Mauro Corona – (
1978 – Da tempo un valligiano di nome Mauro Corona arrampica sulle falesie vicino al paese dove vive e dove scolpisce il legno: Erto.
Queste “personali falesie”, lontane dai riflettori, dai frastuoni e dalle confusioni del mondo alpinistico, non sono ancora delle mete agognate.
Ed infatti Mauro Corona un bel dì, nel vedere un giovane ragazzotto che arrampica sulla “sua” falesia, accorre e lo apostrofa dicendo: «Guarda che se mi rubi i chiodi…!». Il ragazzotto si rivela essere Maurizio Dall’Olmo che di rubar chiodi non si sogna neppure. Anzi, sarà il primo a portare gli spit dando così inizio all’Era moderna.
Ad Erto quindi cominciano a “spittare”, e lo fanno dal basso. Per il momento nessuno è sfiorato dall’idea che abbia senso farlo in altro modo.
1981 - Mauro Corona si reca in visita alla falesia del Totoga. La vede Maurizio Zanolla “Manolo” chiodare dall’alto. Capisce che le cose stanno cambiando. Sorgono inevitabili discussioni, ad esempio con Soro Dorotei, circa “l’eticità” di un simile sistema di chiodatura, prima che in modo naturale prenda piede.
Anche ad Erto, così come in tutta Europa imparano a distanziare opportunamente le soste e a chiodare regolarmente. Ma inconsciamente iniziano a sottovalutare sistematicamente le difficoltà che gradualmente riescono a superare. Questo fino a quando i grandi “free climbers itineranti”, approdano anche su questa falesia, dimostreranno a Mauro Corona e compagni (sempre che ce ne fosse stato bisogno) che anche qui le difficoltà sono decisamente notevoli, ed al passo coi tempi
Nel 1981 la falesia di Erto conta 180 tiri (più 100 più facili) assicurati con qualcosa come 3.000 spit.