Le Tre Cime di Lavaredo sono strutture rocciose affascinanti, uniche al mondo.
Il versante settentrionale, giallo e strapiombante è famoso per le elevate difficoltà.
Quasi tutte le vie, anche se aperte in artificiale, sono state superate in arrampicata libera, diventando spesso un riferimento tra le vie d’alta difficoltà in montagna.
Per itinerari come lo Spigolo Giallo (Cima Piccola) consigliabile compiere la salita fuori stagione per evitare l’affollamento estivo.
Chi non è abituato ad arrampicare su questa dolomia stratificata, la sensazione iniziale è di grande insicurezza. La roccia in effetti è friabile in molte zone e richiede grande attenzione. Gli itinerari più percorsi sono comunque stati ripuliti dagli appigli instabili e quindi si sono “consolidati” nel tempo. Le vie sono tutte abbastanza attrezzate; quelle aperte in artificiale sono ricche di chiodi, anche se non tutti sono sicuri.
Accesso alle vie:
I punti di partenza ideali sono Cortina d’Ampezzo ed Auronzo raggiungibili da Nord attraverso la Pusteria e da Sud con l’autostrada A27.
Per gli itinerari delle Tre Cime da entrambi i paesi si deve poi raggiungere Misurina, da Cortina valicando il Passo Tre Croci.
Infine da Misurina si imbocca la strada a pagamento che risale fino alla base dei versanti meridionali delle Tre Cime.
Si lascia l’auto al parcheggio del rifugio Auronzo, dove termina la strada.
Per dormire l’ideale è pernottare al rifugio Auronzo o al rifugio Lavaredo, quest’ultimo si raggiunge in 15 minuti lungo la strada sterrata (chiusa la traffico) posto proprio sotto le pareti Sud, con vista sul favoloso Spigolo Giallo.
Tutti gli avvicinamenti si effettuano in tempi brevi data la vicinanza delle pareti.
Per la via “Spitagoras” in Val Rienza, ci si dirige in auto verso Dobbiaco.
Superato l’abitato di Carbonin ed il Lago di Landro, si lascia l’auto al chilometro 124 (parcheggio) dove parte il sentiero 102 per il rifugio Locatelli.
1869 – 21 agosto. Il viennese Paul Grohmann, già primo salitore di molte delle più importanti vette delle Dolomiti, raggiunge per primo anche quella della Cima Grande di Lavaredo (2999 m.), lungo il versante Sud assieme alle guide di Sesto Franz Innerkofler e Peter Salcher.
Impiegano quattro ore da Casera Rinbianco, tempo eccezionale se si considera che l’itinerario è tutto da scoprire e che le difficoltà, per l’epoca, sono tutt’altro che lievi (II° grado con passaggi di III° grado). E’ la salita che dà l’avvio alla storia alpinistica delle Tre Cime di Lavaredo.
In cima i tre si stringono calorosamente la mano nella gioia del successo e nell’euforia. Altro segno di cambiamento dei tempi, tra guide e clienti spesso nascerà una forte amicizia, basata sul grande rispetto reciproco e sulla comune esperienza del pericolo. Qualità che legano obbligatoriamente tutte le cordate.
1874 – Le guide Michel Innerkofler e Luigi Orsolina con Anna Ploner a settembre effettuano la prima ripetizione della Cima Grande di Lavaredo lungo il versante Sud e Anna Ploner si aggiudica in tal modo anche la prima femminile
1879 - Emil Zsigmondy scruta il roccioso contrafforte della Piccola di Lavaredo, per individuare una possibile via d’accesso alla cima. La guida Michel Innerkofler scrolla la testa ed alle insistenze del giovane obietta: “Se tu avessi le ali!”. Ma un “problema” si sa, è una sfida aperta.
1881 – E’ l’anno della “corsa” alla prima salita della Cima Piccola, la meno alta, ma anche la più ardua delle tre cime principali.
Il 21 luglio, a causa di un errore di percorso dovuto alla nebbia, il cliente Grünwald e la guida ampezzana Santo Siorpaes, che tentano la Cima Piccola, raggiungono invece per primi la bella punta rocciosa che si trova immediatamente a Nord-Est e che viene chiamata Punta Frida.
1881 – Quattro giorni dopo (25 luglio) Michel Innerkofler e il cugino Hans Innerkofler riescono a toccare la vetta della Cima Piccola dopo aver avuto ragione della verticale parete Sud-Ovest con un percorso che presenta difficoltà abbastanza continue di III grado e passaggi di IV inferiore. «Più cattiva della Cima Piccola nessun’altra cima può essere, quella è il demonio!» commenterà Michel Innerkofler. La salita dei cugini Innerkofler inaugura ufficialmente l’epoca del terzo grado nelle Dolomiti, ovvero delle scalate tecnicamente impegnative.
