(San
Martino di Castrozza)
Non è la cima più alta delle ► Pale di San Martino, ma ne costituisce, con i suoi 3185 m., uno dei pilastri d’angolo. Come un’aguzza punta domina l’alta Val Travignolo e le praterie di Passo Rolle; La sua forma slanciata vista dalla Capanna Segantini in Val Venegia è la cartolina più popolare delle Pale. La somiglianza con il Cervino, che ebbe molta fortuna, fu suggerita da John Ball nelle Guide of the Eastern Alps (pubblicata nel 1868, tre anni dopo la conquista del Cervino e due anni prima che il Cimone venisse salito). Questa montagna ebbe molti cantori, da Guido Rey a Alfredo Paluselli, poeta e pittore che di fronte alla parete, nel 1931, costruì la Capanna Cervino e qualche anno dopo la Baita Segantini, oggi meta frequentatissima: da lì Paluselli dipingeva le volubili ombre che, nelle diverse ore del giorno, le nubi stampavano sulla parete del Cimone. Sulla Val Cismon, il Cimon della Pala è la montagna di San Martino di Castrozza, caratterizzata da una larga parete solcata da fessure e camini che scende, oltre Cima Corona (2768 m.) sul Passo Rosetta. La montagna è costituita da una massa di Dolomia ladinica, appoggiata sui più antichi strati della Formazione di Werfen che, drammaticamente ripiegati, fanno da basamento alla grande parete sul lato Sud occidentale. La grande cengia inclinata che taglia la parete è evidente segno di sovrascorrimento tettonico.
Il Passo del Travignolo separa il Cimone dalla Cima Vezzana; a Nord dell’intaglio scende il ghiacciaio del Travignolo, sul lato opposto la Val dei Cantoni. Questa è percorsa da un sentiero che dal Rifugio Pedrotti alla Rosetta conduce alla via normale di entrambe le cime. Nelle vicinanze del passo si trova il Bivacco Fiamme Gialle 3005 m., costruito nel 1970, nel centenario della prima salita della montagna.
Il Cimon della Pala fu salito per la prima volta il 2 giugno 1870 da Edward Robson Whitwell con le guide Santo Siorpaes e Christian Lauener per il ghiacciato e complesso versante Nord; per questa via, pericolosa e oggi abbandonata, furono effettuate le prime 25 salite.
L’attuale via normale per la Val dei Cantoni fu aperta nel 1889 (anno dell’inaugurazione del Rifugio Rosetta) da Ludwig Darmstädter con Johann Niederwieser (Stabeler) e Luigi Bernard. E’ una via di un certo impegno, che le guide di Primiero facilitarono, pochi anni dopo, con alcune attrezzature che esistono tuttora. La cresta Nordovest fu superata nel 1893 da Gilberto Melzi con Giuseppe Zecchini, con un itinerario che divenne classico; nello stesso anno anche la parete Sud ebbe una via, ad opera di Leo Treptow e Antonio Dimai.
Il vero problema alpinistico era però la parete Sudovest. Il superamento di quella parete, l’11agosto 1905, è importante per diversi motivi. Innanzitutto fu un passo avanti nella scala delle difficoltà, la via è ardua, esposta, oggi classificata di quarto grado superiore. In secondo luogo fu un “senza-guide” ad aprirla, il monacese Georg Leuchs, da solo. Nella sua relazione, Georg Leuchs si mostra consapevole del valore della salita: «quest’ascensione, tanto come scalata di camini e di pareti, che per numero di passi difficilissimi, nonché per la sua esposizione, può essere annoverata fra le più ardue arrampicate dolomitiche».
Nel dopoguerra i fratelli Langes (Hilde, Günther, Sigurd), superano la parete Sud per un itinerario, la via Higusi (1921) relativamente facile che si collegava al tratto sommitale della via normale: sullo stesso tracciato è stata allestita la ferrata Bolver Lugli, una delle più belle, alpinistiche e frequentate delle Dolomiti.
Il problema di una via diretta alla parete Sudovest fu risolto negli anni della «battaglia del sesto grado» ad opera della cordata di Alvise Andrich, Furio Biachet e Mary Varale (1934), via dei Bellunesi: settecento metri di parete con l’uso di quaranta chiodi).
Altri itinerari difficili sulla parete Sudovest furono trovati nel secondo dopoguerra, da Gabriele Franceschini e Mario Rinaldi nel 1950; venne poi l’epoca delle direttissime (delle Fiamme Gialle, 1963; dei Finanzieri, 1968).
Di recente un grande itinerario di alta difficoltà è stato aperto da Maurizio Zanolla (Manolo).
