1973 – Sulla Marmolada d’Ombretta, Igor Koller, Marian Marek, Miro Ondras e Pavel Tarabek aprono una via molto impegnativa Slovakia di 750 metri con passaggi di 5b e A3.
1975 – 1 e 2 agosto. I fortissimi Andrej Bellica e Igor Koller sul Pizzo Badile superano brillantemente la rettilinea fessura parallela a sinistra della via degli Inglesi.
I tempi sono armai in fase di cambiamento; lo dimostrano le elevate difficoltà in arrampicata libera e la scarsezza di settori in artificiale. Aprono la via Dei Cechi, una bellissima linea il cui unico neo consiste nella necessaria salita (o discesa) del canalone del Cengalo che oltre richiedere piccozza e ramponi, a stagione avanzata è piuttosto pericoloso causa la caduta di pietre.
1978 - 20 agosto Igor Koller con Stanilav Silhàn compiono un autentico capolavoro d’arrampicata libera Nord est del Badile, trovando una linea di salita che incrocia la Cassin a circa metà altezza, per poi uscire sullo Spigolo Nord non molto sotto la vetta. La via Dei Fiori è un itinerario molto impegnativo in arrampicata libera, con tratti in aderenza che i primi salitori valutarono V+, ma che, sicuramente, sono ben più duri. Qualche passo in artificiale si trova solo nella parte iniziale caratterizzata dal superamento di alcuni tetti. La via conta diverse ripetizioni e si avvia a diventare una grande classica, ma l’itinerario richiede anche molta esperienza a causa di qualche difficoltà d’orientamento nella parte superiore.
1978 - 22 agosto. Igor Koller con Stanilav Silhàn tornano sulla Nord est del Badile attratti dalla possibilità di aprire una nuova via a destra della Cassin, seguendo l’improbabile direttrice di una striscia di rocce più chiare che solca verticalmente la muraglia e aprono la via Linea Bianca. La via è oggi una delle grandi classiche della parete e conta diverse ripetizioni.
1981 – La via Attraverso Il Pesce (Weg durch den Fisch) della parete Sud della Marmolada è l’evento dell’anno: i due cecoslovacchi Igor Koller e Jndrich Šustr (diciassettenne) passano in tre giorni dove Heinz Mariacher aveva tentato salire le immani placche tra la via dell’Ideale e la Conforto ed era sceso per non far uso di mezzi artificiali.
Quello di Igor Koller e Jndrich Šustr è un capolavoro di tecnica e di audacia, attaccano la zona più inaccessibile e in tre giorni di sforzi riescono a concludere la salita superando, a metà parete, una grande placca di trecento metri. Un vero salto nel futuro ottenuto con mezzi ridottissimi: un mazzo di chiodi da levare e ripiantare, alcuni friend e stopper, due piccoli ganci metallici. E comunque senza l’uso dei chiodi a pressione, i famosi spit che su un calcare compatissimo e avaro di appigli avrebbero fatto piuttosto comodo.
Caratteristiche di questa via sono l’irrinunciabile, difficilissima arrampicata libera obbligatoria, lontane, irrisorie protezioni, psicopassaggi su gancetti al limite della tenuta (dove la protezione cioè è più che altro psicologica), e infine una grande nicchia a forma di balena che rompe la continuità della placca: unico luogo dove poter bivaccare.
I cecoslovacchi hanno una tradizione culturale diversa e non hanno di questi problemi. Passano con l’uso di 25 chiodi intermedi, 15 chiodi di progressione artificiale, 40 chiodi di sosta, e con l’uso di nuts, friends, sky-hooks e cliff-hangers. Pur con l’uso di tutta questa tecnologia, dimostrando che non è necessario ricorrere sempre al perforatore, la via rimane estremamente severa. I 900 metri di parete sono un susseguirsi di passaggi di 6b, tiri continui sul 6b-, passaggi in artificiale di A0 e A1 su ancorette. In quanto aperta con l’uso dei mezzi artificiali, la via subisce il giudizio negativo dei puristi, e viene per il momento archiviata. «Ormai tutti lo chiamano “Pesce” per quella caratteristica nicchia, in centro alla placca, dalla forma rassomigliante a una balena: passaggio obbligato e anche unico cenno di cedimento in un impressionante piatto oceano grigio. (…) Questo tracciato sarebbe probabilmente percorribile in esclusiva arrampicata libera, su difficoltà naturalmente superiori all’8° grado, ma la scarsissima presenza di chiodi in parete impedisce per il momento ogni tentativo in questo senso, almeno da parte di un capocordata». (Maurizio Giordani).