1881 – Alla fine di agosto Michel Innerkofler e il cugino Hans Innerkofler con il viennese Demeter Diamantidi e la sua guida Luigi Cesaletti salgono nella stessa giornata tutte e tre le cime principali di Lavaredo, Piccola, Grande e Ovest. E’ il primo dei numerosi “concatenamenti” che la storia alpinistica delle Tre Cime proporrà.
Demeter Diamantidi, raggiunta la vetta della Piccola di Lavaredo, tira fuori dallo zaino un barattolo di vernice rossa con cui scrive su un lastrone i nomi dei salitori, e vi deposita anche una bottiglia con dentro il suo biglietto da visita.
1882 – La duchessa romana A. di Sermoneta compie la prima ascensione femminile della Cima Piccola di Lavaredo.
1890 - Il 28 luglio, Hans Helversen e le guide Sepp Innerkofler e Veit Innerkofler salgono la Cima Piccola per la parete Nord, lungo un elegante sistema di camini che oppone difficoltà (secondo alcuni) fino al IV superiore. Oltre all’elevato livello tecnico dell’arrampicata, paragonabile forse alla più famosa via di Georg Winkler sull’omonima Torre, (la prima Torre del Vajolet) affrontata nel 1887 e superata per di più in scarpe chiodate.
E’ da segnalare che si tratta della prima scalata sul versante settentrionale delle Tre Cime.
1903 – Viene compiuta la prima solitaria della Cima Piccola per la parete Nord , ad opera di Josef Ostler.
1909 – Il 16 agosto, praticamente in contemporanea, vengono portate a termine tre importanti prime.
Sulla Parete Nord della Cima Piccola di Lavaredo, Rudolf Fehrmann e Oliver Perry-Smith superano i camini di destra, con difficoltà di quinto grado e bivacco in parete.
Otto Langl e Richard Löschner salgono la parete Est Nord-est della Cima Ovest di Lavaredo spingendosi fin quasi al limite dei paurosi strapiombi settentrionali: viene per questo denominata via Della Disperazione, benché le difficoltà si aggirino sul IV grado.
La guida ampezzana Angelo Dibona ed Emil Stübler salgono l’elegante spigolo Nord-est della Cima Grande di Lavaredo, oggi ripetutissimo.
Queste salite indicano che oramai si cominciano a prendere in considerazione le strapiombanti muraglie settentrionali. Ma i tempi non sono ancora maturi.
1911 – E’ la stagione di Paul Preuss. Il 5 settembre, assieme a Paul Relly, compie la doppia traversata a croce della Cima Piccola di Lavaredo: salita per la via Fehrmann, discesa per la via Witzenmann, risalita per la via Helversen e infine discesa per la via Comune, impiegando in tutto 8 ore e 45 minuti.
E’ una bella impresa, ma non basta: il giorno dopo, di pomeriggio, i due attaccano la minore delle cime, la Piccolissima, lungo una evidente fessura-camino che incide la gialla parete Nord-est. Superando difficoltà di V grado e senza piantare chiodi, Paul Preuss e Paul Relly raggiungono la cima e, dopo un gelido bivacco, ne scendono, sempre in arrampicata e senza uso di chiodi, per la gola Sud-Est tra Piccolissima e Punta Frida.
In seguito, ben sei tentativi di ripetizione della fessura Preuss falliranno tragicamente
1930 - Il 24 agosto, Giovanni
Andrich e Attilio Tissi ripetono la via Preuss alla Cima
Piccolissima di Lavaredo in poco più di due ore e scoprono con
soddisfazione di non essere stati impegnati al loro limite.
1931 - A merito dei due altoatesini Hans Steger e Paula Wiesinger va anche ascritto un tentativo di salita lungo la formidabile parete Nord della Cima Grande di Lavaredo, vinta in seguito da Comici e dai fratelli Dimai con largo impiego di chiodi.
Steger e la Wiesinger non erano certo preparati né psicologicamente né tecnicamente ad un’impresa del genere, non tanto per mancanza di capacità ma soprattutto perché i tempi ancora non erano maturi.
