Da: Club Alpino
Italiano – Il Bollettino N° 98
Club Alpino
Accademico Italiano
Annuario 1996 -
pag. 79/80
di: Fabio
Masciadri
Fino al 1934 l’alpinismo comasco fu dominato dalla figura di Luigi (Gin) Binaghi, nato nel 1880, pittore, accademico dal 1930, che coronò la sua intensa attività partecipando alla spedizione italiana nelle Ande Cilene del 1934 organizzata dal CAAI e diretta dal conte Aldo Bonacossa. Nel corso della spedizione Giusto Gervasuti e Luigi Binaghi salirono insieme alcune cime vergini di ragguardevole altezza.
L’attività di Luigi (Gin) Binaghi, pur essendo encomiabile per il vasto numero di ascensioni e di prime salite, resta legata a una forma di alpinismo tradizionale che si discosta raramente delle medie difficoltà, sebbene sulle dolomiti negli anni 20/30 fossero già state salite numerose vie di V ed anche di estrema difficoltà: Nord del Pelmo; Nord-Ovest della Civetta; Nord-Ovest della Sorella di Mezzo al Sorapiss.
Negli anni immediatamente successivi al 1930 si
formò a Como un gruppo di Giovani alpinisti che invece di seguire le
orme di Luigi (Gin) Binaghi preferirono
frequentare assiduamente le Grigne assimilando i principi assai avanzati
del nuovo alpinismo lecchese guidato allora da giovani che si chiamavano Riccardo
Cassin, Gino Esposito, Mario Dell’Oro, Ugo Tizzoni…
Tra i ragazzi di Como ricordiamo: Valli e Grandori, caduti durante un tentativo di ripetizione della Solleder alla Nord-Ovest della Civetta; Mario Molteni e Gino Valsecchi,, morti di sfinimento dopo aver salito con Riccardo Cassin la parete Nord-Est del Pizzo Badile; Paolino Riva ed Elia Bernasconi entrambi abituali compagni di cordata di Alfonso Vinci, che è considerato il migliore alpinista comasco di tutti i tempi.
Alfonso Vinci nacque a Dazio in Valtellina, nel 1915: quando era bambino la sua famiglia si trasferì a Como.
Dotato di vivace intelligenza frequentò il ginnasio e il liceo classico.
Nel 1933 si iscrisse all’università laureandosi, qualche anno dopo, in lettere e filosofia e poi in geologia.
Frequentò un corso di arrampicata organizzato dal G.U.F. (Giovani Universitari Fascisti) e, in Grigna, conobbe Riccardo Cassin di cui fu per circa un anno allievo.
Riccardo Cassin lo ricorda ancora così “era il migliore de quii de Com, aveva determinazione e una forza fisica non comune, apprendeva rapidamente le nuove tecniche che Emilio Comici aveva insegnato”.
Nel 1934 Alfonso Vinci era già capocordata e ripeteva, con i suoi compagni, le più difficili arrampicate della Grignetta.
Quando gli era possibile si recava in Val Masino e sulle Dolomiti, specialmente in Civetta dove ha salito, tra l’altro, la Solleder alla Nord-Ovest e la Tissi alla Torre Trieste.
Conobbe in quei tempi Alvise Andrich, Domenico Rudatis, Gabriele Boccalatte, Giusto Gervasuti e i migliori alpinisti lecchesi, con i quali i comaschi erano ovviamente in competizione.
Acquisita la tecnica dell’arrampicata artificiale Alfonso Vinci inizia ad aprire vie nuove alcune delle quali sono considerate tuttora di grande interesse, nonostante siano trascorsi quasi settant’anni.
Altre vie “minori” denotano una costante ricerca delle difficoltà e delle tecniche più avanzate.
Un’osservazione preliminare s’impone: tutte le prime ascensioni di Alfonso Vinci, realizzate in gran parte in arrampicata libera ma anche con l’uso di mezzi artificiali, sono state, ai sui tempi classificate di sesto grado, ora sono date di quinto/quinto superiore.
Dopo tanti anni hanno perso si e no un grado di valutazione, così come le grandi classiche di quei tempi.
E’ opportuno ora ricordare il postulato di Renato Chabod utile per la valutazione degli alpinisti e delle loro imprese: «Quando, in quanto tempo, con quali mezzi, in quali condizioni?».
Tutte le vie di Alfonso Vinci furono realizzate dal 1936 al 1939, poi la sua attività fu interrotta dal richiamo alle armi; i tempi sono quelli medi delle ascensioni di allora con evidenti ritardi nei tratti superati in arrampicata artificiale, ritardi dovuti sia al materiale inadatto che alla scarsa conoscenza della nuova tecnica, specialmente in granito.
La salita alla parete Ovest
dell’Agnèr fu il capolavoro di Alfonso Vinci, primo salitore, tra le
altre della parete Nord del Ligoncino,
dello Spigolo Sud-Ovest del Cengalo
e della parete Ovest della Punta
Milano (Masino). Dopo il conflitto, Alfonso Vinci si recò in Sudamerica
dove cercò diamanti nel bacino dell’Orinoco e si diede all’attività di
esploratore, non tralasciando l’alpinismo in Venezuela e sulle Ande.
Come geologo ha raggiunto fama a livello mondiale.
