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Castello dei Camosci – (2535 m.)

(Catena d’Ambiez) - (Gruppo di Brenta)

(Dolomiti di Brenta)

 

 

CASTELLO DEI CAMOSCI 2535 m. - Minuscolo gruppetto nettamente delimitato dalla Valle di Jon, dal Vallon Basso, dalla Valle d'Algone e dalla Valle del Sarca. È l'estremo lembo meridionale del Gruppo di Brenta. - La cresta principale dalla Forcolotta di Jon si eleva per breve tratto roccioso e affilato verso Sud-ovest fino alla quota 2422 m, che racchiude, sul lato Nord-ovest, una piccola e curiosa conca, detta Busa dei Cavai, poi si protende verso Sud con la lunga cresta sottile e seghettata, ma quasi orizzontale, del Castello dei Camosci, che culmina con la quota 2535, mentre la sua ultima elevazione (quotato 2422 m.), segnata sulle carte come Castello del Camosci, è comunemente detta la Piramide, per un segnale trigonometrico postovi molti anni or sono. Infine, la cresta, dopo un leggero spostamento verso Ovest, si abbassa ripidamente verso Sud col Croz delle Pozze e con un lungo costolone che fiancheggia la Valle Laone (immediatamente ad Ovest di Stenico) e scende fin sulla forra del Sarca, a monte di Ponte Pia. Dalla cresta principale si diramano alcuni contrafforti più o meno sviluppati: sul lato Est, notevoli quelli del Monte Pizzo 2221 m, un pronunciato sperone che divide le conche di Sgolbia e delle Binde, e soprattutto il lungo crestone erboso del Monte Brugnol 2221 m, che divide la Valle di Jon dalla Valle Laone; sul versante Ovest sono invece notevoli i due grossi contrafforti del Monte Pinzon 1786 m. che fiancheggia a Sud il Vallon Basso e della Rocca 1893 m, che si spingono fino al solco della Valle d'Algone e che comprendono fra loro la piccola e selvaggia Valle Genera. Su tutto il lato orientale del Castello dei Camosci si stendono belle conche prative più o meno ampie. Il versante occidentale invece scende ripidissimo, boscoso e selvaggio fino al fondo della Valle d'Algone.

Il gruppetto è frequentato quasi esclusivamente da pastori e cacciatori. Ben poche attrattive esso può offrire all'alpinista, poiché anche le vedute panoramiche mal ricompensano della fatica dei lunghi e ripidi approcci.