La parete Nord della Grande segnerà un netto passo verso l’artificiale e sarà propria l’impresa che spianerà la strada ad una lunghissima serie di arrampicate di questo genere. Non stupisce tuttavia che sia stato proprio Hans Steger a concepire per primo l’idea della salita; egli infatti era strenuo difensore dei mezzi artificiali ed anche durante le sue ripetizioni delle vie di Preuss o di altre vie, sovente ricorse all’impiego dei chiodi dove i primi salitori erano passati in libera assoluta
1933 – Il 24 luglio Fritz Demuth, Ferdinand Peringer e Sepp Lichtenegger salgono lo Spigolo Nord Nord-est della Cima Ovest di Lavaredo, proprio al limite dei grandi strapiombi Nord.
1933 – Cade il tabù della parete Nord della Cima Grande di Lavaredo.
Il 13 e 14 agosto, la cordata dei fratelli Giuseppe e Angelo Dimai (i primi due si alternano al comando) con Emilio Comici, riesce finalmente a tracciare la prima via lungo la parete.
Le difficoltà vengono valutate di VI grado (con diversi passaggi in artificiale). L’impresa desta stupore per la paurosa verticalità della parete.
1933 – Il 17 e 18 agosto (o 8 settembre), Emilio Comici, assieme a Renato Zanutti e Mary Varale, scala l’aereo, elegantissimo Spigolo Sud-est dell’anticima della Cima Piccola di Lavaredo, da allora noto come Spigolo Giallo, autentico prototipo di scalata dolomitica di alta difficoltà.
1933 – L’11 e 12 settembre i fratelli Peter e Paul Aschenbrenner, compiono la prima ripetizione della parete Nord della Cima Grande di Lavaredo.
Le successive dieci ripetizioni saranno tutte opera di cordate tedesche e tra queste anche la prima senza bivacco, ad opera di Arthr Herlin e Josef Reischmann.
1934 – Durante un campeggio estivo effettuato alle Tre Cime di Lavaredo, Ricardo Cassin cogli il suo primo grande successo, vincendo con Gigi Vitali e Angelo Pozzi la difficilissima parete Sud-est della Piccolissima di Lavaredo, una via dove la “libera” gioca ancora un ruolo di primo piano rispetto all’”artificiale”, ma dove tuttavia alcuni passaggi si risolvono solo con l’impiego sistematico dei chiodi.
1935 – E’ un vero e proprio assedio alla Nord della Cima Ovest di Lavaredo.
Tentano due giovani e intraprendenti tedeschi, Hans Hintermeier e Sepp Meindl.
Tenta Emilio Comici. Debbono ripiegare tutti.
Ricardo Cassin e Vittorio Ratti, giocando d’anticipo, attaccano nel cuore della notte.
Il 30 agosto, dopo tre giorni di dura arrampicata e due bivacchi in parete sotto la pioggia, i due lecchesi raggiungono la vetta. Per la sostenutezza delle difficoltà e l’impressionante esposizione la via Cassin-Ratti è (e rimarrà per parecchi anni) una delle più difficili delle Alpi.
Alcuni giorni dopo, Hans Hintermeier e Sepp Meindl compiono la prima ripetizione.
1936 – Raffaele Carlesso e Gino Soldà si aggiudicheranno la seconda ripetizione della Nord della Cima Ovest di Lavaredo.
Nel 1937, in uno di quei giorni “grandi” in cui gli alpinisti sogliono riscattarsi da amare delusioni esistenziali, Emilio Comici scala da solo, in tre ore e tre quarti, la “sua via” sulla Nord della Grande di Lavaredo, realizzando un exploit che lascerà ammirati e sconcertati gli ambienti alpinistici. Quest’ultima scalata solitaria lo porta ancor più alla ribalta del mondo anche non alpinistico e si crea una fama di “Comici uomo-mosca”.
1938 – Fritz Kasparek in invernale sale la Nord della Cima Grande di Lavaredo.
1942 – La guida Piero Mazzorana in solitaria ed in 9 ore scavalca l’intero massiccio di Lavaredo. La sua progressione: traversata della Piccolissima per le 2 vie Preuss, traversata della Punta di Frida con salita per la Dülfer e discesa per la normale, traversata della Piccola di Lavaredo con salita per la Helversen e discesa per la normale, traversata della Cima Grande con salita per la Dibona e discesa per il camino Mosca, traversata della Cima Ovest con salita per la normale e variante Dülfer e discesa per la normale, traversata della Croda degli Alpini con discesa per nuova via, traversata della Croda del Rifugio con discesa per la via Casara.
1949 – Viene mandato alle stampe il libro postumo di “Tita” Piaz “A tu per tu con le crode”, mentre Severino Casara è impegnato nella realizzazione del primo film invernale girato sulle Dolomiti: Cavalieri della Montagna. Il film, girato nelle Tre Cime di Lavaredo e dedicato a Paul Preuss e a Emilio Comici, è distribuito dalla famosa Metro Goldwyn Mayer.
