1986 – 6/7 agosto – Kurt Diemberger e la sua compagna Julie Tullis, tornano per la terza spedizione, insieme, alla montagna dei loro sogni il K2. Partirono dal campo IV per raggiungere la vetta. Riuscirono a raggiungere la sommità, ma a un'ora già avanzata. Julie Tullis diventò così la prima donna britannica a raggiungere la vetta del K2. Poco dopo l'inizio della discesa Julie Tullis scivolò trascinando con sé Kurt Diemberger Fortunatamente riuscirono a fermarsi, ma dopo questo incidente preferirono non continuare a scendere al buio e bivaccarono in quota, in una buca nella neve ma furono costretti a trascorrere la notte in un bivacco ad oltre 8000 metri. Il giorno seguente Julie Tullis mostrava segni di congelamento al naso e alle dita delle mani, ed evidenziava problemi di vista: un comune sintomo di edema cerebrale. Riuscirono comunque a raggiungere il campo IV verso mezzogiorno, dove, però furono costretti a rifugiarsi in una tenda con altri cinque alpinisti fermi a causa dello scatenarsi di una tempesta che sarebbe durata per giorni. La tenda di Kurt Diemberger e Julie Tullis collassò a causa della neve e i due dovettero dividersi e trovare rifugio nelle tende dei compagni. Il bivacco forzato si rivelò fatale per Julie Tullis che morì nella notte tra il 6 e il 7 agosto 1986 e il suo corpo venne adagiato nella tenda precedentemente abbandonata. Dopo alcuni giorni, i superstiti tentarono la discesa, ma furono costretti a lasciare al campo IV il compagno Alan Rouse: l'alpinista britannico infatti non era in grado di muoversi da solo, ed i compagni erano a loro volta troppo deboli per poterlo aiutare. Dei cinque alpinisti partiti dal campo IV, solo Kurt Diemberger ed un altro alpinista, Willi Bauer, riuscirono ad arrivare al campo base, in pessime condizioni di salute e con numerosi congelamenti A causa dei congelamenti, Kurt Diemberger subì l'amputazione di alcune falangi della mano destra e dei piedi.
Dopo il suo ritorno, Kurt Diemberger venne criticato dalla stampa inglese per aver lasciato Alan Rouse al campo IV durante la discesa; il comportamento suo e dei suoi compagni fu però difeso dall'alpinista e documentarista Jim Curran, presente in luogo, come l'unico comportamento possibile in quella situazione. Il corpo di Julie Tullis non è mai stato ritrovato. Il suo nome è stato aggiunto al Memorial Gilkey ai piedi della montagna. Nel 2005, fu ritrovata sul ghiacciaio sottostante il K2 un'audiocassetta contenente un diario di Julie Tullis registrato nel 1982 - Karakorum - Himalaya.