Manfred Stuffer nasce ad Ortisei, dove tuttora risiede. Dopo le scuole dell’obbligo studia psicologia ad Innsbruck. Nel contempo si interessa all’arrampicata, frequentando un corso di roccia della «Lia da Mont de Gherdeina» (C.A.I. e Alpenverein) facendo esperienze in zona attraverso la ripetizione di molte vie classiche. Inizia quindi ad acquistare sicurezza aprendo dal basso corti ma durissimi itinerari, con difficoltà da falesia. Lascia intendere di voler seguire la strada tradizionale dell’alpinismo, come da consuetudine valligiana, invece dopo alcune “prime” nella zona del Sella, nel 1990 si dedica esclusivamente all’arrampicata sportiva. In poco tempo fa grandi progressi e già l’anno dopo conquista il suo primo 8a in una falesia di casa. Il movimento tecnico in sé e la curiosità delle proprie potenzialità negli otto anni successivi, lo portano a visitare tutte le più famose pareti di questa disciplina, in Francia, Spagna, Stati Uniti e sui monti Arapiles in Australia.
Ha un traguardo ambizioso che realizza ad Erto con la ripetizione di Sogni di gloria, 8b+.
Siamo nel 1992 e le doti particolari emergono prepotentemente con delle importanti ripetizioni come Kendo, Il ritorno di Ringo, Maratona, Aikido, Linea Mortale, tanto per citarne alcune.
I primi tiri a vista di 7c+ riescono in Francia e a Ceredo, dove con Apokatastasis arriva all’8a+.
Ma la sua carriera non accenna a declinare e nel 1998 arriva all’apice della preparazione e forma, maturando il primo 8c+ italiano, con Gambit in Austria (Schleierwasserfall), e ancora Reini’s Wides e Underground a Massone (Arco) dello stesso grado di difficoltà.
Manfred Stuffer oramai conosciuto, assieme a Stefan Stuflesser pioniere degli spit sulle pareti nostrane, contribuisce allo sviluppo e alla valorizzazione dell’arrampicata sportiva in Val Gardena.
Contrariamente all’etica di questa disciplina, Manfred Stuffer è affascinato dalle solitarie.
Pretende atleticamente il massimo eliminando totalmente il rischio in falesia, per poi assumere il pieno controllo psicologico in salite solitarie con solo scarpette e magnesio, portando a termine molte vie oltre l’ottavo grado UIIA, anche in prima assoluta come Quo Vadis, Regenbogen, Der Tod und das Mädchen, Plitschka, Addi nella zona del Murfrëit.
Per motivi organizzativi lascia da parte le competizioni sulle prese artificiali e arrampica esclusivamente in roccia.
Nei suoi progetti futuri ci sono stage di allenamenti per arrampicare sempre ai massimi livelli.
Attualmente lavora con entusiasmo come regista di documentari di montagna per la RAI, dividendo il proprio tempo con la professione di Guida Alpina di cui ha appena ottenuto l’abilitazione.
Stefan Stuflesser pioniere degli spit sulle pareti nostrane della Val Gardena con Manfred Stuffer contribuisce allo sviluppo e alla valorizzazione dell’arrampicata sportiva.
Manfred Stuffer, uno tra i migliori arrampicatori sportivi, si dedica all’alpinismo solitario portando a termine, sempre senza autoassicurazione, vie di notevole impegno e difficoltà.
1990 – Sulla parete Nord della Torre Est delle Mëisules, Manfred Stuffer e Harold Schmalzl aggiungono una nuova via, Enes Da Mont, alle già belle vie esistenti. Un percorso di 110 metri con difficoltà massime fino al 6b+ ma con chiodatura rarefatta.
La fine degli Anni Ottanta e l’inizio degli Anni Novanta sono stati gli anni boom dello sviluppo della zona delle Mëisules e di Cansla.