Quest’uomo, veramente eccezionale, negli anni “60è diventato scrittore di successo e ci ha trasmesso le sue esperienze e raccontato le sue avventure in una decina di libri: “Samatari”, recentemente ristampato (ed. Vivalda - Torino), “Diamanti, “Cordigliera”, “Fiori delle Ande”, “L’acqua, la danza, la cenere”, “Occhio di Perla”, “Orogenesi”. Tutti i libri di Alfonso Vinci sono affascinanti ed estremamente interessanti. L’avventura viene raccontata come è stata veramente vissuta, l’autore dice le cose come sono e non come vorrebbero che fossero, col risultato di sfuggire alla retorica e alla banalizzazione.
I mezzi: chiodi assai pesanti per lo più di fabbricazione artigianale, moschettoni di ferro piccoli e poco resistenti allo strappo, corde di canapa di 10/12 mm pesanti e poco scorrevoli in caso di maltempo.
Non erano ancora in uso le suole vibram, tutte le ascensioni vennero effettuate con scarpette tipo pallacanestro con suola di para o con pedule con suole di manhon (feltro pressato).
Gli scarponi venivano lasciati all’attacco o talvolta portati nel sacco.
Ecco l’elenco delle “prime” di Alfonso Vinci e dei suoi compagni:
1936 - 18/19 agosto. Alfonso Vinci con Paolino Riva e C. Giumelli salirono il Castello delle Nevére (Moiazza) parete Ovest, m. 900, VI grado – tempo effettivo impiegato 19 ore, un bivacco, chiodi 32.
La via fu ripetuta dodici anni più tardi (1948) dai cortinesi: Lino Lacedelli, Luigi Ghedina e Bruno Menardi che la salirono senza bivacco valutandola V+.
1937 – militare, allievo ufficiale, alla Scuola Alpina ad Aosta.
1938 - 11 luglio. Alfonso Vinci con Paolino Riva salgono il Pizzo Ligoncio (Masino) parete Ovest-Nordovest, 700 m. Tempo impiegato12 ore, 40 chiodi – VI° grado. L’attacco originale, che comporta difficoltà estreme (70 m. 30 chiodi) viene aggirato sulla destra con variante meno diretta ma più facile. La via, considerata tuttora una classica, è valutata V grado e A1.
1938 - 15 luglio. Alfonso Vinci con Paolino Riva vincono la Punta Milano (Masino) parete Ovest, 200 m. VI grado – chiodi 25 di cui18 per il superamento di una placca strapiombante di 25 m. – ore 8/10.
La via fu ripetuta nel 1955 da Pier Luigi Bernasconi e Vittorio Meroni di Como che la classificarono V e A1.
1939 - 15/16 luglio. Alfonso Vinci con Elia Bernasconi affrontano e vincono l’Agnèr alle Pale di San Martino, parete Nordovest, oltre 1300 m. di dislivello, 40 chiodi e un bivacco in parete ed uno in vetta. L’intera ascensione fu effettuata sotto un persistente maltempo.Fu classificata VI+. Ora: V e VI con tratti in artificiale.
Alfonso Vinci con Gianelia Bernasconi in quel periodo figurano fra i migliori
esponenti di scuola lombarda uscita dal naturale vivaio delle Grigne che
ha dato prova di sé in tutte le Alpi e fuori di esse. I due alpinisti
restarono in parete due giorni e due notti, subendo una paurosa bufera,
tracciando un itinerario di estrema difficoltà ancor oggi poco ripetuto.
Purtroppo la vittoria fu costernata da un incidente dovuto al maltempo che costò la vita ad un altro alpinista: Arno Barbesino. La salita alla parete Ovest dell’Agnèr fu il capolavoro di Alfonso Vinci.
Alfonso Vinci e Elia Bernasconi meritarono per questa grande ascensione le medaglie d’oro e d’argento al valore atletico. (itinerario che vedrà i primi ripetitori dopo ben 40 anni!).
1939 – 16 agosto. Alfonso Vinci con Elia Bernasconi e Paolino Riva salirono per primi il Pizzo Cengalo cresta Sud-Sudovest - Punta Angela aprendo così lo splendido Spigolo Vinci. 350 m. chiodi 40 – VI grado – 8 ore, valutata V e V+. Arrampicata bellissima considerata a ragione una classica, Può essere superata interamente in arrampicata libera.
1939 – 18 agosto - Punta Sertori parete Est, con Paolino Riva e Elia Bernasconi, m 200, 25 chiodi, VI grado. La salita ora classificata V e V+, è considerata interessante sia per la difficoltà di alcuni passaggi che per le caratteristiche generali, indubbiamente innovatrici al tempo della sua realizzazione.
1940 - Alfonso Vinci ed Elia Bernasconi furono ammessi al CAAI.
Presto Alfonso Vinci fu chiamato alle armi quale ufficiale di complemento.
1943 – settembre. Dopo l’armistizio, raggiunse la Valtellina ed entrò a far parte, col nome di Bill, della 40° Brigata Garibaldi ricoprendo presto posizioni di comando.
1944 – autunno. Alfonso Vinci fu costretto a rifugiarsi in Svizzera con i suoi partigiani per sfuggire ai rastrellamenti.
1945 - marzo Alfonso Vinci ritornò in Valmalenco e partecipò agli ultimi scontri in Valtellina.
Dopo il 25 aprile raggiunse Como dove, come comandante partigiano, tentò di impadronirsi della città disarmando cinquanta carabinieri.
Poiché la guerra era già terminata venne arrestato e tradotto in carcere.
Dopo poco più di un mese fu rilasciato e presto lasciò l’Italia per il Sud America.