1950 - Gino Soldà ripete la Nord della Cima Ovest di Lavaredo per confrontare la differenza tra i mezzi moderni con quelli di tredici anni prima. La parete era naturalmente più chiodata ma facilitarono molto la salita pedule diverse (suola più rigida, di gomma anziché di feltro: la gomma fa maggior presa sulla roccia asciutta, il feltro va un po’ meglio sulla roccia bagnata), corde di nailon (assai più scorrevoli in trazione attraverso i chiodi), staffe con scalinetti di alluminio (al posto di due sole staffe di cordino, sempre attorcigliato, nelle quali era fatica enorme infilare il piede quando il corpo stava in posizione strapiombante), chiodi di tutte le misure. Nel 1936 abbiamo impiegato due giorni di salita (il secondo bivacco potevamo comodamente evitarlo); nel 1950 ancora nel primo giorno abbiamo raggiunto la vetta, siamo discesi al rifugio Caldart (rifugio Auronzo) e prima di cena sono andato al rifugio Locatelli e ritornato: ritirai un impermeabile da me gettato dalla parete e raccolto da clienti del Locatelli. Penso che non potevo essere più forte a quarantatre anni che a ventinove. Nel 1936 io e Raffaele Carlesso siamo saliti a comando alternato, mentre nel 1950 ho sempre condotto io.
1953 – Dal 22 al 24 febbraio, Walter Bonatti e Carlo Mauri ripetono in prima invernale la via Cassin-Ratti alla Cima Ovest di Lavaredo.
La forte cordata incontra le difficoltà maggiori nella parte alta, che il freddo intenso ha trasformato in un imbuto ghiacciato.
1953 – Il 27 febbraio, Walter Bonatti e Carlo Mauri, non paghi, ripetono la seconda invernale della via Comici-Dimai alla Cima Grande di Lavaredo.
1953 – Ai primi di marzo, Hans Worndl e Konrad Hollerieth effettuano la seconda ripetizione invernale della via Cassin-Ratti alla Cima Ovest di Lavaredo.
1955 – Un alpinista della Val Punteria, Hans Frisch, ripete in prima solitaria la via Cassin-Ratti alla Cima Ovest di Lavaredo e lo Spigolo Comici-Mazzorana alla Cima Piccola di Lavaredo, all’epoca due degli itinerari più difficili del gruppo.
1956 – Gli “Scoiattoli” Claudio Zardini, Claudio Bellodis, Beniamino Franceschi e Albino Michieli ripetono la via Comici alla parete Nord della Grande di Lavaredo e la “ripuliscono”, togliendo in tutto ben 110 chiodi (Comici ne aveva usati 90 in apertura!). Tuttavia, già un anno dopo, la via è nuovamente “superchiodata”.
1958 – Una volta scalate tutte le pareti Nord, è ora la corsa alla “direttissima” a tenere banco.
In luglio, con cinque giorni di arrampicata, bivaccando in parete con un cordino di collegamento alla base per i rifornimenti, i tedeschi Dietrich Hasse, Lothar Brandler, Jorg Lehne e Sigi Low tracciano la via diretta nel mezzo della parete Nord della Cima Grande di Lavaredo. Usano 180 chiodi normali e 15 a espansione, oltre a vari cunei di legno. La scalata, che pure presenta numerosi tratti di dura arrampicata libera, desta forte scalpore. Non esistono più pareti impossibili, commenteranno alcuni. Dal punto di vista strettamente tecnico, la salita di Hasse e compagni segna l’esordio, nelle Dolomiti, quella che molti anni dopo sarà perfezionata come tecnica big wall.
1959 – Cesare Maestri e Bepi Holzer, in tre giorni effettuano la prima ripetizione della via diretta nel mezzo della parete Nord della Cima Grande di Lavaredo, dei tedeschi Dietrich Hasse e compagni.
1959 – E’ l’anno della corsa alla direttissima sugli strapiombi della Parete Nord della Cima Ovest di Lavaredo.
Mentre gli svizzeri Albin Schelbert e Hugo Weber, in rocambolesca gara con gli Scoiattoli di Cortina, superano gli strapiombi centrali lungo un itinerario comune solo nella prima metà, i francesi René Desmaison e Pierre Mazeaud (seguiti da Pierre Kohlmann e Bernard Lagesse) tracciano la loro direttissima, dedicata a Jean Couzy.
