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Willy Angerer - (

 

 

1936 - 18/22 luglio. Edi Rainer e Willy Angerer austriaci di Innsbruck; Andreas Hinterstoisser e Toni Kurz bavaresi di Berchtesgaden, tutti al di sotto dei 30 anni. Sono alpinisti fortissimi, hanno tutto per riuscire a salire la parete Nord dell’Eiger, ma vengono stroncati da vicende che non riescono a dominare, ma che affrontano con cameratismo e grande determinazione fino alle estreme conseguenza. Le due cordate sono al corrente della reciproca intenzione di tentare la Nordwand. La notte del 18 luglio 1936 attaccano separatamente la parete, si incontrano ai primi nevai per continuare assieme la salita. Il primo passaggio impegnativo lo incontrano nella traversata di una placca liscia strapiombante con scarsi appigli. È Andreas Hinterstoisser che con grande abilità riesce a superare l’impegnativo ostacolo. Gli altri passano assicurati alla corda tesa attraverso l’ostacolo che viene sfilata dopo il passaggio dell’ultimo. In questo modo resta preclusa la possibilità di riattraversare agevolmente l’impegnativo passaggio in caso di ritirata. I quattro che procedono in due cordate separate raggiungono il primo ed il secondo nevaio.

Col sopraggiungere dello sgelo delle prime ore pomeridiane la montagna incomincia a scaricare. Willy Angerer viene colpito da un sasso alla testa. Il compagno di cordata Edi Rainer gli presta le prime cure, ma, Willy Angerer è stordito, si muove lentamente e necessita di assistenza continua.

I quattro si riuniscono per il loro primo bivacco, a questo punto sono già oltre la metà della parete. Il giorno successivo riprendono a salire il secondo nevaio. Andreas Hinterstoisser è sempre davanti, ma la loro progressione è lenta a causa di Willy Angerer in serie difficoltà.

Nel secondo giorno di arrampicata riescono a superare solo 200 metri di dislivello. È evidente che così lenti difficilmente riusciranno a raggiungere la cima. Devono bivaccare nuovamente.

Al terzo giorno Willy Angerer appare sfinito, non in grado di procedere. Le alternative che si presentano per uscirne sono: lasciare Edi Rainer e Willy Angerer in una pozione sicura mentre Andreas Hinterstoisser e Toni Kurz salgono alla cima per poi chiamare i soccorsi. Oppure ridiscendere la parete fino all’attacco. I quattro optano per questa soluzione. Nel corso della giornata riescono a scendere di soli 300 metri: per raggiungere la base della parete ne mancano 800. Si rende necessario affrontare un nuovo bivacco: il terzo. Il giorno successivo (21 luglio) scendono il primo nevaio, raggiungono la placca da superare in traversata, oltre la quale la discesa è più agevole e sicura. Il tempo è brutto la montagna riversa nevischio sugli alpinisti, la placca è coperta da vetrato. I tentativi di attraversarla risultano inutili. La montagna ha intrappolato gli alpinisti, non resta altra alternativa che scendere in verticale a corda doppia. Ma questo comporta passare in un colatoio dove convergono tutte le scariche di sassi e ghiaccio che cadono dall’alto. Nel frattempo Albert von Allmen, guida alpina e cantoniere del trenino della Jungfrau, sale ad un’apertura della galleria della ferrovia che si affaccia sulla parete dell’Eiger. Da qui chiama alla voce gli alpinisti che stanno scendendo e ne ottiene una rassicurante risposta. Dopo poco più di un’ora Albert von Allmen sente un urlo disperato di aiuto. È Toni Kurz appeso ad una corda nel vuoto.

I suoi compagni sono tutti morti travolti da una valanga di neve e ghiaccio, lui è l’unico superstite. Albert von Allmen chiama immediatamente soccorso col telefono di servizio della galleria ferroviaria. Arrivano alcune guide che tentano inutilmente di raggiungere Toni Kurz rimontando una fessura che, a causa del continuo nevischio, si è riempita di ghiaccio diventando impraticabile. L’operazione di recupero viene ripresa il mattino successivo da parte di quattro guide svizzere: Toni Kurz è ancora vivo e lucido. Le guide, con una risalita impegnativa, riesco ad avvicinarsi a Toni Kurz e tentano inutilmente di lanciargli una corda. Una guida suggerisce a Toni Kurz di recuperare la corda che lo unisce ancora ad Willy Angerer, sfilarne i trefoli in modo da ricavare un lungo cordino da calare alle guide. Toni Kurz con la piccozza recide la corda che lo lega ad Willy Angerer il cui corpo, non più trattenuto, precipita fino alla base della parete.

Sostenendo sforzi inauditi Toni Kurz, che fra l’altro ha una mano congelata, riesce a calare il cordino alle guide e a recuperare materiale tecnico, generi di conforto e una corda di calata. Con questa Toni Kurz inizia a scendere lentamente. A pochi metri dai suoi soccorritori, quando ormai può ritenersi in salvo, la corda si blocca di colpo: un nodo che unisce le corde non passa dal moschettone di calata. Toni Kurz si agita disperatamente, tenta in ogni modo di svincolarsi, impreca, poi reclina il capo in avanti: muore di sfinimento.