1869 - Paul Grohmann si sposta a San Martino di Castrozza per tentare, senza riuscirci, la salita del “Cervino delle Dolomiti”: il Cimon della Pala (3185 m.).
1870 – 3 giugno. E’ l’anno della prima ascensione al Cimon della Pala (3185 m.), il “Cervino delle Dolomiti”, e viene compiuta da Edward Robson Whitwell con le guide Christian Lauener e Santo Siorpaes; la comitiva salì per il versante Nord dal ghiacciaio del Travignolo, per una via pericolosa che fu abbandonata solo dopo il 1889 quando Ludwig Darmstädter con Johann Niederwieser (Stabeler) e Luigi Bernard ebbero trovato l’attuale via normale attraverso la Val dei Cantoni.
Dopo un bivacco sul ghiacciaio del Travignolo, Edward Robson Whitwell trasmette bene l’atmosfera che si respira: “Il primo tentativo di ascensione al Cimon della Pala venne da me eseguito il 28 maggio ultimo in compagnia del signor Francis Fox Tuckett per il passo delle Comelle; ma raggiunto il punto del segnale dove era arrivato precedentemente il Signor Paul Grohmann, ai piedi dell’ultimo picco, ci sembrò che l’ascensione non sarebbe stata praticabile che nel ghiacciaio che termina la valle Travignolo sopra Paneveggio, dove speravamo trovarci fra pochi giorni”. E così Edward Robson Whitwell fece. Risalì in parte il ghiacciaio ed iniziò la salita della faccia settentrionale del monte con le due guide. Ma la situazione si fa ingarbugliata: “Non riuscimmo a determinare dal basso qual fosse la più alta punta della cresta che ne costituisce la sommità”. Salirono più di una “cima” sempre con la speranza di raggiungere “la più alta”: “La roccia, per arrivare a quest’ultima, quantunque estremamente ripida, presentava abbastanza buona presa al piede, ed a causa del gelo non ci incomodava molto colla caduta di sassi. Scendemmo per circa 100 metri, e dopo un ora di scalata difficilissima per una fessura che si innalzava in mezzo ad una liscia parete di roccia (in due situazioni effettivamente a strapiombo) raggiungemmo la punta, ma solo per riconoscere che un’altra più elevata se ne trovava alla nostra sinistra, da noi , come la precedente separata da una balza intransitabile.
Ad ogni “cima” raggiunta erigevano una piccola piramide di sassi, e proseguivano: “Raggiunta la sommità del corridoio, dopo pochi minuti di salita sopra una roccia molto difficile, arrivammo alla cima di questa punta, la quale risultò essere la più alta che si vede Paneveggio, ma alquanto più bassa di un’altra situata pochi metri alla nostra sinistra avente la forma di sasso enorme (…)”.
Continuarono imperterriti la lotta fino a raggiungere …la più alta.
1877 – Cesare Tomé compie la seconda salita del Cimon della Pala.
1889 - Ludwig Darmstädter con Johann Niederwieser (Stabeler) e Luigi Bernard salirono il Cimon della Pala (3185 m.) e aprirono l’attuale via normale per la cima, attraverso la Val dei Cantoni.
1893 - Gilberto Melzi con Giuseppe Zecchini superano la cresta Nordovest del Cimon della Pala con un itinerario che divenne classico.
1893 - Leo Treptow e Antonio Dimai aprirono una via sulla parete Sud dell’Cimon della Pala.
1895 – 5 dicembre. Carlo Garbari realizza la prima invernale del Cimon della Pala.
1905 – 11agosto. E’ notte, e da solo parte dal paese per affrontare un importante problema del momento sulle Dolomiti: La parete Sudovest del Cimon della Pala. Il tedesco Georg Leuchs apre in solitaria una via in parete di 500 metri valutata oggi di IV° grado superiore.
1921 – I fratelli Langes (Hilde, Günther, Sigurd) aprirono la via di accesso al Cimon della Pala per i dirupi della parete Sud: è la via Higusi (dalle iniziali dei fratelli Hilde, Günther, Sigurd Langes): un itinerario assai logico, sul quale per lunghi tratti passano oggi (dal 1970) le attrezzature della bella e frequentatissima ferrata Bolver Lugli, una delle più belle, alpinistiche e frequentate delle Dolomiti.
1934 - 6 settembre. Alvise Andrich,
negli anni della «battaglia del sesto grado» traccia la direttissima sulla
parete Sudovest del Cimon della Pala, con Mary Varale e Furio
Biachet: via Dei Bellunesi: settecento metri di parete con l’uso di
quaranta chiodi).
1950 - Gabriele Franceschini e Mario Rinaldi trovarono e aprirono itinerari molto difficili sulla parete Sudovest del Cimon della Pala.