Si è trattato di un’era nella quale è stata data una spinta di carattere tecnico ed “etico” all’alpinismo nel Gruppo del Sella. Sono state in effetti raggiunte alte difficoltà con l’uso limitato di protezioni.
Per Manfred Stuffer, Adam Demetz, Dieter Demetz, Gregor Demetz e Karl Vinatzer, era innanzitutto importante salire dal basso scegliendo la linea più bella (che non doveva però necessariamente essere la più facile). Era inoltre molto importante conoscere le altre linee già esistenti e non disturbarle. Cercarono di lasciare in parete il minor numero di ancoraggi possibile; era importante lasciare una traccia che indicasse la via ai ripetitori, non un’autostrada. Il rischio dava dunque, bisogna ammetterlo, una nota abbastanza forte alle loro ascensioni, il fattore “avventura” era importante per quel tipo di salite. Ed era proprio quest’ultimo fattore che creava una netta distinzione tra le vie a spit del “Traumpfeiler” (Pilastro dei Sogni). Queste ultime sono vie di carattere sportivo protette perfettamente a spit, chiodate dall’alto. Pur essendo anch’esse lunghe, l’etica per loro era diversa.
Manfred Stuffer ricorda che con i compagni partivano sempre con la minor quantità di materiale possibile: “meglio essere leggeri e scalare meglio…proteggendosi meno…”. “Si saliva un tiro di sesto o settimo grado con una sola protezione, perché tanto “non si sarebbe caduti”. Il rischio faceva parte del gioco, anche se spesso non volevamo rendercene conto. Ricorda che, quando ripeté la via Geo (200 metri fino al 6b con 5/6 chiodi di cui 4 di sosta), nel tiro chiave pensai: “la protezione qui è così scarsa che se cado mi faccio molto male…tanto vale che scalo slegato”; ed era con quell’idea che iniziai una lunga serie di ascensioni “Free solo”.
1993 - Manfred Stuffer ripete la via Enes Da Mont sulla parete Nord della Torre Est delle Mëisules e racconta: “Quando la aprii nel 1990, nella sosta dopo il tiro chiave, piantai un chiodo (che ritenevo buonissimo) e lo collegai con un buon friend. Quando Harold Schmalzl mi raggiunse nella sosta egli volle a tutti i costi piantare uno spit: “per i ripetitori”, disse. Io invece non lo volevo, perché avevo già fatto tutto il duro in modo “pulito”, sarebbe stato un peccato. Ma Harold Schmalzl riuscì a convincermi e dopo venti minuti di smartellamenti quella piastrina luccicava fiera dalla Torre del Mëisules. Quando tre anni dopo raggiunsi quella stessa sosta, mi attaccai a quel buonissimo chiodo e collegai l’ancoraggio allo spit. Quando feci il primo movimento per recuperare la corda, ping!, rimasi appeso allo spit, il quale mi salvò la vita”. (Manfred Stuffer).
1999 – A coronamento di questa grande mole di attività giunge al concatenamento in velocità di due impegnative vie della Marmolada e delle Tre Cime di Lavaredo. Festeggia a modo suo il 130° anniversario della prima conquista della Grande di Lavaredo ed il 30° anniversario della prima ascensione della via Messner in Marmolada.
Manfred Stuffer parte alle 5,15 dal rifugio Falier ai piedi della parete Sud della Marmolada e sale senza autoassicurazione la via Vinatzer-Messner (800 metri con difficoltà sino al 7°-) in 3 ore e 30. Quindi scende dal ghiacciaio con l’uso di una slitta, e poi con la sua montain bike raggiunge il rifugio Auronzo, dopo aver risalito i passi Fedaia, Giau e Tre Croci. Un percorso di 75 Km. e 2650 metri di dislivello in salita (il tutto in 4 ore e 30). Non gli resta perciò che portarsi sotto alla parete Nord della Grande di Lavaredo e salire la “classica” via Comici (500 metri sino al 7° grado) in ore 1,30). Arriva in vetta alle 18,40 e finisce la memorabile giornata con la discesa della via Normale.