluzione permette di azzardare un nuovo salto
di qualità anche in montagna, pur con un notevole restringimento del terreno di
gioco.
1985 - Il 19 agosto,
Maurizio Giordani, ancor prima di aspettare i giudizi dei
ripetitori, vuole dimostrare che queste sue nuove realizzazioni sulla parete
d’argento sono più dure che qualsiasi altra sulla stessa parete. Sale a tale
proposito , in completa solitaria, senza corda ed in libera in poco più di
quattro ore, la via Tempi Moderni (Moderne Zeiten) di Heinz
Mariacher e Luisa Jovane.
1985 – Anche Igor Koller ritorna in Marmolada
e, con Emil Horniacek e Peter Ondrejovic, salgono la via Italia.
E’ una variante del tutto in libera al “suo Pesce” Aiutati da tre soli
ancoraggi per la progressione artificiale superano passaggi di 6b.
1986 - Heinz
Mariacher e Luisa Jovane iniziano a trapanare salendo dal basso.
In più riprese salgono sulla parete Est
del Sasso delle Undici (una delle belle dorsali rocciose che
interrompono con lisci e grigi risalti calcarei il piatto bacino del ghiacciaio
della Marmolada), aprendo una via (Tempi Modernissimi) di
300 metri e usando tutti i mezzi artificiali in loro possesso compreso il
perforatore a batteria. Il risultato è una via con passaggi fino al 7c+
(10°-): di mano in mano che salivano per attrezzare, superavano le lunghezze
inferiori (già attrezzate) in arrampicata libera.
1986 – Franĉek Knez e M.
Freser in Marmolada, creano la via Venere, sono 800
metri con passaggi di 6c+.
1987 – 15/16 luglio. Heinz Mariacher, con Bruno Pederiva, sulla Marmolada consegneranno la via Attraverso il Pesce – (Weg durch den Fisch) alla storia dell’arrampicata libera dichiarando difficoltà oltre l’ottavo grado.
1988 - Maurizio Giordani con Rossana Manfrini sull’ultima grande evidente struttura della parete Sud della Marmolada lasciano un’altra loro indelebile firma e creano la via Specchio di Sara
Il roveretano ipotizza difficoltà di nono grado inferiore con quattro punti di aiuto; la via gli richiede una progressione esasperante e un pauroso volo di trenta metri.
1989 - Roland Mittersteiner, con Kritzinger,
percorre in completa arrampicata libera la via Specchio di Sarah.
Dichiara difficoltà massime di 7c.
«Specchio di Sarah sarebbe stata
possibile e bellissima senza spit, ma adesso è già fatta…Secondo me tutto
quello che è stato fatto in Marmolada sino ad ora si poteva aprire senza
spit: questo mi sembra anche un toglier spazio alla generazione futura, che
magari non vorrà usarli, che vorrà porsi dei problemi. Ho un ricordo al
riguardo… Volevo aprire una via a destra di Specchio di Sarah, su parete
strapiombante. Sono partito e dopo tre metri ho visto che non si poteva mettere
niente; non sapevo cosa fare, andare avanti o scendere? Ho visto più su un
grande buco e ho pensato ci fosse la possibilità di mettere una protezione.
Così ho proseguito e arrivato al buco, a cinque metri, mi sono accorto che non
si poteva chiodare: scendere era difficile…Ho visto un altro buco più su. Di
nuovo la stessa roba, quasi tutti i chiodi mi sono scappati giù: din, din…Se
avessi avuto uno spit, l’avrei potuto mettere!
Dopo un bel po’ sono riuscito a mettere un chiodo in un buco svasato, ci
ho passato la corda e sono sceso in arrampicata. Alla base ho tirato la corda e
mi è arrivato in mano il chiodo… Aprire una via così è un piccolo problema! Mi
sono anche costruito un friend gigante per quel buco, ma non sono più tornato».
1989 - Maurizio Giordani con Rossana Manfrini cercano un’altra linea possibile sulla “parete d’argento” della Marmolada. Un poco a destra della via Attraverso il Pesce creano Andromeda, 600 metri di 7a- ed artificiale su cliff-hangers. Su questa via Maurizio Giordani non vuole impiegare gli spit. Lascia così i piccoli chiodi “dal grande potere” a casa, e dimostra a se stesso e agli altri di poter realizzare una via con le stesse difficoltà di Specchio di Sara, ma con il solo uso di chiodi normali e di cliff-hangers.
1990 - 3 agosto. Maurizio Giordani sale slegato i tiri con difficoltà fino al 6°+ della via Attraverso il Pesce in Marmolada, superando poi in autoassicurazione le lunghezze più difficili, portando a compimento la strepitosa prima solitaria; il suo capolavoro.
1991 - Igor Koller è ancora protagonista sulla Marmolada con Peter Ondrejovic, tentano una via a destra dell’ormai classica via Attraverso il Pesce. Il tentativo non riesce del tutto, in quanto fermati da placche difficilissime, non riescono ad arrivare alla cengia mediana della parete Sud. Decidono così che la via termina lì, affiancando su questa parete canoni di arrampicata sportiva a quelli dell’alpinismo. La via chiamata Fram vede l’uso di qualche spit, ma sono comunque presenti lunghi tratti improteggibili mai sotto all’8° grado.
1991 - Roland Mittersteiner con il fidato
Kritzinger, libera rotpunkt la via Andromeda in Marmolada,
aperta da Maurizio Giordani nel (1989).
Le difficoltà in libera lievitano a 7c+:
il passaggio chiave è 10 metri sopra l’ultimo ancoraggio e circa 3 metri sopra
un traballante cliff-hanger.