Su entrambi gli itinerari il ricorso all’arrampicata artificiale è massiccio, anche se i chiodi a espansione sono usati in misura limitatissima (5 sulla via degli Scoiattoli, 30 su quella dei Francesi).
Dal punto di vista tecnico le vie
Segnano un balzo in avanti nella scala dell’arrampicata artificiale: si parla ormai di A3 e, per la via Jean Couzy, secondo alcuni, anche di A4.
1959 – Poche settimane dopo, gli “Scoiattoli di Cortina”; Lorenzo Lorenzi, Albino Michielli Strobel, Gualtiero Ghedina e Lino Lacedelli superano anche lo Spigolo Nord-ovest della Cima Ovest di Lavaredo, divenuto famoso come Spigolo degli Scoiattoli.
1959 – Intanto riprende la corsa alle ripetizioni solitarie
Karl Flunger si aggiudica l’ambita prima solitaria della Hasse-Brandler alla Cima Grande di Lavaredo.
1959 – Fa la sua comparsa il belga Claude Barbier, che compie la seconda solitaria della via Cassin alla Cima Ovest di Lavaredo.
1959 – L’annata è funestata dalla morte del grande Attilio Tissi, caduto scendendo dalla facile Torre Lavaredo.
1960 - Armando
Aste in prima solitaria ripete la
via Couzy sulla Nord della Cima Ovest di Lavaredo.
1961 – Dal 13 al 17 febbraio, i sassoni Peter Siegert, Rolf Jager, Werner Bittner e Reiner Kauschke compiono la prima invernale della via Hasse-Brandler alla Cima Grande di Lavaredo
1961 – Pressoché in contemporanea (febbraio) ha luogo una vera e propria gara per la prima invernale della via Couzy alla Cima Ovest di Lavaredo. Giorgio Ronchi e Roberto Sorgato arrivano a buon punto ma, dopo un pauroso volo di Sorgato a causa della fuoriuscita di un chiodo, devono essere tratti in salvo. Alla fine la spuntano i lecchesi Giuseppe Alippi, Pier Lorenzo Acquistapace e Giuseppe Lanfranconi.
1961 – In estate Erich Abram e Sepp Schrott riescono a portare a termine la prima salita del grande diedro a destra della via Comici-Dimai alla Nord della Cima Grande di Lavaredo, già salita per circa metà, cinque anni prima, da Morandi e Leone che poi, a causa di un incidente, avevano dovuto ripiegare sulla via Stosser.
1961 - 24 agosto - Il belga Claude Barbier (caduto
nel maggio 1977 durante una esercitazione di palestra nelle Ardenne), è
certamente uno degli scalatori solitari più audaci e preparati che mai siano
esistiti.
Di lui si ricorda soprattutto un’impresa che ha del fantastico e
dell’incredibile: nel 1961, in un solo giorno, egli superò da solo, una
dietro l’altra Le vie Cassin
sulla Ovest di Lavaredo, Comici alla Grande, Preuss
sulla Piccolissima, Dulfer sulla Punta di Frida e Innerkofler
sulla Cima Piccola.
Claude Barbier concatena
in giornata 5 vie nella zona delle Tre Cime di Lavaredo.
Le motivazioni che sospingono a tanto non sono solo le necessità di
emergere per soldi o sponsor (come per le attuali generazioni), ma anche la
casualità, la fantasia.
Claude Barbier intende fare la prima ripetizione solitaria di una via alla Cima Grande di Lavaredo.
Purtroppo Bepi Reider, il custode del Rifugio Locatelli, lo informa che quella solitaria è appena stata portata a termine.
Claude, con il suo carattere introverso, facilmente rattristabile, imprevedibile ed anticonformista, profonda deluso in una nera meditazione. Solo più tardi annuncia trionfante: «Se è così, vi faccio vedere qualcosa di nuovo, qualcosa che non avete mai visto»
Ecco il resoconto fatto dalla sua compagna, Anna Lauwaert: «Come sempre era senza soldi e la sua grande preoccupazione era di riuscire a capire se poteva arrischiare i suoi ultimi spiccioli per offrire il caffè. Col suo tipico spirito ironico, decise di concedersi ogni capriccio, perché se avesse fallito nella sua impresa non avrebbe più avuto bisogno di soldi, mentre se l’avesse portata a termine avrebbe riscosso untale successo da non avere più il problema del denaro.
Quindi, il 24 agosto 1961 Claudio attaccò e mandò più tardi a Marino
Stenico una cartolina con questo eloquente orario:
Cima Ovest, Via Cassin seconda solitaria ore 5,20/8,18 discesa 8,30/9,30.
Cima Grande, Via Comici, ore 10,10/13,10.
