UN INCONTRO MEMORABILE
Da: La rivista del Club Alpino Italiano
Luglio-Agosto 2003 - pag. 14/15.
di: Teresio Valsesia
“E’ buio sul ghiacciaio”, di Hermann Buhl, prima edizione (1961) della Società Editrice Internazionale, con la traduzione di Irene Affentranger. Il capitolo “Parete Nord-Est del Badile”, pagina 184.
“Alle 7 di sera giungo al Rifugio Sciora. Vi si trovano solo due persone: oltre al custode c’è un altro ospite, un milanese. Prudentemente taccio del mio progetto e alle loro domande rispondo che ho intenzione di scalare lo Spigolo del Badile. Ma questo ai due sembra già inconcepibile. Osservano: “La prima da solo?” Se mai sapessero…”.
L’alpinista milanese era Oliviero Elli, il cui diario, preciso e analitico, dedica venti pagine a questo stesso wek end.
Il suo titolo è evidentemente diverso: “Ascensione solitaria alla parete Nord Nord-Ovest del Pizzo Cengalo frustrata dal maltempo”. La data: 5-6-7-8 luglio 1952.
Oliviero Elli ha già compiuto diverse importanti ascensioni in Grigna, sulle Retiche e sul Rosa, fra cui la prima solitaria della parete Est del Colle Zumstein, che a Macugnaga e ad Alagna chiamano “Colle del Papa” perché la prima traversata, nel 1889, porta la firma di Achille Ratti, che divenne Papa Pio XI.
Nel 1953 Oliviero Elli ha fatto anche la prima invernale sulla Est del Rosa con Emilio Amoroso.
Ma ritorniamo al tramonto di quel 5 Luglio 1952, alla Capanna Sciora, dove l’alpinista milanese era arrivato partendo in treno, alle 6.55, da Milano, per Chiavenna e poi in corriera per Castasegna e Bondo.
“Mentre riordino i miei effetti – scrive Oliviero Elli – arriva un altro alpinista solitario. Parla tedesco e dice di voler fare lo Spigolo Nord del Badile da solo. Credendolo uno svizzero, strabilio e non so cosa pensare. Solo quando mi dice di essere di Innsbruck, tutto si fa chiaro e a bruciapelo gli chiedo: “Buhl o Rainer?”. “Buhl!”. Dunque mi trovo davanti all’alpinista austriaco che anche dai più forti sestogradisti è ritenuto un fuoriclasse!”.
I due fanno subito amicizia anche perché Elli parla perfettamente il tedesco.
Buhl racconta di essere venuto da Innsbruck a Promontogno in bicicletta (140 Km!), di avere l’intenzione di fare lo Spigolo del Badile in salita e discesa, e di ritornare a casa sempre in bicicletta per riprendere il lavoro lunedì.
“Apprendendo la mia intenzione di fare da solo la Nord del Cengalo, dopo un attimo di riflessione mi spara la sua proposta che è come un fulmine a ciel sereno: “Andiamo insieme a fare la Nord-Est del Badile!”. Non oso credere alle mie orecchie e per un attimo temo di avere frainteso. Ma la proposta è quella e già mi vedo alle prese con la terribile via Cassin. No. Non è possibile…e il sogno è di breve durata. Faccio notare a Buhl che non sono all’altezza di una simile impresa e che d’altronde anche la nostra attrezzatura è inadeguata (abbiamo dieci chiodi in due, pochi cordini, una manila da 30 e una “otto” pure da 30 metri). Buhl insiste ma finisce per convincersi, prende il libro dei visitatori, vi scrive il proprio nome e “Badile-Nordkante”, e se ne va a dormire. Poco dopo lo seguo anch’io”.
L’indomani è domenica. Elli si sveglia verso le 5.30. Buhl è partito da tempo e il custode gli offre il binocolo affinché ne possa seguire l’arrampicata lungo lo spigolo. Poi parte per una ricognizione sul Cengalo. E ripetutamente cerca di individuare Buhl, mai pensando di cercarlo sulla parete.
Dopo aver risalito la prima parte della Nord-Nord-Ovest del Cengalo, Elli rientra al rifugio a mezzogiorno incontrando un gruppo del CAI di Chiavenna. Il custode gli comunica di non avere più visto Buhl. Anche lui binocola gran parte del pomeriggio. Invano. “Che ne sarà di Buhl?”.
Le pagine del grande alpinista tirolese sulla solitaria alla Nord-Est del Badile sono tra le più note della letteratura alpina.
Svegliandosi in ritardo rispetto al previsto, alle 6 è all’attacco della parete e alle 10,30 sulla vetta, accolto da “una schiera di giovani italiani” salita dalla Normale, che esprimono “entusiasmo e stupore”. Si presentano: Mauri, Ratti…
“A questo punto – scrive Buhl – tendo l’orecchio. Questi nomi mi suonano familiari, appartengono all’élite dell’alpinismo italiano. Esprimono la loro approvazione con tutta la foga del temperamento meridionale. Le parole “grande impresa” corrono sulle loro labbra. La nostra conversazione è molto amichevole. Un’ora dura il colloquio in sì piacevole compagnia mentre a mala pena il tempo di godermi lo stupendo panorama. Ci giunge alle orecchie un suono di campane: è mezzogiorno. I miei nuovi amici vogliono assolutamente condurmi con loro fino a Lecco, ma debbo spiegare che in ogni caso sono costretto a ridiscendere a Promontogno ove ho lasciato la bicicletta. Inoltre domani mattina ho da essere di ritorno a Innsbruck. Il commiato è affettuoso. Gli amici di Lecco scendono verso sud mentre il mio cammino porta a nord, lungo lo spigolo del Badile fino all’attacco della parete”.
Anche l’epilogo dell’exploit di Buhl è noto. Alle 8 di sera è sul Maloja. Poi altri 140 chilometri di “stradone”. Alle 2 passa la frontiera fra la Svizzera e l’Austria “continuando a pedalare come in sogno”. Poi, alle 4,30, la caduta nell’Inn, dove si risveglia afferrando in extremis la bicicletta e il sacco che fuggivano con la corrente. Prosegue con la bici in spalla fino a quando una corriera lo porta a Landeck e a casa per il lavoro. Tutto a posto, salvo un piccolo raffreddore.