Gli ultimi vent’anni dell’Ottocento sulle Grigne sono dominati dalla figura di «Angiulin», al secolo Angelo Locatelli di Ballabio, la prima guida del gruppo.
Fu lui a condurre per creste e canaloni gli arrampicatori milanesi lanciati nell’esplorazione di questa plaga nondum cognita miracolosamente sopravvissuta a due passi dalla città.
Erano gli anni in cui si facevano strada tra gli scalatori un nuovo atteggiamento sportivo, che avrebbe presto condotto alla fondazione del G. L. A. S. G., Gruppo Lombardo Alpinisti Senza Guide («Senza Giudizio» correggevano i benpensanti), il cui ricordo è consegnato a un’aerea bocchetta della Grigna Meridionale che si incontra lungo la via della Cresta Sinigaglia.
Angiulin doveva essere un povero diavolo che, scoperta una sua gattesca attitudine alla scalata, si industriava come poteva per campare. L’intraprendenza delle grandi guide di Chamonix e Zermatt non era immaginabile in Valsassina. Ma lo schema entro cui i messieurs collocavano il montanaro di Ballabio era quello ormai collaudato di guida-cliente.
Angiulin insieme a Giorgio Sinigaglia, percorsero la cresta che reca il nome di questo pioniere dell’alpinismo lombardo, autore di varie salite anche invernali in Valle Grosina e sui monti dell’Alto Lario, che sarebbe morto di tifo a soli ventitré anni.
Mentre con Carlo Porta, nipote del famoso poeta dialettale, vincerà il canalone oggi noto come Canalone Porta.
1894 - Con Democrito Prina e Edoardo Banda, Angiulin face parte della comitiva che per prima raggiunse la vetta della più arcigna Grigna Meridionale, da qualche anno al centro dei tentativi dei migliori alpinisti lombardi. Passarono dalla selvaggia Val Scarrettone. Furono quei passaggi di vera arrampicata su roccia a entusiasmare Edoardo Banda, che ne fu talmente entusiasta al punto da ripetere da solo la scalata il 10 agosto.
1897 – Comunque non stupiscono le riserve espresse da Giorgio Sinigaglia su Angelo Locatelli “Angiulin” su quell’uomo, che pure fu alla testa di tutte le più temerarie ascensioni portate a termine in Grigna a cavallo del secolo: «E’ un ottimo arrampicatore di roccia, ma le manca quell’iniziativa, quel sacro fuoco, insomma, che dovrebbe spingerlo a studiare le montagne del suo gruppo, relativamente minuscolo, scrutarne e tentarne gli accessi.».