Piccolissima, Via Preuss, 14,45/15,55.
Punta di Frida, Via Dülfer, 16,30/17,30.
Cima Piccola, Via Innerkofler, 17,55/18,25.
Vale a dire che aveva percorso, in sette ore e cinque minuti, millesettecentocinquanta metri di arrampicata, anzi tremilacinquecento, se si contano le salite e le discese… Questo fu il primo grande enchainement – concatenamento – della storia dell’alpinismo».
1963 – In gennaio, con ben diciassette giorni di permanenza in parete, Peter Siegert, Reiner Kauschhke e Gert Uhner (componenti di un gruppo autodenominatosi Kolibris)tracciano sulla Nord della Cima Grande di Lavaredo una via “a goccia cadente”, più diretta della Hasse-Brandler.
Usano numerosissimi chiodi, sia normali sia ad espansione, salendo quasi costantemente in artificiale. Le polemiche non si fanno attendere. La via dei Kolibris segna l’apice del periodo delle direttissime in artificiale.
1963 – A marzo Cesare Maestri e Claudio Baldessari compiono la prima ripetizione della via dei Kolibris sulla Nord della Cima Grande di Lavaredo una via “a goccia cadente”.
1965 – Royal Robbins entra in contatto con l’alpinismo europeo, o forse è più corretto dire che l’ambiente dolomitico entra in contato con la nuova filosofia americana il cui principale esponente è Royal Robbins.
Durante il suo soggiorno italiano egli sale la Nord della Cima Grande e altre pareti. Nel tentativo di aprire una nuova via sulla Cima Ovest di Lavaredo, assieme a Yvon Chouinard, martella via quarantacinque chiodi a pressione, lasciati da altri alpinisti in precedenti tentativi, e da lui ritenuti inutili. Ripiega però sotto un enorme tetto strapiombante proprio perché non vuole piantare a sua volta i chiodi a pressione. Chiodi che si dimostrano necessari per poter continuare la salita.
La fidanzata Liz si unisce all’amato Robbins per effettuare la salita di una classica; lo Spigolo Giallo di Comici, alla Piccola di Lavaredo, che Royal salirà poi “di corsa” con Yvon Chouinard.
1968 – Gerhard Baur
con Erich Rudolf e Walter Rudolf salgono la linea più diritta
possibile dei grandi tetti della Cima Ovest di Lavaredo.
Durante l’ascensione trovano anche il modo di girare un bel film, con il quale, secondo Severino Casara, pongono termine all’equivoco ricorrente sull’alpinismo artificiale: «Quando anche la struttura più rigettante delle Dolomiti è salita con così comodo, è dimostrato che la sola fatica non è condizione sufficiente per fare il sesto grado, ma sono necessarie anche destrezza, esperienza, nervi saldi».
1968 - Ivano Dibona cadde sullo spigolo Nordest della Cima Grande di Lavaredo, mentre ripeteva l’itinerario aperto dal nonno Angelo Dibona. Al suo nome è dedicato un sentiero alpinistico nel gruppo del Cristallo.
1977 – Sulla parete Nord della Cima Grande di Lavaredo, Miguel Angel Gallego, Mariano Lozano, Juan Carrillo e Antonio Gomez, dopo un mese di “lavoro” e cinque bivacchi in parete, tracciano la Diretta spagnola, a sinistra della via Hasse-Brandler. La salita, assai pubblicizzata dalla stampa, è perlopiù artificiale e a tutt’oggi non risulta ripetuta, anche perché è stata parzialmente schiodata dagli apritori.
1977 – Il francese Jean Claude Droyer, con Yves Tugaye, ripete la via Comici alla Cima Grande di Lavaredo in libera, utilizzando i numerosi chiodi in loco solo per assicurazione e valutando i passaggi più difficili 6b.
1977 – Lo stesso metodo viene usato da Heinz Mariacher sulla via Egger alla Cima Piccola di Lavaredo, valutando i passaggi più difficili 6a+.
1979 - Jean Claude Droyer torna in Lavaredo per il primo percorso in libera della via Cassin alla Cima Ovest, con Yves Tugaye, valutando il sacrè passage ai confini dell’8° grado (6c/7°). Queste ripetizioni rot-punkt sembrano schiudere nuovi orizzonti all’arrampicata libera moderna sulle Tre Cime di Lavaredo. Inizia ad essere importante il come si percorre una via, se si toccano o meno i chiodi esistenti, se ne vengono inseriti di nuovi. Ma l’unico testimone in definitiva resta solo lo stesso ripetitore.
