Heinrich Harrer ebbe una vita avventurosa e straordinaria, che lo portò in seguito a vagare per anni nelle valli del Tibet e poi a scoprire tra le foreste della Nuova Guinea alcune tribù di aborigeni ancora sconosciute.
1938 - Fu l’anno del successo della Nord dell’Eiger, ad un gruppo austro-tedesco, diviso in due cordate, che però agirono poi in unione fino alla vetta. Da un lato abbiamo gli austriaci Fritz Kasparek e Heinrich Harrer, uomini ancora della vecchia scuola, infatti, dotati di attrezzatura un po’ sommaria e rudimentale: Harrer era fornito solamente di scarponi chiodati, mentre Kasparek poteva disporre di ramponi a dieci punte.
La cordata dei tedeschi era sicuramente più forte e preparata sia sul piano tecnico che su quello psicologico. Poteva contare su un uomo come Anderl Heckmair, dotato di una tenacia, di una determinazione e di una resistenza fisica e morale quasi leggendarie e va ricordato che Ludwig Vorg aveva già tentato nel 1936 la stessa parete.
Non per nulla durante la prima salita all’Eiger, fu proprio Heckmair ad assumere il comando del gruppo e lo conservò fino in vetta, dimostrando più volte di possedere doti fisiche e psichiche assolutamente fuori del normale.
Lo stesso Ludwig Harrer ebbe a dire: «…guardai giù lungo la nostra interminabile fila di gradini e vidi la Nuova Era che sopraggiungeva a velocità sbalorditiva. Due uomini “correvano”, non scalavano lungo il nevaio verso di noi. Era sorprendente pensare che, attaccando quel mattino, avevano potuto fare già tutto quel cammino; erano di certo i migliori canditati all’Eiger. Si trattava di Anderl Heckmair e Ludwig Vorg attrezzati con ramponi a dodici punte: improvvisamente mi sentii vecchio e sorpassato…».