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Ludwig Normann Neruda - (1864 – 1899)

 

 

Ludwig Normann-Neruda nacque a Stoccolma il 18 Novembre del 1864.

Il padre, Ludwig Normann, svedese, era un famoso compositore e direttore d’orchestra, direttore dell’orchestra reale.

La madre, Vilemina (Wilma) Neruda, che apparteneva ad una famiglia di musicisti di origine ceca, fu una grande violinista – insignita del titolo di Violinist of the Queen Alexandra.

I genitori divorziarono nel 1869 dopo soli cinque anni di vita in comune.

Fino all’età di 16 anni Normann-Neruda visse a Stoccolma, nella casa materna di Brno, e in Inghilterra, dove la madre risiedeva per impegni professionali.

Il giovane ebbe così l’opportunità di apprendere le lingue dei paesi in cui risiedeva.

In seguito imparò anche l’olandese, il francese e l’italiano.

Seguendo le proprie inclinazioni artistiche, frequentò le accademie di pittura di Anversa, Parigi e Londra, dove concluse i suoi studi e fissò la propria residenza.

In seguito si dedicò ad attività commerciali e nel 1892 sposò Mary Peyton, conosciuta sulle Alpi nell’estate del 1891.

Nel 1993 nacque una figlia, alla quale fu dato il nome della nonna: Wilma.

L’anno successivo i Normann-Neruda si trasferirono in Italia stabilendosi ad Asolo.

L’attività alpinistica di Normann-Neruda ebbe inizio quando aveva 22 anni e si sviluppò per alcune stagioni principalmente sulle grandi cime delle Alpi Occidentali.

Tra le imprese più significative emerge la prima salita del Lyskamm Orientale per la parete Nord-Est, con la guida ed amico Christian Klucker (1890).

Allo stesso anno risale l’incontro con le Dolomiti (salita della Cinque Dita, nel gruppo del Sassolungo, da Sud, con Sepp Innerkofler).

L’anno successivo (1891) Normann-Neruda venne nelle Pale dove scalò la Cima Canali, il Sass Maor e la Cima della Madonna.

L’estate del 1892, quella del matrimonio, fu dedicata quasi interamente alle Pale.

Scalò la Pala, la Cima di Val di Roda per una nuova via (attualmente ripetuta solo nel corso della traversata della cresta) e il Campanile omonimo.

Inoltre, e questa era una cosa inaudita per i tempi, senza guide, condusse la moglie sulla Cima Tosa nel gruppo di Brenta.

L’anno successivo 1893, i due si recarono a S. Martino ai primi di giugno e presero alloggio presso l’Albergo Alpino, allora diretto dal sig. Panzer.

Nonostante il cattivo tempo ed una recente malattia, Ludwig ebbe la possibilità di migliorare la propria tecnica di arrampicata e di abituarsi a svolgere il compito di capo-cordata.

Senza guida, i due giovani sposi scalarono il Cimon, (27 VI), il Figlio della Rosetta, il Gusiglio (19 VII) e la Cima Pradidali (12 VII).

Tuttavia l’impresa più bella la compiono con la guida Tavernaro il 16 Luglio del 1893: la prima salita di quella che divenne la Cima Wilma, in onore della bambina di Ludwig e Mary, nata qualche mese prima.

Questa via offre una bella arrampicata e merita di venire percorsa anche attualmente; anche se più spesso viene percorsa nella discesa dalla cima.

Negli anni successivi Normann-Neruda si dedicò al Catinaccio e al Sassolungo, in particolare compiendo la doppia traversata incrociata delle Cinque Dita in un solo giorno.

In quel periodo Normann-Neruda stava progettando una spedizione in Himalaya e tra i membri aveva inserito le guide predilette Christian Klucker e Sepp Innerkofler.

Stava anche lavorando ad una guida alpinistica del Catinaccio, per la quale aveva raccolto abbondante materiale.

Una parte della monografia venne pubblicata sulla “Zeitschrift” del D.O.A.V.

Normann-Neruda fu uno scrittore di montagna molto fecondo e suoi contributi furono pubblicati sulle maggiori riviste di lingua tedesca e sull’Alpine Journal.

Gli articoli più significativi furono raccolti in vo,lumi e pubblicati dalla moglie con il titolo “The Climbs of Normann-Neruda” nel 1899, anno della morte.

Particolarmente significativo è un articolo pubblicato sulla rivista del D.O.A.V. nel 1895, con il titolo “La Punta delle Cinque Dita come montagna alla moda” nel quale espone lucidamente i nuovi canoni di ispirazione che si andavano diffondendo tra gli alpinisti, le nuove “regole del gioco”: < Non ha nessuna importanza se la cima sia la più alta o la più bassa del gruppo, se consenta di vedere un bel panorama o no, la solo caratteristica richiesta è che presenti grandi difficoltà. Perfino una semplice torre diventerà oggetto di desiderio da parte degli alpinisti a condizioni che il primo salitore la descriva come straordinariamente difficile, molto più difficile di ogni altro monte alla moda. Con l’attrazione irresistibile della calamita attirerà gli arrampicatori, dapprima esclusivamente quelli che sono in grado di superare le difficoltà e poi, via via, ogni specie di alpinisti e nessuno che tenga alla propria reputazione potrà evitare di compiere la salita per poter dire di “aver fatto l’ascensione più difficile” della zona. Non solo, per incrementare il suo alone di gloria, si sentirà in obbligo di affermare che le difficoltà sono state sovrastimate. Così avverrà che l’arrampicata “più difficile” diventerà gradualmente “del tutto facile” ed il monte perderà il suo fascino >.

Normann-Neruda fu uno tra i tanti intellettuali che, alla fine del secolo praticarono con passione l’alpinismo.

Fu tra quelli che, con gli scritti e con l’azione si avviarono ad uscire dalla tradizione vittoriana.

Lo fece arrampicando senza guida, talvolta con una donna e anche in solitaria; eleggendo a terreno di gioco le Dolomiti sulle quali l’arte dell’arrampicata aveva raggiunto, a quei tempi, difficoltà immaginabili per le Alpi Occidentali.

I suoi scritti rivelano tuttavia la capacità di guardare con spirito critico alla rivoluzione che in quegli anni si stava compiendo nell’alpinismo, con la comparsa di gentiluomini che non si affidavano ciecamente alla guida, ma che, attraverso un lungo apprendistato, avevano maturato capacità alpinistiche tali da consentire loro di portare a termine autonomamente un’ascensione.

Proprio la Punta delle Cinque Dita gli fu fatale.

Cadde il 9 Settembre del 1899 mentre guidava la moglie e un amico sulla famosa via dei Camini Schmitt che aveva più volte percorso.

Fu sepolto nel cimitero di Selva di Val Gardena, dove, purtroppo, la sua tomba non si trova più.