1987 – In febbraio, con un bivacco in parete, Franco Perlotto e Sean Petersen compiono la prima salita invernale della via Camillotto Pellissier alla Nord della Cima Grande di Lavaredo.
1987 – In agosto, il fortissimo climber Kurt Albert, dopo aver preventivamente riattrezzato le soste e sostituito alcune protezioni intermedie, riesce a realizzare la prima salita totalmente in libera della via Degli Svizzeri sugli strapiombi della Cima Ovest di Lavaredo, valutandola 7b+.
1987 – In agosto, dopo aver riattrezzato a spit alcune soste, Kurt Albert assieme a Gerold Sprachmann percorre in libera anche la via Hasse-Brandler alla Cima Grande di Lavaredo (7a).
Le imprese di Kurt Albert riportano di colpo alla ribalta l’arrampicata estrema sulle Tre Cime di Lavaredo.
1988 – Thomas Bubendorfer concatena le vie Cassin alla Cima Ovest di Lavaredo, Comici alla Cima Grande di Lavaredo Helversen alla Cima Piccola di Lavaredo, per poi trasferirsi con l’elicottero a concludere la sua impresa superpubblicizzata sulla Marmolada e sul Sass Pordoi.
1988 – I fratelli Miroslav e Michal Coubal che, dopo alcune prime assolute di alto livello(fino al 7c) sulle torri d’arenaria di casa loro, partono alla ricerca di nuovi orizzonti sulle Dolomiti. Qui realizzano una grande prima ascensione: la via La Rosa Alpina, sulla parete Nord della Cima Grande di Lavaredo, superando passaggi di 7b+ in rotpuntk!.
1989 – Seguendo l’esempio Kurt Albert e compagni, riattrezzando a spit alcune soste, Christoph Hainz e H. Palhuber liberano lo Spigolo degli Scoiattoli alla Cima Ovest di Lavaredo (7a).
1989 – Ma a scuotere l’ambiente è soprattutto l’impresa dei fratelli cecoslovacchi, Miroslav e Michal Coubal.
L’anno prima avevano percorso un nuovo itinerario di estrema difficoltà sulla Nord della Cima Grande di Lavaredo (Alpenrose), giungendo fino a metà parete e uscendo poi lungo la via Comici. Ritornati sulla parete nell’agosto ’89, portano a termine la via in maniera autonoma e la dedicano a Claude Barbier, e la chiamano appunto Via in Ricordo di Claude Barbier. Le difficoltà sono estreme (max 7b+) e, novità importante, vengono liberate dagli stessi apritori. La roccia è a tratti friabile e vengono usati solo pochissimi spit di tipo artigianale…
1990 – Il formidabile sloveno Franček Knez nell’estate si dedica alle Tre Cime di Lavaredo, dove inventa la via Killer sulla parete Sud-est della Cima Piccolissima di Lavaredo con Dani Tič e Andreja e Martin Hrastnik. Le difficoltà sono di VIII+.
1990 – Segue la via Zlata zajeda, sulla parete Sud della Cima Piccola di Lavaredo ad opera di Francek Knez e Martin Hrastnik, (VII+).
1990 – Ed ancora, sulla Nord della Cima Grande di Lavaredo nuovamente Francek Knez e Martin Hrastnik, aprono Moce misli (Vigore della mente), a sinistra dello storico itinerario di Comici. (con tratti di 20 metri superati senza possibilità di protezione!). Le difficoltà sono IX - della scala UIAA, sembrano rappresentare il massimo realizzabile con stile tradizionale, senza forare la roccia.
1990 – La cordata Manrico Dell’Agnola e Alcide Prati, specializzati nelle ripetizioni in velocità, concatena in otto ore le tre grandi classiche: Cassin alla Cima Ovest di Lavaredo, Comici alla Cima Grande di Lavaredo e Spigolo Giallo alla Cima Piccola di Lavaredo.
1990 – Il cecoslovacco Milan Packo, percorre quasi totalmente in libera (a eccezione di un tiro, che verrà liberato in seguito da Christoph Hainz ) la via dei Kolibris alla Cima Grande di Lavaredo, valutandola 7c.
1991 – La prima ripetizione sulla Nord della Cima Grande di Lavaredo della via In Ricordo di Claude Barbier è opera degli altoatesini Christoph Hainz e Valentin Pardeller. I due hanno salito la via con un bivacco e Christoph Hainz ha superato tutti i tiri a vista tranne uno che era bagnato. Il secondo giorno, due tiri sotto la cengia, i due alpinisti sono stati sorpresi da un violentissimo temporale; sono tuttavia riusciti a uscire dalla parete e sono scesi lungo la Normale con pioggia e grandine.
