(Como. 1884 – 1976) Arturo Andreoletti. La sua attività alpinistica si svolse, oltre che nelle Dolomiti, anche nelle Alpi centrali e nelle Grigne. Esplorò a fondo, fra il 1907 e il 1914, la zona delle Pale di San Martino e delle Dolomiti agordine, in vista della preparazione di una guida delle Alpi feltrine, agordine e zoldane, che non vide la luce (molto materiale confluì nella Guida delle Dolomiti orientali di Antonio Berti). Con la guida Serafino Parissenti e con Carlo Prochownich fece la prima italiana della parete Sud della Marmolada (1908); con Serafino Parissenti la prima ripetizione della via Leuchs alla parete Sudovest del Cimon della Pala (1910) e la prima traversata italiana delle Torri del Vajolet. In quell’occasione suscitò la meraviglia di Tita Piaz, che non pensava che alpinisti italiani fossero capaci di simili exploit.
Arturo Andreoletti appoggiò apertamente l’attività delle sezioni di Venezia e di Treviso, in contrasto con la più antica ma meno vitale sezione di Agordo, allora guidata da Cesare Tomè.
L’attività di Andreoletti in montagna di confine ebbe anche una funzione esplorativa per conto dello Stato Maggiore , in vista della guerra imminente. Nel corso del conflitto egli fu comandante di compagnia nella zona della Marmolada e nell’alta Valle del Biois; per la sua trascinante attività era soprannominato «il padreterno»; in seguito fu tra i promotori dell’ANA.
L’impresa alpinistica più importante di Arturo Andreoletti ebbe luogo nel dopoguerra: fu la salita della parete Nordest dell’Agner, con Francesco Jori e Alberto Zanutti (1921).
Arturo Andreoletti effettuò un numero veramente incredibile di prime ascensioni su tutte le Dolomiti ed anche nel Gruppo delle Grigne, dove realizzò la prima ascensione di alcune piccole guglie sulle quali in seguito i sestogradisti lecchesi trovarono un terreno ideale a scopo di palestra.
Andreoletti ha al suo attivo imprese di prestigio.
1908 - Il primo italiano a salire la via sulla parete Sud di Punta Penia (Marmolada) della via Bettega fu Arturo Andreoletti, che esplorava in quegli anni l’agordino anche a scopi di ricognizione militare.
1913 - Arturo Andreoletti scala nelle Dolomiti Feltrine la Gusela del Vescovà, una guglia straordinariamente affilata e sottile che si alza verticale.
1921 – 14/15 settembre. Arturo Andreoletti, Renato Zanutti e la guida Francesco Jori scalano in prima ascensione la gigantesca parete Nordest dell’Agner, realizzando un’impresa veramente storica di assoluto valore. Tale via, che in 22 ore risolve per camini e fessure (da buoni alpinisti classici) i 1500 metri di parete, è classificata di V° grado e non di VI°. Ciò perché, pur avendo molte caratteristiche per essere di VI° grado (l’impegno, la lunghezza, l’ambiente etc.) non ha visto l’uso dei mezzi artificiali e pertanto non si può essere al “limite” delle possibilità umane, e quindi sul VI° grado. Oggi questa via è valutata di V°+ e chiude il periodo dell’alpinismo cosiddetto “Classico”. Comunque di Arturo Andreoletti il merito principale è da ricercare nei suoi scritti, attraverso i quali la conoscenza di alcuni gruppi dolomitici (come le Pale di San Martino) si diffuse rapidamente e permise un’opera di collegamento, in seno agli ambienti alpinistici italiani delle Dolomiti, tra il mondo pionieristico dei De Falkner e la generazione di carattere più proletario del dopoguerra.