1980 – Entra in scena una delle figure più silenziose e più sbalorditive degli anni ’80: Lorenzo Massarotto. Egli ama definirsi il continuatore delle idee di Ezio Cozzolino. Sale grandi pareti in estate ed in inverno specialmente da solo, usa un modico numero di chiodi e assenza totale di chiodi a pressione.
1980 – Lorenzo Massarotto sale da solo la parete Nord dello Spiz d’Agner e rimane impegnato per 10 ore sulle 24 lunghezze, alcune delle quali estreme, chiodando solo le soste.
1981 – Nasce “La Figlia Del Nagual”, una via creata da Lorenzo Massarotto e Lorenzo Zannini, sulla parete Sud della Terza Pala di San Lucano. La cordata prosegue poi sulla cresta fino al Monte San Lucano attraverso lo Spiz e la Torre di Lagunaz.
1981 – Un capolavoro di bellezza estetica, in arrampicata libera, tra strapiombi che non permettono un’eventuale ritirata è la via Del Cuore sulla parete Nord Est dell’Agner, salita da Sandro Soppelsa con l’onnipresente (in questi luoghi) Lorenzo Massarotto. Usano 13 chiodi intermedi e 25 di sosta.
1981 - Lorenzo Massarotto questa volta nel ruolo di instancabile ripetitore in solitaria di molte impegnative vie di arrampicata, sale la Livanos-Gabriel sulla Cima Su Alto. Si conclude così il ciclo delle grandi solitarie alle vie storiche della Civetta iniziato da Cesare Maestri con la Solleder e proseguito da Reinhold Messner con il diedro Philipp-Flamm.
1983 – Lorenzo Massarotto con Leopoldo Roman sale la parete Nord Est del Sass Maor. I due usano 4 chiodi su difficoltà superiori al 5c.
1983 – Lorenzo Massarotto con Danilo Musson sulla parete Nord Est della Torre Armenia (Pale di San Martino), ovviamente con pochissimi chiodi aprono una nuova via che sale per 750 metri e supera passi di 6b-
In una intervista Lorenzo Massarotto dichiara: «Per il mio alpinismo uso metodi pionieristici, cioè mi rifaccio al sistema secondo il quale uomini come Mathias Rebitsch, Gian Battista Vinatzer, Gino Soldà, Raffaele Carlesso e Riccardo Cassin affrontavano le grandi pareti. Loro non avevano dadi, friends e ricetrasmittenti. E quando dico che in una mia via ho usato soltanto quattro chiodi, non intendo dire che ho usato quattro chiodi, dieci dadi e tre stopper. Intendo dire che ho usato quattro chiodi e basta». Sollecitato poi sul chiodo a pressione da lui tanto odiato risponde: «Sembrava un problema ormai superato e invece i chiodi a pressione stanno tornando a galla. Ho saputo che qualcuno li ha usati di recente per aprire delle nuove vie perfino in Marmolada, dove di itinerari ce ne sono già oltre cinquanta. Non capisco proprio questa mania di forzare la montagna a tutti i costi! Mica ce l’ha ordinato il dottore, di aprire vie nuove! (…) L’alpinismo è per me una questione soggettiva imperniata sul rapporto che ho instaurato con la montagna. Potrei definirlo un mezzo che mi ha aiutato a capire me stesso come anche un gioco che mi ha aperto intimamente nuovi orizzonti. Lo considero però un gioco con delle regole che, anche se non sono scritte in nessun statuto, potrebbero essere conosciute e tacitamente accettate dalla maggior parte degli alpinisti, perché è molto importante rispettare la montagna. Vincere una parete non è lo stesso che violentarla. (…) Per fare veramente il settimo grado, e trovare magari l’ottavo, bisogna saltare al di là di una barriera che si chiama sicurezza. Bisogna mettersi in pari con l’anima. (…) Bisogna che ci siano delle spinte interiori che giustifichino il rischio al quale si va incontro. Montagna come mezzo e non come attrezzo».
1987 - Lorenzo Massarotto, che come abbiamo visto raccoglie il testimone lasciato dai grandi alpinisti che lo hanno preceduto, diviene il più degno e fecondo continuatore della severa tradizione classica.
Firma in quell’anno, con Giovanni Rebeschini, una via nuova sull’immensa parete Nord dell’Agner. Sino al settimo grado (6b-) sono le difficoltà superate per uno sviluppo di 1700 metri. E’ implicito il non utilizzo di chiodi ad espansione.
1991 - Lorenzo Massarotto accompagnato da Leopoldo Roman, apre una via diretta sullo Spiz de la Lastia (Agner). In poco meno di 11 ore, con l’uso di 9 chiodi, sale per 1700 metri a destra della via Detassis-Castiglioni. Un capolavoro di esposizione e verticalità. Leopoldo Roman racconta: «L’ottavo tiro sulla destra del libro aperto, nella massima esposizione e verticalità, è stato il capolavoro di Lorenzo Massarotto. Lui lo ha definito uno dei tiri in libera più difficili che abbia mai fatto, se non addirittura il più duro. E poiché il suo curriculum (vie nuove sulla Nord dell’Agner, sulla Nord dello Spiz Nord, sullo spigolo Ovest dello Spiz Piccol, sulla Seconda e Terza Pala di San Lucano, in Moiazza; solitarie all’Ideale in Marmolada, all’Aste in Civetta, Cassin e Carleso sulla Torre Trieste, Cozzolino allo Spiz Nord, Navata sulla Rocchetta di Bosconero, tanto per citarne alcune fra le più significative) è di tutto rispetto, c’è da crederci veramente. Una placca di 45 metri, panciuta e strapiombante, solcata da minime fessurine e rugosità: il tutto in libera e con l’impiego di sei chiodi intermedi di sicurezza. Nell’aereo punto di sosta alla fine di quel tiro di corda ci chiedemmo perché tanta febbre per le montagne della California e tanto abbandono per queste placche stellari, che offrono ancora così tante possibilità. “E’ lo stato primitivo di questi luoghi che me li ha fatti scegliere come mio luogo preferito per arrampicare” disse Lorenzo Massarotto».
1997 – Con le innumerevoli cartine e guide topografiche, con ampie ed abbondanti strade, con la conoscenza precisa dei monti, l’alpinismo necessariamente sposta il suo interesse dall’avventura al divertimento. Tranne per pochi, e poche “mountain wilderness”.
Tra questi troviamo Lorenzo Massarotto realizzatore di un itinerario con difficoltà di 6° grado e (1 passaggio di 7a) sulla Seconda Pala di San Lucano con uno sviluppo di 2150 metri. La via denominata Dolce Dormire è aperta con il solito parco utilizzo di chiodi (esattamente 4) e con 3 bivacchi. I suoi compagni sono Paolo Benvenuti e Gian Luca Bellin.