Da: La Storia dell’alpinismo.
di Gian Piero Motti.
Volume 1.
Pagina 143/144 /145/146.
Secondo la letteratura compiacente egli è un giovanetto sprezzante del pericolo e della morte, una sorta di “biondo nume guerriero” disceso dal Walhalla, che passa trionfante e solitario di vetta in vetta, fino al giorno in cui la montagna amata lo rivuole per sé, avendolo riconosciuto come il suo “cavaliere della montagna”.
Secondo altri, più realisti e con un po’ di cattiveria, Georg Winkler era un giovane austriaco figlio di un macellaio e gravato da un sacco di complessi di inferiorità, derivanti dal fatto di essere di origini piuttosto modeste e di struttura fisica non proprio atletica. Per riscattare questa inferiorità, Winkler avrebbe cercato di trascendere il livello dei suoi coetanei e di superarli, lanciandosi in un’azione quasi disperata che comportasse, da una parte un rischio quasi pazzesco, e dall’altra, un notevole tributo di gloria ad impresa riuscita.
Il discorso è vecchio e viene tirato in ballo ogni qual volta emerge un “fenomeno” in ogni campo dell’attività umana.
Resta comunque il fatto che il quindicenne Winkler divenne un arrampicatore agilissimo e straordinariamente dotato per l’arrampicata libera in solitaria.
Il suo nome è legato all’impresa certamente più significativa e difficile, ma anche a quella più esaltata dalla letteratura: la conquista solitaria della Torre del Vajolet (Catinaccio) che ora appunto porta il suo nome.
Per molti le tre Torri del Vajolet sono un po’ il simbolo stesso delle Dolomiti.
Vuoi per le leggende suggestive e magnifiche che si sono create intorno al massiccio del Catinaccio, il celebre “giardino delle rose” del leggendario Re Laurino, vuoi per l’effettiva bellezza di queste guglie e pareti che al tramonto si tingono di violetto, vuoi anche perché le tre torri in genere sono fotografate con grande abilità in modo da farle apparire molto più ardite, alte e slanciate di quanto esse siano in realtà. Comunque viste da una certa angolazione, esse sono veramente eleganti, aeree e sottili, tre frecce di roccia che all’epoca dovevano veramente rappresentare il simbolo dell’impossibile. Infatti, non per nulla erano tra le poche vette dolomitiche a non essere ancora state salite. In realtà la loro altezza non è notevole, ma le pareti e gli spigoli sono effettivamente verticali e difficili. In ogni caso indubbiamente esse devono esercitare un fascino veramente particolare sugli alpinisti se si pensa che il gruppo del Catinaccio e soprattutto il settore del Vajolet è uno dei più frequentati e battuti dagli appassionati di tutto il mondo.
Winkler è come una meteora che taglia il cielo dell’alpinismo con una scia luminosa di brevissima durata: a soli quindici anni compie la prima ascensione del Totensessel, (1885), poi l’anno successivo (1886) è sulla vetta del Totenkirchl.
Nel 1887 Georg Winkler a soli diciassette anni, giunge in Catinaccio e in un giorno degno di una pagina wagneriana scala da solo la prima delle tre Torri del Vajolet, superando difficoltà di IV grado. Fu il primo dei solitari dell’epoca ormai diffusamente competitiva dell’alpinismo.
Pare che durante alcune sue arrampicate solitarie, Georg Winkler ricorresse ad un artifizio un po’ agghiacciante; ossia egli lanciava in alto un uncino di ferro collegato ad una corda, sperando di ancorarlo a qualche sporgenza rocciosa. Se la manovra aveva successo egli si issava lungo la corda a forza di braccia. E’ pur vero che la necessità stimola l’ingegno.
Non si arresta al Vajolet e subito passa vittorioso sullo Zinal Rothorn ma pochi giorni dopo scompare per sempre durante una salita al Weisshorn. Proprio per sempre no, in quanto molti anni dopo ed esattamente nel 1956, il suo cadavere fu “restituito” dal ghiacciaio.
Il mondo alpino rimase sconvolto, poiché Winkler era conosciuto come uno dei più abili rocciatori del suo tempo.
1886 - Georg Winkler con A. Zott salgono in esplorazione sulla Cima della Madonna (2752 m.).
1887 - Robert Hans Schmitt in cordata con Georg Winkler aprì una nuova via sulla Croda dei Toni.
1888 - 22 agosto. Si diffuse a Zermatt la notizia che il giovanissimo Georg Winkler era morto nella parete Ovest del Weisshorn, durante un tentativo in solitaria.
1956 - Il suo corpo intatto fu ritrovato nel ghiacciaio dello Weisshorn dalle guide di Zinal, che lo seppellirono nel cimitero di Ayer, all’inizio della Zinaltal.