1906 - 11 agosto. Uno dei migliori scalatori Franz Lochmatter di St. Nikolaus, allora solo diciannovenne, guidò la prima ascensione della parete Sudovest del Täschhorn (4490 m.). Questa scalata si tramutò in una delle più epiche avventure della storia dell’alpinismo. Vi furono coinvolti il fratello di Franz, Josef, e il loro cliente abituale Valentine John Eustace Ryan – uno dei team guida/cliente di maggior successo di tutti i tempi. Gli altri componenti della comitiva erano il trentenne Geoffrey Winthrop Young, il più vecchio del gruppo, e Josef Knubel, un team altrettanto famoso. Fu Geoffrey Winthrop Young a suggerire la scalata e lui la descrisse con tipica erudizione in un memorabile capitolo del suo libro On High Hills.
I cinque scalatori, in ottima forma e molto decisi, fin dall’inizio si ritrovano tutti quanti impegnati su una via inaspettatamente pericolosa, che offriva poche possibilità di assicurarsi in modo affidabile: «Guardai giù e osservai il prolungamento mortale del precipizio che scendeva con le sue cornicette strette e innevate, sporgenti una sull’altra…e mi resi conto in un lampo di cosa doveva significare ripetere questa via in discesa. Da ore…arrampicavamo consapevoli dei rischi che ognuno di noi stava correndo…lo scivolone di uno di noi avrebbe messo in pericolo tutti gli altri».
Continuarono sempre più impegnati su terreno misto friabile e senza protezione, finché proprio sotto la cima, mentre turbini di neve battevano le loro facce si trovarono di fronte a un enorme balzo roccioso. Legate insieme le corde, Franz Lochmatter affrontò per primo l’ostacolo con uno sforzo sovrumano, seguì Josef Lochmatter e poi, sia Valentine Ryan che Geoffrey Winthrop Young, cercando di seguire, fecero un volo a pendolo e solo con le manovre più disperate riuscirono a raggiungere le due guide. Infine Josef Knubel seguì il balzo roccioso trasportando tre sacchi e diverse piccozze. Sulla cima Young chiese a Lochmatter: « Franz, hai mai fatto qualcosa di più difficile?». «No» disse pensoso «Più di così è impossibile».