Il fuoriclasse Franček Knez ha vissuto sulla propria pelle tutta l’evoluzione, dall’”insuccesso” in grande stile sul Lhotse nel 1980 – un’incredibile prova di volontà per lui e Vanja Matijevec, disperatamente soli verso la cima, - alle solitarie alpine in velocità (Eigerwand in sei ore), alle scalate estreme su granito e su calcare (Petit Dru, Patagonia, Baltoro, Garhwal, Lavaredo).
E’ stato uno dei massimi alpinisti mondiali del decennio, ma il suo nome non ha quasi varcato le frontiere nazionali, confuso nell’anonimato del collettivo jugoslavo.
Conosciutissimo in Slovenia, ma spiantato finanziariamente, ha vissuto per anni in modo autarchico, costruendosi il materiale da scalata e ricorrendo a mezzi di fortuna per viaggiare e per arrampicare.
Scriveva Piero Spirito nel 1984: “Ma ciò che colpisce di più, al di là della sua levatura come alpinista, è il suo stile di vita, un modus vivendi dettato da necessità contingenti e non frutto di libera scelta, un rapporto con la montagna vissuto con tanta passione e tanto sacrificio, quasi con fanatismo”. (Rivista della Montagna n. 64).
1980 - Franček Knez e Vanja Matijevec, realizzano due successi di assoluto rilievo: la parete Sud del Lhotse fino a 8250 metri di quota, ma sono costretti ad aggirare il muro terminale.
E la parete Sud del Dhaulagiri, con una tenda incendiata sulla cresta e quindici giorni di sofferenze incredibili.
1982 - Nell’estate lo sloveno Franček Knez sale la Nord dell’Eiger in 6 ore (300 metri all’ora).
La Patagonia è stata ricca di soddisfazioni.
Dopo il difficile diedro Nord-est del Fitz Roy (1983), nel gennaio del 1986 - Franček Knez ha partecipato all’apertura della grande via jugoslava sulla parete Est del Cerro Torre, con Silvo Karo, Janez Jeglic, Fistravec, Kozjek e Podgornik.
L’itinerario, classificato EX e attrezzato per 31 lunghezze con corde fisse fino alla congiunzione con la via del Compressore, è soggetto a forti pericoli oggettivi e ha richiesto ben 35 giorni di sforzi, tra una bufera e l’altra, con soli 14 giorni di tempo clemente.
Ma nello stesso anno (1986) - Franček Knez è di nuovo in Patagonia per affrontare i 950 metri della parete Sud-est della Torre Egger. I primi 550 metri vengono faticosamente risolti in stile himalayano, ma poi la mancanza di materiale costringe Franček Knez, Silvo Karo e Janez Jeglic a continuare leggeri, tentando l’azzardo di raggiungere la vetta e scendere in un colpo solo. Ci riescono arrampicando dalle 3 del mattino alle 8 di sera del 7 dicembre, su difficoltà di VII+, A3 e ghiaccio verticale. Ritornano al bivacco con una rocambolesca e fortunosa discesa notturna, alla luce delle pile frontali.
1986 – Franĉek Knez e M. Freser in Marmolada, creano la via Venere, sono 800 metri con passaggi di 6c+.
1987 - Nella stagione caratterizzata dal maltempo Franček Knez opera sulle Torri di Trango e supera la Torre Innominata lungo i 1250 metri della parete Sud-est e Franček Knez si permette di arrampicare in libera, su difficoltà estreme, esclusi gli ultimi 200metri martoriati dal gelo.
In seguito, tra il 1987 e il 1989, Franček Knez, ha realizzato un trittico che vale una carriera.
Prima la via estrema sulla Torre Innominata di Trango (1250 metri), dove gli illustri ripetitori Gullich e Albert attestarono difficoltà di VIII grado.
1988 - Franček Knez, torna in Himalaya con Andreja Hrastnik e Martin Hrastnik e sale due vie sulla grande parete Est de Meru Nord: 1200 metri di sviluppo e difficoltà di VII grado per la prima, 1000 metri e VIII grado per la seconda.
1989 - Si avventura ancora con Martin Hrastnik sulla pericolosa parete Sud-ovest del Bhagirathi II: 600 metri, VIII grado superiore non confermato, con permanente caduta di pietre. L’itinerario viene battezzato, appunto, Rolling stones.
1990 – Sono ancora gli alpinisti dell’Est, questa volta sloveni, a tenere banco.
Il formidabile sloveno Franček Knez nell’estate si dedica alle Tre Cime di Lavaredo, dove inventa la via Killer sulla parete Sud-est della Cima Piccolissima di Lavaredo con Dani Tič e Andreja e Martin Hrastnik. Le difficoltà sono di VIII+.
1990 – Segue la via Zlata zajeda, sulla parete Sud della Cima Piccola di Lavaredo ad opera di Franček Knez e Martin Hrastnik, (VII+).
1990 –Ed ancora, sulla Nord della Cima Grande di Lavaredo nuovamente Francek Knez e Martin Hrastnik, aprono Moce misli (Vigore della mente), a sinistra dello storico itinerario di Comici. (con tratti di 20 metri superati senza possibilità di protezione!). Le difficoltà sono IX - della scala UIAA, sembrano rappresentare il massimo realizzabile con stile tradizionale, senza forare la roccia.
1993 - L’Annapurna gli è quasi fatale: Franček Knez in compagnia di Slavko Svetičič è impegnato sulla parete Sud , là dove è morto Pierre Béghin, quando una valanga li trascina entrambi nell’abisso. Si salvano per miracolo, ma con gravi conseguenze.