1994 – Franco Perlotto torna in inverno sulla via Camillotto Pellissier alla Nord della Cima Grande di Lavaredo, per la prima solitaria invernale.
1994 – La Nord della Cima Grande di Lavaredo, sulla via Camillotto Pellissier, in estate viene percorsa in solitaria da Maurizio Marsigli (al secolo Gatto: arrampica a ottimi livelli nonostante un grave handicap fisico).
1995 – In due giorni, Frank Jourdan concatena, in solitaria autoassicurata, le vie: Spigolo Giallo alla Cima Piccola di Lavaredo, Hasse-Brandler alla Cima Grande di Lavaredo, Spigolo Dibona alla Cima Ovest di Lavaredo in discesa e Comici alla Cima Grande di Lavaredo, Cassin e Demuth alla Cima Ovest di Lavaredo, tirando al massimo la libera. L’impresa di Claude Barbier, però, resterà probabilmente unica.
1996 – Sulla Sud della Cima Piccola di Lavaredo, Stefan Glowacz e Kurt Albert tracciano dal basso, piantando oltre 100 spit la via Perlen vor die Saue (Perle ai porci, poi in seguito rinominata Muro Giallo), con un tiro sul 7b/b+. Grazie anche alla favorevole esposizione, la via è presto ripetuta. Anche alle Tre Cime di Lavaredo inizia l’era degli spit.
1996 – Christoph Hainz traccia e poi libera das Phantom der Zinne (Il fantasma della cima) Il tiro più difficile è in comune con la via dei Kolibris ed è valutato 7c+. Sulla Nord della Cima Grande di Lavaredo
1996 – Sulla Sud della Cima Piccola di Lavaredo, Stefan Glowacz e Kurt Albert tracciano dal basso, piantando oltre 100 spit la via Perlen vor die Saue (Perle ai porci, poi in seguito rinominata Muro Giallo), con un tiro sul 7b/b+. Grazie anche alla favorevole esposizione, la via è presto ripetuta. Anche alle Tre Cime di Lavaredo inizia l’era degli spit.
1997 – Christoph Hainz percorre in prima solitaria invernale la via dei Kolibris sulla Nord della Cima Grande di Lavaredo.
1998 – Il triestino Mauro “Bubu” Bole ripete a vista Alpenrose alla Nord della Cima Grande di Lavaredo, senza la parte alta (max 7b+). “Bubu” è uno specialista delle Lavaredo, avendo già percorso a vista lo Spigolo degli Scoiattoli alla Cima Ovest di Lavaredo, la via Kolibris alla Nord della Cima Grande di Lavaredo e Perle ai porci (Muro Giallo) alla Cima Piccola di Lavaredo.
1999 – La prima invernale sulla Nord della Cima Grande di Lavaredo della via In Ricordo di Claude Barbier è ancora opera degli altoatesini Christoph Hainz e Kurt Astner già suo compagno in diverse prime salite. I due hanno salito la via in alternato e con due bivacchi. Christoph Hainz racconta di aver trovato su uno dei tiri chiave della via (L7) «una brutta sorpresa: uno spit senza piastrina. Qualcuno aveva messo lo spit dove prima non c’era, rovinando così uno dei tratti chiave. Ero veramente arrabbiato; mi è sembrato veramente irrispettoso nei confronti di chi è salito prima e senza spit».
1999 – La fuoriclasse francese Catherine Destivelle a giugno ripete il solitaria la via Hasse-Brandler alla Cima Grande di Lavaredo (prima solitaria femminile).
1999 – Ma in fatto di difficoltà pura sono sempre Christoph Hainz e Mauro “Bubu” Bole a tenere banco.
1999 – Christoph Hainz e Urban Ties liberano Alpenliebe (Amore alpino) alla Cima Ovest di Lavaredo.(max 7c, spit).
1999 – Mauro “Bubu” Bole, dopo
parecchi tentativi, riesce nella prima salita in libera della via Couzy alla Cima Ovest di Lavaredo, valutando due tiri di 8a e uno
di 8b. La via viene percorsa con protezioni originali (chiodi normali e
cunei), solo riattrezzando alcune soste.
1999 – Sulla Est della Cima Piccolissima, a destra della Cassin, Maurizio Dall’Olmo e Marco Zandegiacomo tracciano la via Corte Vecchino Aldo Nobile (max 7c+, spit).
Con le imprese degli ultimi anni le Tre Cime di Lavaredo sono tornate ai vertici delle difficoltà tecniche, come settanta anni fa.