Questo «è un tiro strano. Ho potuto
mettere un paio di chiodi in un buco sulla destra e lanciarmi sulla placca a
sinistra, dove non vedo come Maurizio Giordani sia potuto salire
usando dei cliff, come ha detto, nella prima salita. E’ una placca compatta.
Però a volte su questo terreno vai un metro a destra o uno a sinistra e cambia
tutto…».
Al rientro dirà: «Quando siamo scesi in
corda doppia per la via del Pesce, nei passaggi chiave di questo
itinerario mi sono stupito per l’abbondanza degli appigli» (!).
1991 - Igor Koller apre un altro itinerario sulla Marmolada, la via Gorbi (6c+). Usa spit ma anche nuts e friends, tanto che la via si situa tra l’alpinismo classico e l’arrampicata sportiva.
1991 - Roland Mittersteiner si rivela uno
dei massimi specialisti dell’arrampicata estrema, liberando in Marmolada
la nuova via Fram di Igor Koller e superando con Osvald
Celva difficoltà straordinarie di 7c (nono grado superiore).
D’altra parte, su questo genere di itinerari sempre più costretti che – con l’ausilio di alcuni spit e con logica discutibile – percorrono le poche strisce ancora sfruttabili della grande parete Sud , il confine tra alpinismo e arrampicata è ogni giorno più labile.
1993 - Nell’estate il vicentino Piero Dal Prà, classe 1971, affronta e risolve uno dei problemi più scottanti del momento: lo Specchio di Sara sulla Marmolada (che lo stesso Dal Prà aveva già superato “a vista”: 7c).
Le altissime difficoltà gli impongono l’autoassicurazione e un inevitabile ricorso all’artificiale.
1993 – Renzo Vettori traccia, a fianco della via Specchio Di Sarah in Marmolada, la via Il Filo Di Arianna (difficoltà di 8°+ ed artificiale su cliff-hanger). – Ma per questa via bisogna aprire una parentesi. Infatti il tracciato era stato tentato a più riprese da Ludwig Rieser e Ingo Knapp, con metodi severamente etici: solo chiodi e blocchetti, niente spit, niente cliff, solo libera. Tornando più volte per terminare la via (e superando anche un tiro di 8a, da lui precedentemente attrezzato nel modo sopra esposto), quest’ultimo ha trovato il tracciato inglobato in quello tradizionale (cioè con artificiale e cliff) di Vettori.
1994 – L’attività nelle Dolomiti, pur in difficoltà, non resta immobile. Su questi monti, legati da sempre ad una storia come abbiamo visto ricca ed antica, con valori etici forti e di lunga data, la ricerca delle difficoltà pure, di itinerari “sportivi” è più lenta che in altri luoghi, come ad esempio sulle Alpi Occidentali o in Francia. Da noi gli arrampicatori di punta (pena l’essere additati negativamente e pesantemente) effettuano ancora salite estreme, ma con un parco uso di materiale ed un limitato numero di chiodi e spit. La conseguenza è che gli itinerari, seppur numerosi, vedono un esiguo numero di ripetizioni.
Sono le salite come la via Tempi Modernissimi aperta sulla parete Est del Sasso delle Undici (Gruppo della Marmolada), che lentamente segnano il passo, in quanto sono vie che possono competere tranquillamente con le vie d’oltralpe sia per bellezza di arrampicata, che per sicurezza, ma che in più hanno il fascino dell’ambiente circostante.
1994 – Rolando Larcher decide di attaccare la parete Sud della Marmolada armato di trapano a batteria. Tutti i movimenti vengono fatti in libera e la spittatura è molto distante. La breve via che ne scaturisce, 4 tiri con difficoltà fino all’8a, prende il nome di Coitus Interruptus (Coito Interrotto). L’uso sistematico di spit su questa “storica” parete riaccende le mai sopite polemiche sull’uso dei “chiodini speciali”.
1998 - Igor Koller e Miro Piala sulla parte più strapiombante dell’immensa parete Sud della Marmolada aprono la via Amico Feo, della quale solo i primi tre tiri sono rotpunkt mentre gli altri sono da “mettere insieme”. La via viene dedicata a Graziano Maffei “Feo”, morto nel 1994 in discesa sulla Nord, una delle persone più amichevoli e umane che Igor Koller abbia mai incontrato sulle montagne.
1999 - Manfred Stuffer, uno tra i migliori arrampicatori sportivi, si dedica all’alpinismo solitario portando a termine, sempre senza autoassicurazione, vie di notevole impegno e difficoltà.
A coronamento di questa grande mole di attività giunge al concatenamento in velocità di due impegnative vie della Marmolada e delle Tre Cime di Lavaredo. Festeggia a modo suo il 130° anniversario della prima conquista della Grande di Lavaredo ed il 30° anniversario della prima ascensione della via Messner in Marmolada.
Manfred Stuffer parte alle 5,15 dal rifugio Falier ai piedi della parete Sud della Marmolada e sale senza autoassicurazione la via Vinatzer-Messner (800 metri con difficoltà sino al 7°-) in 3 ore e 30. Quindi scende dal ghiacciaio con l’uso di una slitta, e poi con la sua montain bike raggiunge il rifugio Auronzo, dopo aver risalito i passi Fedaia, Giau e Tre Croci. Un percorso di 75 Km. e 2650 metri di dislivello in salita (il tutto in 4 ore e 30). Non gli resta perciò che portarsi sotto alla parete Nord della Grande di Lavaredo e salire la “classica” via Comici (500 metri sino al 7° grado) in ore 1,30). Arriva in vetta alle 18,40 e finisce la memorabile giornata con la discesa della via Normale.