Scriverà Heinz Mariacher su Alp: «…c’è un passaggio in libera eccezionalmente difficile (VII+) con un chiodo molto cattivo come unica sicurezza lontano sette metri, tanto che viene da pensare che Jndrich Sustr, di appena diciassette anni, non fosse del tutto a posto quando è passato per primo».
1985 –Igor Koller ritorna in Marmolada e, con Emil Horniacek e Peter Ondrejovic, salgono la via Italia. E’ una variante del tutto in libera al “suo Pesce” Aiutati da tre soli ancoraggi per la progressione artificiale superano passaggi di 6b.
1991 - Igor Koller è ancora protagonista sulla Marmolada con Peter Ondrejovic, tentano una via a destra dell’ormai classica via Attraverso il Pesce. Il tentativo non riesce del tutto, in quanto fermati da placche difficilissime, non riescono ad arrivare alla cengia mediana della parete Sud. Decidono così che la via termina lì, affiancando su questa parete canoni di arrampicata sportiva a quelli dell’alpinismo. La via chiamata Fram vede l’uso di qualche spit, ma sono comunque presenti lunghi tratti improteggibili mai sotto all’8° grado.
1991 - Igor Koller apre un altro itinerario sulla Marmolada, la via Gorbi (6c+). Usa spit ma anche nuts e friends, tanto che la via si situa tra l’alpinismo classico e l’arrampicata sportiva.
Le valutazioni delle difficoltà, che per un certo periodo della storia dell’alpinismo non erano fondamentali se non in relazione al numero di chiodi usati, oggi sono centro e motivazioni di qualsiasi nuova realizzazione o ripetizione.
1998 - Igor Koller e Miro Piala sulla parte più strapiombante dell’immensa parete Sud della Marmolada aprono la via Amico Feo, della quale solo i primi tre tiri sono rotpunkt mentre gli altri sono da “mettere insieme”. « Nel 1992 il cinquantatreenne roveretano Graziano Maffei “Feo”, aveva fatto in questa sezione di Sud, insieme a Franco Filippi, una via impressionante: L’Ultima Foglia Gialla dell’Autunno, dedicata a Papa Luciani. “Feo” la finì dopo molti tentativi, con una linea molto diretta e molti tratti di A3 e A4. Noi abbiamo cercato una linea vicina a quella, con l’idea di tirare la libera e abbiamo cominciato nel 1996 con Miro Dvortsak, due tiri e mezzo su roccia incredibile, libera e sky-hooks per mettere pochi spit, 7a+, forse 7b con molte cadute, più di quante ne abbia fatte in 25 anni di Marmolada… Il 1997 non è stato un anno buono, problemi fisici e solo un tiro in più con Miro Piala, mentre1998 è andata meglio, anche se il tratto dove la via incrocia quella di Graziano Maffei “Feo” non è su buona roccia. Il resto l’abbiamo finito in 7 giorni di lavoro con l’aiuto anche di Peter Machaj. Il nostro stile non è stato il massimo, abbiamo usato parecchie corde fisse, d’altronde ci sembrava ridicolo bivaccare a 150 metri da terra, mentre negli ultimi giorni ogni pomeriggio pioveva a dirotto, ma l’acqua scendeva lontano da noi, che scalavamo nell’unico tratto strapiombante(anche di 5-6 metri ogni 20). Noi speriamo sia possibile fare la via in libera, ma i due tiri in artificiale saranno almeno 8b. Abbiamo dedicato la via a Graziano Maffei “Feo”, morto nel 1994 in discesa sulla Nord, una delle persone più amichevoli e umane che abbiamo mai incontrato sulle montagne». (Igor Koller).