Il gruppo di Fanes propriamente detto ha l’aspetto di una lunga catena orientata in direzione Nord-Sud, parallela a quella delle Tofane, da cui è separata dalla profonda e lineare Val Travenanzes. La catena inizia a Forcella Lagazuoi con le tre vette dei Lagazuoi (Grande, di Mezzo, Nord); oltre la Forcella Grande prosegue con il massiccio delle Cime di Fanes (Sud 2980 m, di Mezzo2989 m, Nord 2969 m.) e infine, in corrispondenza del Monte Cavallo si divide in due rami: la breve cresta delle Cime di Campestrin che scende sull’Alpe di Gran Fanes, mentre una lunga dirupa catena si spinge verso Nord-Est per il Monte Casale 2894 m., le Cime di Furcia Rossa e il Valon Bianco 2684 m. Un complesso di sentieri di guerra austriaci sono stati attrezzati in questo settore dall’associazione Dolomitenfreunde, e vanno sotto il nome di Via della Pace. Tutto il gruppo è ricco di resti e tracce della Grande guerra, che in questo settore fu aspramente combattuta.
Dalla Cima Fanes di Mezzo si diparte verso Nord-Ovest un imponente complesso di pareti per Cima Scotoni, 2874 m., e Cima del Lago, 2654 m. Fra le due creste scendono scoscesi valloni di erosione glaciale, fasciati di ghiaione. Le pareti Sud occidentali di questo settore (particolarmente impressionante quella di Cima Scotoni, con il caratteristico «portale» precipitano sul bucolico Plan de Lagacciò nel quale occhieggia il piccolo Lago di Lagazuoi: è questo il cuore alpinistico di Fanes.
L’alpinismo ha scoperto il gruppo di Fanes relativamente tardi, negli ultimi anni dell’Ottocento, con le esplorazioni di Viktor Wolf von Glanvell, che lo descrisse in un’accurata monografia.
Nell’anteguerra vi fu attivo il grande Angelo Dibona; ma il decollo alpinistico sulle difficili grandi pareti ebbe inizio nel secondo dopoguerra. In particolare la parete Sudovest della Cima Scotoni è percorsa da due itinerari che hanno segnato importanti momenti nella storia dell’alpinismo dolomitico: la via di Lino Lacedelli, Luigi Ghedina e Guido Lorenzi del 1952 e la via Dei Fachiri di Enzo Cozzolino e Flavio Ghio del 1972.
1898 - Viktor Wolf von Glanvell con Günther von Saar esplora e sale la parete Sudovest della Torre Fanes.
Angelo Dibona tra le varie prime salite, realizzò anche lo spigolo Nord della Torre Fanes.
1952 - Gli “Scoiattoli di Cortina”: Lino Lacedelli, Luigi Ghedina e Guido Lorenzi, vincono la difficilissima e compatta parete della Cima Scotoni nel Gruppo di Fanes, che per molto tempo sarà giudicata come la più difficile scalata delle Dolomiti.
I ripetitori di oggi hanno un po’ ridimensionato questo giudizio, comunque l’impresa va valutata al tempo della prima salita e soprattutto “come” essa fu compiuta.
Più volte i tre arrampicatori cortinesi, per superare tratti assai problematici con il materiale che era a loro disposizione, dovettero ricorrere ad acrobazie inconsuete ed un po’ allucinanti, come una piramide umana a tre fatta su staffe!.
La Scatoni, comunque, segnava una netta supremazia dell’arrampicata libera su quella artificiale: ma questo fu scoperto dopo.
Per i primi salitori, invece, le massime difficoltà superate erano state di ordine artificiale….!.
1956 - Il primo contatto di alto livello con le Dolomiti di Ignazio Piussi è la prima ripetizione della via Degli Scoiattoli alla Cima Scotoni, nel gruppo di Fanes, impresa che destò scalpore e qualche polemica con le guide cortinesi.
1972 – 14/15 gennaio. Lo stile di arrampicata di Enzo Cozzolino è puro come il suo animo.
Il suo sogno è di aprire una nuova via su di una parete dalla roccia talmente compatta da non consentire nessun tipo di chiodatura. Scrive infatti: «Solo in questo caso non si sarebbe potuto ricorrere a sotterfugi, che volevano significare una mancanza di scrupoli nei confronti dell’alpinismo». Questa parete ideale la trova sulla Sud della Scotoni. E’ lì che nasce e prende piede l’idea di aprire una nuova via, quella che poi chiamerà “Dei Fachiri”. Una via di 600 metri aperta in invernale e superata con l’impiego di soli 12 chiodi di assicurazione, in un’arrampicata libera condotta veramente all’estremo.
In Enzo Cozzolino la gioia per l’impresa è grande, ed è aumentata «dalla consapevolezza di aver tracciato con Flavio Ghio una linea di salita di massima difficoltà in piena coerenza con quelle che erano le sue idee in fatto di alpinismo».
Entrambi calzano scarpe da pallacanestro e superano veramente in libera passaggi di VI/VI+ (5c/6a).
1985 – giugno, Aldo Leviti e Francesco Mich concepiscono Hyperscotoni sulla Cima Scotoni (Gruppo di Fanes), dove sfiorano l’ottavo grado.
1990 - Christoph Hainz e Osvald Celva, raggiungono il IX° grado sulla sfruttatissima parete Sud-Ovest
della Cima Scotoni. (Gruppo di Fanes).
In sei giorni, a più riprese, per un totale di 46 ore effettive di
arrampicata, realizzano il loro capolavoro: la loro via, aperta senza spit, si
chiama Zauberlehrling (Apprendista Stregone).
Sono ventitré lunghezze di corda con difficoltà fino al 7b+. I 700 metri
di parete sono vinti con 88 chiodi normali e protezioni veloci (nuts, friends)
e sono percorsi in libera rotpunkt.
La via è tracciata tra la Dibona e la Hyperscotoni. Viene
giudicata ancora più difficile del leggendario itinerario dei fratelli
cecoslovacchi Miroslav e Michal Coubal alla Cima Grande di Lavaredo (IX-).
L’assoluto rigore etico sarà premiato con la definizione di “Il Pesce
degli anni ‘90”, riferendosi alla famosa via Attraverso il Pesce della Marmolada.
1994 – Gruppo di Fanes: sulla Cima Scotoni, B. Tassi “Lamos”, G. B. Calloni “Garafao” e I. Zanetti salgono 450 metri di parete con passaggi di 7c+. La via è Skotonata Galactika.