Nato il 18 giugno 1886 a Nobberley nella contea di Cheshire, questo alpinista britannico fu dichiarato disperso a trentotto anni, a poca distanza dalla vetta dell’Everest, e conta ancora oggi molti ammiratori.
Il padre di Mallory era un pastore evangelico. George era il primogenito maschio e frequentò scuole esclusive, nelle quali si distinse soprattutto in matematica e in ginnastica. Con uno dei suoi insegnanti, R. L. Graham Irving, Mallory si recò nel 1904 per la prima volta nelle Alpi, e i due compirono insieme varie escursioni. Il culmine e la conclusione di questo prima soggiorno in Svizzera e Francia furono costituiti dalla scalata del Monte Bianco. In quelle settimane Mallory maturò la decisione di diventare alpinista. Cominciò ad arrampicare ovunque e comunque, non appena ne aveva l’opportunità. In collegio giunse persino a scalare una fessura alta diciotto metri, posta tra un camino e un muro.
Quando, a diciannove anni, si trasferì a Cambridge, Mallory si appassionò anche al canottaggio, ma l’alpinismo restò il suo interesse più grande. Ogni anno si recava nelle Alpi, ma arrampicava anche sui monti della Scozia e sulle rocce del Galles. Ben presto Mallory entrò a far parte di quella cerchia elitaria di alpinisti britannici che, provenienti dalle università di Oxford, Eton o Cambridge, compivano estate dopo estate audaci imprese sull’arco alpino. Rispetto ai molti professori che praticavano questo sport, Mallory era ancora giovanissimo, ma era già uno dei più dotati scalatori inglesi.
Nel 1909, a ventitré anni, salì l’Arête du Moine dell’Aiguille Verte, e alla fine di agosto prese dimora a Zermatt, dove dedicava molte ore della giornata alla lettura.
Cottie Sanders, nel suo libro Alta montagna, lo descrive così: «Alla fine di agosto del 1909, sulla terrazza dell’albergo Monte Rosa a Zermatt, si poteva spesso vedere un giovane seduto su una seggiola di ferro, davanti a un tavolino rotondo, che leggeva La casa di campagna di John Galsworthy in un’edizione Tauchnitz. Attorno a lui ferveva “la vita”. Guide e scalatori andavano e venivano, in un incessante chiacchiericcio, come sempre a Zermatt d’estate. Il giovane sedeva immerso nella lettura, senza mai sollevare lo sguardo; ogni tanto con la mano destra respingeva una ciocca ribelle di capelli castani che dalla fronte gli ricadeva continuamente sugli occhi. Era una scena assai curiosa». Nel 1911, dopo una serie di scalate sul Monte Bianco, Mallory scrisse uno di quei suoi entusiastici articoli, che riflettono così bene la sua concezione della vita:
«Che senso ha scalare una montagna? [ … ] Ciò che conta è sapere di aver compiuto qualcosa. Bisogna essere convinti di poter resistere fino alla fine – sappiamo anche che non esistono sogni che non valgono la pena di essere sognati [ … ] Abbiamo sconfitto un nemico? No, abbiamo vinto noi stessi. Abbiamo ottenuto un successo? Questa parola non ha qui alcun significato. Abbiamo conquistato un regno? No - e sì. Abbiamo conseguito qualcosa di pienamente soddisfacente …Si è compiuto un fato … Lottare e capire – una cosa non è possibile senza l’altra; questa è la vita. Ciò significa che, quando scaliamo una montagna, non facciamo altro che obbedire a un ideale di vita? E’ proprio così. Proprio questo è il fondamento stesso della vita. E poi – abbiamo imparato qualcosa di più». Mallory era un insegnante.
Amato dai suoi allievi, parlava loro spesso dei monti e li invitava a incontri con i suoi compagni di scalata di Cambridge. Mallory riteneva che nessuno sport potesse essere paragonato all’alpinismo. In nessun’altra disciplina sportiva era possibile, secondo lui, provare esperienze della stessa intensità.
Nel 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale, Mallory non fu arruolato perché indispensabile nel suo ruolo di insegnante. Nel 1915 pubblicò uno scritto pedagogico sul comportamento della gioventù in guerra, invitando alla tolleranza nei confronti delle altre nazioni. Metteva anche in guardia contro le emozioni esacerbate e il dilagare della propaganda in tempi di guerra.
Nel 1921, 1922, 1924: Mallory prese parte alle tre prime spedizioni all’Everest, agendo da forza trainante in quelle imprese pionieristiche.
Dalla terza non tornò.
Fu avvistato per l’ultima volta sulla cresta sommitale, e non si è mai saputo con certezza se sia morto, insieme a Andrew Irvine, durante la salita o la discesa.
Una caratteristica era il suo entusiasmo incondizionato per le grandi montagne. Attingeva la sua forza da questa passione.
1909 - George Leigh Mallory a ventitré anni, salì l’Arête du Moine dell’Aiguille Verte.
1911 - 18 agosto. Il discusso insegnante di Winchester R. L. Graham Irving con due dei suoi ex allievi, Harry Tyndale e George Leigh Mallory realizzano la 3° ascensione del Mont Maudit per la Cresta Kuffner, apportando una Variante d’accesso. - Gruppo Mont Maudit - Massiccio del Monte Bianco.
1924 - George Leigh Mallory, scompare sull’Everest.